Coronavirus, una regione dell'Australia va in lockdown per colpa di un pizzaiolo

Un dipendente di una pizzeria australiana, dopo aver contratto il virus, ha detto una grave bugia alle autorità, scatenando il panico

pizzaiolo al lavoro (repertorio)

pizzaiolo al lavoro (repertorio)

Mercoledì scorso lo stato del South Australia, nella parte centro-meridionale del paese, ha imposto un lockdown dopo aver rilevato i primi casi interni di Coronavirus da aprile. Ma le restrizioni si sarebbero potute evitare, se un cittadino irresponsabile non avesse mentito alle autorità.

Una bugia ed è il caos 

Come riportano il Guardian e la BBC, un anonimo cittadino, una volta scoperta la sua positività al Coronavirus, ha dovuto ricostruire i suoi spostamenti e ha dichiarato di essersi recato in un ristorante di Woodville solo per prendere una pizza d’asporto. Proprio in quel locale, pochi giorni prima un addetto alla sicurezza aveva contratto il virus. Le autorità sanitarie sono rimaste sorprese dal fatto che un contatto così sfuggente e poco ravvicinato, quello tra il presunto cliente e l’addetto alla sicurezza, avesse portato al contagio del primo: a quel punto hanno pensato che quel ceppo di virus fosse particolarmente contagioso e hanno imposto un lockdown per qualche giorno. Nel frattempo, però, le indagini sull’identità del cittadino hanno rivelato che non si trattava di un cliente, bensì di un dipendente della pizzeria, e dunque di un contatto stretto della guardia positiva.

Lockdown terminato in anticipo

Falso allarme: nessun ceppo insolitamente contagioso, ma una normale dinamica di contagio. Le autorità, che avevano agito con estrema prudenza, una volta scoperta la verità hanno deciso di fare cessare il lockdown in anticipo (sabato notte). “Dire che sono arrabbiato per il comportamento di questo soggetto è un eufemismo. Le sue azioni egoistiche hanno messo tutto il nostro stato in una situazione molto difficile. Hanno influenzato aziende, individui, gruppi familiari ed è assolutamente inaccettabile”, ha detto Steven Marshall, primo ministro del South Australia, che ha poi ammesso che non avrebbero imposto il lockdown se avessero saputo fin da subito che si trattava di un dipendente del locale.