Martedì 23 Aprile 2024

Clima, fallisce totalmente COP25 a Madrid

Nonostante un giorno e mezzo in più di lavori, la Conferenza non riesce a raggiungere un'intesa sul'articolo 6 dell'accordo di Parigi che regola il mercato del carbonio. Decisivi in senso negativo Brasile, Cina, India, Arabia Saidita. Dicharazione finale senza impegni ma con un generico apello a fare sforzi maggiori. Tutto rinviato a fine 2020

COP25 consultazioni alla ricerca di un accordo (LaPresse)

COP25 consultazioni alla ricerca di un accordo (LaPresse)

MADRID 15 DICEMBRE - "E' l'ora dell'azione" diceva il titolo della conferenza UNCCC di Madrid sui cambiamenti climatici. Passerà alla storia come la conferenza dell'inazione, che si è rivelata incapace di trovare un minimo comune denominatore tra le parti per completare il "libro delle regole" dell'accordo di Parigi del 2015. Nonostante un giorno e mezzo in più di trattattiva non è stata trovata un'intesa sul fondamentale articolo 6, che regola il mercato del carbonio e consente ai paesi di effettuare interventi di mitigazone in altre part del mondo e vederli contabilizzati a suo nome. Con gli Stati Uniti di Donald Trump sostanzialmente fuori dal processo negoziale (la loro uscita sarà formalizzata nel 2020), decisivo è stato il "no" del Brasile del negazionista Bolsonaro, che voleva che le azioni fossero conteggiate due volte, una da parte degli Stati che finanziavano l'intervento, una dallo Stato dove l'intervento era stato effettuato. E' un vulnus all'integrità ambientale degli accordi di Parigi, una sostanzale truffa e in diversi Paesi si sono opposti. Negativo anche l'operato di Cina, India, Australia, mentre l'Europa - e alcuni paesi in via di sviluppo - hanno tentato invano di ottenere un'intesa ma poi, convinti che nessun accordo è meglio di un cattivo accordo, si sono chiamati fuori. Se ne riparlerà ai meeting SBSTA di giugno a Bonn e poi alla prossima COP che si terrà a Glasgow a fine 2020.

La presidenza cilena - la conferenza doveva solgersi a Santiago ma è stata spostata a Madrid dopo le rivolte nel paese sudamericano - si è rivelata incapace di portare la conferenza verso un risultato positivo a causa della mancanza di volontà politca di molte Parti e e ha prodotto un documento finale di rara vacuità, paradossalmente chiamato "L'ora dell'azione" e nel quale non ci sono decisoni di alcun tipo non si va oltre un generico appello a fare sforzi più ambiziosi.

ECCONE UN ESTRATTO

La conferenza riconosce gli sforzi e le preoccupazioni della società civile, in particolare dei giovani e delle popolazioni indigene, nel chiedere un'azione globale per il clima urgente e ambiziosa,

1.Riconosce il ruolo del multilateralismo e della Convenzione, compresi i suoi processi e principi, nell'affrontare il cambiamento climatico e i suoi impatti;

2.Riconosce inoltre gli importanti progressi compiuti attraverso il processo multilaterale dell'UNFCCC negli ultimi 25 anni, anche nel contesto della Convenzione, del Protocollo di Kyoto e dell'Accordo di Parigi;

3.Prende atto con preoccupazione dello stato del sistema climatico globale;

4. Riconosce che le azioni intraprese per affrontare il cambiamento climatico sono più efficaci se basate sulle migliori scienze disponibili e continuamente rivalutate alla luce delle nuove scoperte;

5.Riconosce inoltre il ruolo del Gruppo intergovernativo di esperti scientifici sui cambiamenti climatici nel fornire contributi scientifici per informare le parti nel rafforzare la risposta globale alla minaccia del cambiamento climatico, nel contesto dello sviluppo sostenibile e degli sforzi per eliminare la povertà;

6.Esprime apprezzamento e gratitudine al Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) e alla comunità scientifica per aver presentato le relazioni speciali del 2019, che riflettono la migliore scienza disponibile e incoraggia le parti a continuare a sostenere il lavoro del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici;

7. Invita le parti a utilizzare le informazioni contenute nelle relazioni speciali di cui al precedente paragrafo 6 nelle loro discussioni su tutti i punti all'ordine del giorno pertinenti degli organi direttivi e sussidiari dell'UNFCCC; 

8. Riafferma con la massima preoccupazione l'urgente necessità di affrontare il notevole divario tra l'effetto aggregato degli sforzi di mitigazione delle parti in termini di emissioni annue globali di gas a effetto serra entro il 2020 e percorsi di emissione aggregati coerenti con il mantenimento dell'aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2 °C al di sopra dei livelli preindustriali e il proseguimento degli sforzi per limitare l'aumento della temperatura a 1,5 °C al di sopra dei livelli preindustriali;

9. Ricorda che l'attuale necessità di adattamento è significativa e che maggiori livelli di mitigazione possono ridurre la necessità di ulteriori sforzi di adattamento e che maggiori esigenze di adattamento possono comportare maggiori costi di adattamento;

10. Sottolinea l'urgenza di una maggiore ambizione al fine di garantire il massimo sforzo di mitigazione e adattamento possibile da parte di tutte le parti;

11. Ricorda l'impegno assunto dalle parti che sono paesi sviluppati, nel contesto di significative azioni di mitigazione e trasparenza sull'attuazione, di mobilitare congiuntamente 100 miliardi di dollari USA all'anno entro il 2020 per soddisfare le esigenze dei paesi in via di sviluppo;

12. Sottolinea le continue sfide che i paesi in via di sviluppo devono affrontare nell'accesso al sostegno finanziario, tecnologico e allo sviluppo di capacità, e riconoscere l'urgente necessità di rafforzare il sostegno ai paesi in via di sviluppo per rafforzare i loro sforzi nazionali di adattamento e mitigazione;

13. Invita gli enti internazionali, comprese le istituzioni finanziarie, a continuare a sostenere lo sviluppo e l'attuazione di misure per prevenire, minimizzare e affrontare gli impatti negativi dei cambiamenti climatici;

14. Ricorda che la messa a disposizione di risorse finanziarie più consistenti dovrebbe mirare a raggiungere un equilibrio tra adattamento e mitigazione, tenendo conto delle strategie nazionali, e le priorità e le esigenze dei paesi in via di sviluppo, in particolare di quelli particolarmente vulnerabili agli effetti negativi dei cambiamenti climatici;

Parole, inviti, auspici, non decisioni. E non a caso il processo negoziale iniziato nel 1992 a Rio de Janeiro si è rivelato assoltamente incapace di ridure le emissioni, che invece sono aumentate del 55% (del 65% la sola Co2). Un palese fallimento.

Gli ambientalisti denunciano la mancanza di ambizione

La delusione di tutte le associali ambientaliste è totale.

Manuel Pulgar-Vidal,  responsabile clima ed energia del WWF internatonal è stato netto: "Nonostante gli sforzi della Presidenza cilena, la mancanza di impegno per accelerare e incrementare l'azione climatica da parte dei grandi paesi produttori di emissioni era troppo forte. La loro posizione è in netto contrasto con la scienza, con le crescenti richieste provenienti dalle piazze e i duri impatti già avvertiti in tutto il mondo, in particolare nei paesi vulnerabili".

"Se ieri la situazione appariva drammatica, con un testo pietosamente vuoto, oggi le decisioni perlomeno parlano di ambizione e di necessità di innalzare gli impegni dei singoli Paesi: questo lo dobbiamo all’indignazione espressa da milioni di persone in tutto il mondo – ha detto Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia-. Ma ancora non ci siamo. Se vogliamo cercare di limitare il riscaldamento globale e i suoi effetti devastanti sappiamo cosa deve essere fatto e non abbiamo più tempo per cincischiareIl 2020 dovrà essere un anno di svolta e noi lotteremo ancora di più per le persone e la natura. I governi torneranno a casa e dovranno affrontare le crescenti frustrazioni dei movimenti giovanili, dei cittadini e delle comunità vulnerabili che soffrono a causa della crisi climatica, e dare loro una risposta. E nel 2020 l’Italia, con l’Europa ma anche come Paese ospitante della Pre-COP e della COP dei Giovani, avrà la possibilità di dimostrare il suo impegno per affrontare la crisi climatica, dimostrando anche coerenza e presentando il prima possibile piani e strategie climatiche rafforzate e in linea con la scienza".

"I progressi che ci si auspicava emergessero dalla COP25 - osserva Greenpeace - sono stati ancora una volta compromessi dagli interessi delle compagnie dei combustibili fossili e di quelle imprese che vedono in un accordo multilaterale contro l'emergenza climatica una minaccia per i loro margini di profitto".  "Durante questo meeting - sottolinea Greenpeace - la porta è stata letteralmente chiusa a valori e fatti, mentre la società civile e gli scienziati che chiedevano la lotta all'emergenza climatica venivano addirittura temporaneamente esclusi dalla COP25. Invece, i politici si sono scontrati sull'Articolo 6 relativo allo schema del commercio delle quote di carbonio, una minaccia per i diritti dei popoli indigeni nonché un'etichetta di prezzo sulla natura. Ad eccezione dei rappresentanti dei Paesi più vulnerabili, i leader politici non hanno mostrato alcun impegno a ridurre le emissioni, chiaramente non comprendendo la minaccia esistenziale della crisi climatica". "I governi devono ripensare completamente il modo con cui conducono queste trattative, perché l'esito di questa COP è totalmente inaccettabile - dice Jennifer Morgan, direttrice esecutiva di Greenpeace International - C'era necessità di decisioni che rispondessero alle sollecitazioni lanciate dalle nuove generazioni, che avessero la scienza come punto di riferimento, che riconoscessero l'urgenza e dichiarassero l'emergenza climatica. Anche per l'irresponsabile debolezza della presidenza cilena, Paesi come Brasile e Arabia Saudita hanno invece fatto muro, vendendo accordi sul carbonio e travolgendo scienziati e società civile". L'accordo di Parigi "potrebbe essere stato vittima di una manciata di potenti 'economie del carbonio'. Da questa COP è tuttavia emerso che ci sono alcune forze positive al lavoro: la High Ambition Coalition durante questa settimana ha offerto un'ancora di salvezza, e i piccoli Stati insulari - conclude l'associazione - si stanno rafforzando di giorno in giorno, mantenendo vivo l'accordo di Parigi".

Dura anche Legambiente. "A Madrid ai governi e' mancato il coraggio di rispondere con impegni concreti ai milioni di cittadini, soprattutto giovani, scesi nelle piazze di tutto il mondo per chiedere un'azione forte e immediata per fronteggiare l'emergenza climatica. L'assenza di una forte leadership dell'Europa non ha consentito un accordo tra le maggiori economie del pianeta per aumentare entro il 2020 gli attuali impegni di riduzione delle emissioni al 2030, in coerenza con la soglia critica di 1.5°C prevista dall'Accordo di Parigi. I prossimi mesi saranno cruciali. L'emergenza climatica non consente ulteriori rinvii. L'Europa deve subito avviare il processo di revisione degli attuali impegni di riduzione al 2030. La Commissione entro la primavera del 2020 deve presentare la proposta di aumento dell'obiettivo al 2030, in modo che i governi possano raggiungere un accordo non oltre il Consiglio Europeo di giugno 2020. Solo cosi' l'Europa puo' arrivare al Vertice Ue-Cina, in programma il prossimo settembre a Lipsia e per la prima volta a livello di capi di stato e di governo, con una proposta in grado di spingere la Cina a sottoscrivere un accordo ambizioso in vista della COP26 di Glasgow". Cosi' Edoardo Zanchini vicepresidente di Legambiente, che ha seguito in questi giorni il vertice sul clima a Madrid, commenta la conclusione della COP25. Per quanto riguarda la Cop25, Legambiente sottolinea che i pochi passi in avanti sono stati fatti sulla revisione del sistema di aiuti (Warsaw International Mechanism for Loss and Damage - WIM) per le comunita' dei paesi poveri colpite da disastri climatici. Nessun impegno chiaro dei Paesi industrializzati a mettere a disposizione di queste comunita' le risorse necessarie (almeno 50 miliardi di dollari entro il 2022) per una rapida ricostruzione e ripresa economica dei territori colpiti, evitando cosi' anche il preoccupante aumento dei profughi climatici. Risorse queste aggiuntive ai 100 miliardi di dollari l'anno per il sostegno alle azioni di mitigazione ed adattamento ai cambiamenti climatici, gia' previsti per il 2020 e da estendere al 2025 in attesa della revisione complessiva del sistema di aiuti. Inoltre, non e' stato raggiunto l'accordo sulle linee-guida riguardanti il ricorso ai meccanismi di mercato previsti dall'Accordo di Parigi. Rimangono forti divisioni, in particolare per quanto riguarda il phasing-out dei meccanismi flessibili del Protocollo di Kyoto e l'introduzione di criteri stringenti per evitare qualsiasi forma di "doppio conteggio" delle riduzioni di emissioni, in modo da garantire la necessaria ambizione ed integrita' ambientale di tutti i meccanismi di mercato, nel pieno rispetto dei diritti umani".

.Anche il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, si e' detto "deluso" dall'esito fallimentare della Cop25 di Madrid sul clima. "La comunità internazionale ha perso una importante opportunità per mostrare più ambizione sulla mitigazione, l'adattamento e la finaza clinatica" ha scritto su twiter il capo delle Nazioni Unite.