Cop26, trattativa infinita. Nuovo testo, battaglia sulle parole

I paesi produttori o forti consumatori di fonti fossili cercano di ridurre l'efficacia del documento. I paesi in via di sviluppo chiedono più fondi. Rinviati al 2022 alcuni impegni

Cop26, proteste a Glasgow

Cop26, proteste a Glasgow

Roma, 12 novembre 2021 - La COP26 di Glasgow è giunta, dopo una notte di estenunanti trattative, alla seconda bozza, che è stata pubblicata poco dopo le 7 del mattino di sabato. Potete trovarla qui.  Il presidente cercherà ora di trovare il consenso su questo testo per chiudere nel pomeriggio. Ma non è detto che non sia necessario un quarto testo che allungherebbe le discussioni nella notte tra sabato a domenica. E non sarebbe una novità. Sinora le Conferenze delle Parti (COP), che dovrebbero chiudersi il venerdì, hanno quasi sempre 'sforato'. Su 26, 15 hanno terminato i lavori il sabato e cinque hanno concluso la domenica. La più interminabile è stata COP25 di Madrid, che è finita alle 13.55 di domenica, seguita in classifica dalle COP17 di Durban, finita alle 6.22 di domenica e dalla COP20 di Lima alle 3.07 di domenica. Seguono la COP24 di Katowice, domenica alle 0.36 e la storica COP21 di Parigi, domenica alle 0.33.

Nel nuovo testo rimangono l'obiettivo di Parigi (il punto 15 "Riafferma l'obiettivo globale a lungo termine di mantenere l'aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2 °C sopra i livelli preindustriali e di perseguire gli sforzi per limitare l'aumento della temperatura a 1,5 °C sopra i livelli preindustriali, riconoscendo che ciò ridurrebbe significativamente i rischi e gli impatti del cambiamento climatico), il taglio del 45% delle emissioni al 2030 rispetto al 2010, e l'obiettivo di arrivare a zero emissioni nette intorno alla metà del secolo. Rimane anche l'impegno ad aggiornare nuovamente gli impegni di decarbonizzazione (i cosiddetti NDC, che sono volontari) entro la fine del 2022. Di nuovo c'è che il documento sollecita i paesi ricchi a raddoppiare entro il 2025 i fondi per gli aiuti ai paesi più vulnerabili, Tuttavia, dalla seconda bozza sparisce il termine del 2023 per istituire il fondo di aiuti da 100 miliardi all'anno. Confermato - e non era mai stato presente in un testo delle COP il riferimento alle fonti fossili.

I cambiamenti al testo sono relativamente minori, molto tecnici e quasi tutti verso un annacquamento degli impegni. Ad esempio sulla questione dell'eliminazione del carbone il paragrafo 36 è stato leggermente ammorbidito di nuovo, con "l'accelerazione degli sforzi verso" inserito prima di "l'eliminazione del carbone", piuttosto che fare un riferimento diretto a un'eliminazione. È stato aggiunto anche "riconoscere la necessità di sostegno verso una giusta transizione", sottolineando che potrebbero essere necessari fondi per riqualificare i lavoratori dell'industria dei combustibili fossili.

Questo è il nuovo testo del decisivo punto 36.

36. Invita le parti ad accelerare lo sviluppo, la realizzazione e la diffusione delle tecnologie, e l'adozione di politiche, per la transizione verso sistemi energetici a basse emissioni, anche aumentando rapidamente la realizzazione della produzione di energia pulita e le misure di efficienza energetica, tra cui l'accelerazione degli sforzi per la graduale eliminazione dell'energia a carbone non abbattuta e dei sussidi ai combustibili fossili inefficienti, riconoscendo la necessità di un sostegno per una giusta transizione.

Nel capitolo sulla finanza climatica la COP26 "decide di convocare dialoghi ministeriali ad alto livello sulla finanza climatica nel 2022, 2024 e 2026" e "invita la Presidenza della Cop27 (l'anno prossimo in Egitto, n.d.r.) a organizzare il dialogo ministeriale di alto livello nel 2022 sui progressi nel completamento dell'obiettivo di stanziare complessivamente 100 miliardi di dollari all'anno dal 2020". Da notare che siamo nel 2021 e la soglia  dei 100 miliardi è ancora lontana.

Nella seconda bozza, i paragrafi sul Paris Rulebook (il "libro delle regole" dell'accordo di Parigi) e trasparenza sono vuoti. Il primo è l'insieme di regole per mettere in pratica l'Accordo di Parigi, il secondo è il "reporting format", cioè le norme comuni con le quali gli stati comunicano i progressi fatti nella decarbonizzazione. Non sono questioni tecniche e secondarie. Le regole per decarbonizzare pongono vincoli stringenti agli stati. Per Usa e Ue, che hanno le tecnologie per le energie pulite, non è un problema porsi obiettivi rigidi. Anzi, è un incentivo alla riconversione industriale verde. Ma per un paese emergente come la Cina, o uno che vive di idrocarburi come la Russia, norme di decarbonizzazione troppo dure sono un danno economico.

Quel che non si chiuderà a Glasgow è la regolamentazione del mercato del carbonio. Ci si proverà il prossimo anno. Il paragrafo riguardante l'attuazione dell'articolo 6 dell'Accordo di Parigi, sul mercato globale del carbonio, "invita le parti (gli stati firmatari dell'Accordo di Parigi, n.d.r.) a presentare le loro opzioni al 31 marzo 2022». La bozza richiede all'Unfccc (la convenzione dell'Onu sui cambiamenti climatici) di organizzare per il giugno 2022 "un workshop tecnico, che garantisca ampia partecipazione delle parti". La bozza invita poi l'organismo tecnico dell'Unfccc a preparare una proposta di "tabelle e bozze per le informazioni richieste" nel novembre 2022.

La battaglia ferve sul capitolo dei "loss and damages" i danni che il cambiamento climatico ha già fatto ai paesi più poveri, che per questo chiedono una compensazione. I Paesi in via di sviluppo hanno chiesto la creazione di un meccanismo ad hoc che tenga conto di "perdite e danni" già subiti a causa delle conseguenze del riscaldamento: più frequenti e violente tempeste, siccità, ondate di calore e tutto ciò che consegue. Ma il nuovo documento de facto rinvia, stabilendo di lanciare un dialogo fra le parti  "per discutere le azioni da intraprendere per il finanziamento delle attività" di "loss and damage" causati dai cambiamenti climatici. Secondo alcuni paesi in via di sviluppo la sezione è stata addirittura peggiorata.