Sabato 20 Aprile 2024

Corea Nord, l'esperto: attacco preventivo? Se non va ko in 10 ore sarà l'apocalisse

L'intervista al generale e docente Carlo Jean. L'artiglieria di Pyongyang può distruggere la capitale della Corea del Sud e uccidere mezzo milione di persone

Donald Trump (Lapresse)

Donald Trump (Lapresse)

Washington, 29 agosto 2017 - Un braccio di ferro a suon di missili sui quali non si sa ancora con certezza se siano in grado di portare testate atomiche. È L’azzardo senza fine del dittatore nordcoreano Kim Jong-un. «L’ultimo vettore usato – spiega Carlo Jean, già generale di Corpo d’armata e docente di studi strategici alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università Luiss di Roma – non è nuovo. È un vettore Hwasong-12 di medio raggio. Ha caratteristiche inferiori ai missili intercontinentali che Pyongyang possiede già, quelli in grado di arrivare fino alle coste occidentali degli Stati Uniti. I nordcoreani lo hanno lanciato in modo che cadesse nell’Oceano Pacifico. La testata potrebbe pesare 500 chilogrammi o al massimo 700. Quindi non è stata ancora del tutto miniaturizzata (come sarebbe necessario per quelle atomiche, ndr)».  

Jean lo definisce un ulteriore «avvertimento non solo agli Stati Uniti e al Giappone, ma anche alla Russia e alla Cina. Su Mosca grava il sospetto che abbia fornito tecnologie sue e dell’Ucraina per i motori dei missili nordcoreani a lunga gittata. L’analista prevede un crescente «irrigidimento russo». «Per il momento Mosca ha alzato in volo – osserva – alcuni caccia che si sono spinti fino a 300-400 chilometri dalle coste della Corea del Nord». Gli Stati Uniti non escludono nessuna ipotesi. «L’attacco preventivo – fa notare Jean – presenta grandi difficoltà, perché le basi missilistiche della Corea del Nord sono molto disperse sul territorio. Gli Usa hanno a disposizione le superbombe Moab, le Gbu-43 (usate in Afghanistan in aprile, ndr) o anche testate atomiche che possono essere sganciate dai bombardieri B 2 o dai B 1 schierati nell’isola di Guam. Il loro problema è che Seul è a 30-50 chilometri dal 38° parallelo e quindi alla portata dei pezzi di lunga gittata dell’artiglieria nordcoreana. Sono migliaia collocati in bunker. È stato calcolato che se non vengono distrutti entro 10 ore, nella capitale della Corea del Sud le vittime sarebbero 500 mila».   La Cina è l’unico Paese che avrebbe strumenti concreti di pressione, ma teme, secondo l’ex generale, il crollo della Corea del Nord «che porterebbe la Corea del Sud, alleata degli Usa, a 250 chilometri da Pechino». «Per il regime di Kim – avverte Vincenzo Camporini, ex capo di stato maggiore della Difesa e vicepresidente dell’Istituto Affari Internazionali – associare a un missile di lunga gittata una testata nucleare potrebbe essere solo questione di tempo. Non credo che ci siano ancora riusciti, ma prima o poi lo faranno».