Clima, ecco il rapporto Onu. "Riscaldamento e cambiamenti climatici: la colpa è dell'uomo"

Approvato il rapporto del gruppo di lavoro dell'Ipcc, che descrive in maniera chiara la situazione del sistema climatico e la progressione attesa del riscaldamento, con i suoi effetti. Ecco quali

Foto generica di incendio

Foto generica di incendio

Roma, 9 agosto 2021 - Basta leggere per capire. Il rapporto del WGI, il primo gruppo di lavoro dell'IPCC, l'organismo delle Nazioni Unite creato nel 1988 per fornire le migliori conoscenze scientifiche sul riscaldamento globale, è stato approvato da tutti i paesi che fanno parte di questo organismo ed è ora il primo mattone dell'attesissimo sesto rapporto di valutazione (AR6) che sarà disponibile entro la metà del 2022 e costituturà, come è stato i precedenti cinque, la testata d'angolo sulla quale edificare le negoziazioni climatiche. Quello che la scienza ci consiglia di fare.

Ma c’è chi non crede all’apocalisse. "Difficile stimare l’impatto dell’uomo"

E' quindi un documento di grande importanza perchè è sulla base di questo rapporto che si faranno (o non) scelte fondamentali per l'economia e la società, si cambierà (o non) il modello economico e le fonti di energia per alimentarlo.  E il rapporto del WG I non delude e costituisce uno schiaffo ai negazionisti stabilendo che i cambiamenti climatici sono in atto, qui e ora, sono colpa dell'uomo e continueranno a dispiegarsi nei decenni e secoli, e in qualche caso millenni, futuri. Quanto, dipende da noi. Il rapporto fornisce nuove stime sulle possibilità di superare il livello di riscaldamento globale di 1,5°C nei prossimi decenni. A meno che non ci siano riduzioni immediate, rapide e su larga scala delle emissioni di gas serra, si afferma, limitare il riscaldamento a circa 1,5°C o addirittura 2°C sarà un obiettivo fuori da ogni portata.

Il rapporto valuta una probabilità superiore al 50% che 1,5°C di riscaldamento venga superato negli anni immediatamente successivi al 2030, ovvero in anticipo rispetto a quanto valutato nel recente rapporto speciale dello stesso Ipcc sul riscaldamento di 1,5°C pubblicato nel 2018, anche se il caso di una diminuzione delle emissioni globali di gas serra dal 2020 in poi e raggiungendo emissioni nette di CO2 pari a zero intorno alla metà del secolo, è possibile che il riscaldamento globale rimanga al di sotto di 1.5°C. E' una sfida quasi impossibile, quelal di stare entro 1.5 gradi, ma è ancora fattibile non superare i 2 gradi. Se ce la faremo dinderà dalla volontà poltica e dalla consapevolezza. Per questo, per capire, leggere il rapporto è essenziale. 

Lo stato attuale del clima

È inequivocabile che l'influenza umana ha riscaldato l'atmosfera, l'oceano e le terre emerse. Si sono verificati cambiamenti diffusi e rapidi nell'atmosfera, nell'oceano, nella criosfera e nella biosfera.

• Gli aumenti osservati nelle concentrazioni di gas serra (GHG) dal 1750 circa sono inequivocabilmente causati da attività umane. Dal 2011 le concentrazioni in atmosfera hanno continuato ad aumentare, raggiungendo nel 2019 medie annuali di 410 ppm per l'anidride carbonica (CO2), 1.866 ppb per il metano (CH4), e 332 ppb per il protossido di azoto (N2O).

• La temperatura superficiale globale nel periodo 2001-2020 è stata di 0,99°C superiore a quella del periodo 1850-1900, ed è stata più alta di 1,09°C nel periodo 2011-2020 rispetto al periodo 1850-1900, con aumenti maggiori sulla terraferma (1,59°C) rispetto all’oceano (0,88°C).

• Le precipitazioni globali medie sulla terraferma sono aumentate dal 1950, e più rapidamente a partire dagli anni '80. L'influenza umana ha probabilmente contribuito al pattern di cambiamento delle precipitazioni dalla metà del XX° secolo, e ha molto probabilmente contribuito al pattern di cambiamento della salinità dell'oceano superficiale. Le tempeste alle medie latitudini si sono spostate verso il polo in entrambi gli emisferi a partire dagli anni '80, con una marcata stagionalità nelle tendenze.

• L'influenza umana è la causa principale del ritiro dei ghiacciai a livello globale dagli anni '90, della diminuzione del ghiaccio marino artico tra il 1979-1988 e il 2010-2019. Inoltre, ha contribuito alla diminuzione della copertura nevosa primaverile dell'emisfero settentrionale dal 1950 e allo scioglimento superficiale osservato della calotta glaciale della Groenlandia negli ultimi due decenni.

• La superfice oceanica globale (0-700 m) si è riscaldata a partire dagli anni '70 e le emissioni di CO2 causate dall'uomo sono il driver dell'attuale acidificazione globale dell'oceano superficiale.

• Il livello medio del mare globale è aumentato di 0,20 m tra il 1901 e il 2018 e il tasso medio di innalzamento è stato di 1,3 mm yr-1 tra il 1901 e il 1971.

• Le zone climatiche si sono spostate verso il polo in entrambi gli emisferi, e la stagione di crescita si è allungata in media fino a due giorni per decennio dagli anni '50 negli emisferi extratropicali a nord.

La portata dei recenti cambiamenti nel sistema climatico sono senza precedenti da molti secoli e molte migliaia di anni.

• Nel 2019, le concentrazioni atmosferiche di CO2 erano le più alte degli ultimi 2 milioni di anni, e le concentrazioni di CH4 e N2O erano le più alte degli ultimi 800.000 anni. Dal 1750, gli aumenti delle concentrazioni di CO2 (47%) e CH4 (156%) superano di gran lunga i cambiamenti naturali plurimillenari tra periodi glaciali e interglaciali degli ultimi 800.000 anni.

• La temperatura superficiale globale è aumentata più velocemente a partire dal 1970 che in qualsiasi altro periodo di 50 anni degli ultimi 2000 anni. Durante il decennio 2011-2020 le temperature hanno superano quelle del più recente periodo caldo multi-centenario, circa 6500 anni fa.

• Nel periodo 2011-2020, la media annuale dell'area di ghiaccio marino artico ha raggiunto il livello più basso dal 1850. Nel periodo tardo estivo è stata più piccola che in qualsiasi momento degli ultimi 1000 anni. La natura globale del ritiro dei ghiacciai a partire dagli anni '50 è senza precedenti negli ultimi 2000 anni.

• Il livello medio del mare globale è aumentato più velocemente a partire dal 1900 che in ogni secolo precedente degli ultimi 3000 anni. L'oceano globale si è riscaldato più velocemente nell'ultimo secolo che dalla fine dell'ultima deglaciazione (circa 11.000 anni fa).

I cambiamenti climatici stanno già influenzando molti estremi meteorologici e climatici, come ondate di calore, precipitazioni intense, siccità e cicloni tropicali, in ogni regione del mondo, e si è rafforzata rispetto al precedente Rapporto di Valutazione dell’IPCC (AR5) la loro attribuzione all'influenza umana.

• Gli estremi di caldo (incluse le ondate di calore) sono diventati più frequenti e più intensi nella maggior parte delle regioni terrestri a partire dagli anni '50 del XX secolo, mentre gli estremi di freddo (incluse le ondate di freddo) sono diventati meno frequenti e meno gravi;

• Le ondate di calore marine sono raddoppiate in frequenza dagli anni '80;

• La frequenza e l'intensità degli eventi di precipitazione intensa sono aumentate a partire dagli anni '50 sulla maggior parte delle aree terrestri;

• In alcune regioni, è aumentata la siccità agricola ed ecologica1 per via dell'aumento dell'evapotraspirazione dei terreni;

• La diminuzione delle precipitazioni monsoniche terrestri globali dagli anni '50 agli anni '80 è in parte attribuita alle emissioni di aerosol nell'emisfero settentrionale causate dall'uomo, ma gli aumenti da allora sono dovuti all'aumento delle concentrazioni di GHG e alla variabilità interna decadale o pluridecadale;

• È probabile che la quota globale di forti cicloni tropicali (categoria 3- 5) sia aumentata negli ultimi quattro decenni, e che la latitudine in cui i cicloni tropicali nel Pacifico settentrionale occidentale raggiungono il picco di intensità si sia spostata verso nord;

• L'influenza umana ha aumentato la probabilità di eventi estremi composti a partire dagli anni '50.

Una migliore conoscenza dei processi climatici, delle evidenze paleoclimatiche e della risposta del sistema climatico all'aumento del forcing radiativo fornisce una migliore stima della sensibilità climatica all’equilibrio di 3°C con un intervallo ridotto rispetto al precedente Rapporto di Valutazione dell’IPCC (AR5).

• Il forcing radiativo causato dall'uomo che ha riscaldato il sistema climatico è di 2,72 W m-2 nel 2019 rispetto al 1750. Questo riscaldamento è dovuto principalmente all'aumento delle concentrazioni di GHG, in parte ridotto dal raffreddamento dovuto all'aumento delle concentrazioni di aerosol.

• Il tasso medio osservato di riscaldamento del sistema climatico è aumentato da 0,50 W m-2 per il periodo 1971-2006, a 0,79 W m-2 per il periodo 2006-2018.

• Il riscaldamento del sistema climatico ha causato l'aumento del livello medio del mare a livello globale attraverso la perdita di ghiaccio sulla terraferma e l'espansione termica dovuta al riscaldamento degli oceani. L'espansione termica giustifica il 50% dell'innalzamento del livello del mare nel periodo 1971-2018, mentre la perdita di ghiaccio dai ghiacciai ha contribuito per il 22%, le calotte di ghiaccio per il 20% e i cambiamenti nell'immagazzinamento delle acque terrestri per l'8%. 

Quale futuro climatico?

Cinque nuovi scenari di emissioni sono stati usati per esplorare la risposta climatica a una gamma più ampia di GHG, usi del suolo e inquinanti atmosferici rispetto a quelli valutati nel precedente Rapporto di Valutazione dell’IPCC (AR5). Questi scenari guidano le proiezioni dei modelli climatici e tengono conto dell'attività solare e vulcanica. È atteso che la temperatura superficiale globale continuerà ad aumentare almeno fino alla metà del secolo in tutti gli scenari di emissioni considerati. Il riscaldamento globale di 1,5°C e 2°C sarà superato durante il corso del XXI° secolo a meno che non si verifichino nei prossimi decenni profonde riduzioni delle emissioni di CO2 e di altri GHG.

• Rispetto al periodo 1850-1900, la temperatura superficiale globale media nel 2081-2100 sarà molto probabilmente più alta di 1,0°C-1,8°C nello scenario di emissioni di GHG molto basso (SSP1-1,9), di 2,1°C-3,5°C nello scenario intermedio (SSP2-4,5) e di 3,3°C-5,7°C nello scenario di emissioni molto alto (SSP5-8,5). L'ultima volta che la temperatura superficiale globale ha superato i 2,5°C è stato più di 3 milioni di anni fa.

• I 2°C verrebbero superati durante il XXI° secolo negli scenari di emissioni di GHG alti (SSP3-7.0 e SSP5-8.5) e molto probabilmente anche nello scenario intermedio (SSP2-4.5). Negli scenari di emissioni di GHG bassi, è estremamente improbabile che il riscaldamento globale di 2°C venga superato nello scenario SSP1-1.9, e improbabile nello scenario SSP1- 2.63 . Il superamento dei 2°C nel medio termine (2041-2060) è molto probabile nello scenario di emissioni di GHG molto elevate (SSP5-8.5), e probabile negli scenari di emissioni intermedie ed elevate.

• Il riscaldamento globale di 1,5°C (rispetto al 1850-1900) verrebbe superato nel corso del XXI secolo negli scenari intermedio, alto e molto alto (SSP2-4.5, SSP3-7.0 e SSP5-8.5, rispettivamente). Nel breve termine (2021-2040) è molto probabile che 1.5°C venga superato nello scenario di emissioni molto alte (SSP5-8,5), è probabile che venga superato negli scenari intermedio e alto (SSP2-4,5 e SSP3-7,0). È probabile che non venga superato nello scenario di emissioni di GHG basse (SSP1-2,6) ed è ancora più probabile che non venga raggiunto nello scenario di emissioni molto basse (SSP1-1,9). Inoltre, nello scenario a emissioni molto basse (SSP1-1.9), è più probabile che la temperatura superficiale globale scenda nuovamente al di sotto di 1,5°C verso la fine del XXI secolo, con un superamento temporaneo di non più di 0,1°C al di sopra di 1,5°C.

• La temperatura superficiale globale in ogni singolo anno può variare al di sopra o al di sotto della tendenza a lungo termine indotta dall'uomo, a causa della sostanziale variabilità naturale4 .

Molti cambiamenti nel sistema climatico diventano più grandi in relazione diretta all'aumento del riscaldamento globale. Questi includono l'aumento della frequenza e dell'intensità degli estremi caldi, delle ondate di calore marine, delle forti precipitazioni, della siccità agricola ed ecologica in alcune regioni, della proporzione di cicloni tropicali intensi, della riduzione del ghiaccio marino artico, della copertura nevosa e del permafrost.

• È certo che la superficie terrestre continuerà a riscaldarsi più di quella oceanica (di 1,4/ 1,7 volte di più) e che l'Artico continuerà a riscaldarsi più della temperatura superficiale globale.

• Con ogni ulteriore incremento del riscaldamento globale, i cambiamenti negli estremi continueranno ad aumentare. Alcuni eventi estremi avranno aumenti senza precedenti anche con un ulteriore riscaldamento globale di 1,5°C.

• Si prevede che alcune regioni di media latitudine e semi-aride e la regione del monsone sudamericano, vedranno il più alto aumento della temperatura nei giorni più caldi. L'Artico sperimenterà il più alto aumento della temperatura nei giorni più freddi (di circa 3 volte il tasso di riscaldamento globale). 

• È molto probabile che, con un ulteriore riscaldamento globale, eventi di forte precipitazione si intensifichino e diventino più frequenti nella maggior parte delle regioni. Su scala globale, si prevede che gli eventi estremi di precipitazione giornaliera si intensificheranno di circa il 7% per ogni 1°C di riscaldamento globale. La proporzione di cicloni tropicali intensi (categorie 4-5) e le velocità del vento di picco dei cicloni più intensi aumenteranno su scala globale.

• Si prevede che un ulteriore riscaldamento amplifichi ulteriormente lo scioglimento del permafrost, la perdita della copertura nevosa stagionale, del ghiaccio terrestre e del ghiaccio marino artico. È probabile che l'Artico sarà praticamente privo di ghiaccio marino a settembre almeno una volta prima del 2050, con occorrenze più frequenti per livelli di riscaldamento più elevati. 

Si prevede che un continuo riscaldamento globale intensifichi ulteriormente il ciclo dell'acqua globale, compresa la sua variabilità, le precipitazioni monsoniche globali e la gravità degli eventi di precipitazione e siccitosi.

• Il ciclo globale dell'acqua continuerà ad intensificarsi con l'aumento delle temperature globali; le precipitazioni e i flussi d'acqua superficiali dovrebbero diventare più variabili nella maggior parte delle regioni terrestri, sia da una stagione e all’altra, che di anno in anno. Si prevede che le precipitazioni terrestri medie annuali aumenteranno dello 0-5% nello scenario di emissioni GHG molto basse (SSP1-1.9), e dell'1-13% nello scenario di emissioni molto alte (SSP5-8.5) entro il 2081-2100 rispetto al 1995-2014. Si prevede che le precipitazioni aumenteranno alle alte latitudini, nel Pacifico equatoriale e in alcune regioni monsoniche, ma diminuiranno in alcune regioni subtropicali e in aree limitate dei tropici.

• Un clima più caldo intensificherà gli eventi meteorologici e climatici molto umidi e molto secchi, con implicazioni per inondazioni o siccità, ma la localizzazione e la frequenza di questi eventi dipendono dai cambiamenti nella circolazione atmosferica regionale.

• Si prevede che le precipitazioni monsoniche aumentino nel mediolungo termine su scala globale, in particolare nell'Asia meridionale e sudorientale, nell'Asia orientale e nell'Africa occidentale, tranne che nell'estremo ovest del Sahel.

Negli scenari in cui aumentano le emissioni di CO2, si prevede che i serbatoi di carbonio oceanici e terrestri saranno meno efficaci nel rallentare l'accumulo della CO2 in atmosfera.

• Sulla base delle proiezioni dei modelli, nello scenario intermedio che stabilizza le concentrazioni atmosferiche di CO2 durante questo secolo (SSP2-4.5), i tassi di CO2 assorbiti dalla terra e dagli oceani dovrebbero diminuire nella seconda metà del XXI secolo. Negli scenari di emissioni di GHG bassi e molto bassi (SSP1-2.6, SSP1-1.9), la terra e gli oceani iniziano ad assorbire meno carbonio in risposta al calo delle concentrazioni atmosferiche di CO2 e, nello scenario SSP1-1.9, diventano una debole fonte netta di emissioni entro la fine del secolo.

• L'ampiezza dei feedback tra i cambiamenti climatici e il ciclo del carbonio diventa più grande ma anche più incerta negli scenari ad alte emissioni di CO2. Ulteriori risposte degli ecosistemi al riscaldamento non ancora completamente riflesse nei modelli climatici (come i flussi di CO2 e CH4 dalle zone paludose, il disgelo del permafrost e gli incendi) potrebbero aumentare ulteriormente le concentrazioni di questi gas in atmosfera. Molti cambiamenti dovuti alle emissioni di GHG passate e future sono irreversibili per secoli o millenni, in particolar modo i cambiamenti nell'oceano, nelle calotte glaciali e nel livello del mare.

• Le emissioni passate di GHG dal 1750 porteranno l'oceano globale ad un riscaldamento futuro. La stratificazione dell'oceano superiore, l'acidificazione e la deossigenazione degli oceani continueranno ad aumentare nel XXI secolo, a tassi variabili a seconda dalle emissioni future, e sono potenzialmente irreversibili per secoli e millenni.

• I ghiacciai montani e polari sono destinati a continuare a sciogliersi per decenni/secoli. La perdita di carbonio dal permafrost in seguito al suo disgelo è irreversibile su scale temporali centenarie. La continua perdita di ghiaccio nel corso del XXI secolo è virtualmente certa per la calotta glaciale della Groenlandia e probabile per la calotta glaciale antartica. Conseguenze a bassa probabilità e alto impatto (derivanti da processi di instabilità della calotta glaciale caratterizzati da profonda incertezza che in alcuni casi raggiungerebbero punti critici5) risulterebbero in un forte aumento della perdita di ghiaccio dalla calotta antartica per secoli in scenari di emissioni elevate di GHG.

• Il livello medio globale del mare continuerà ad aumentare nel corso del XXI secolo. Rispetto al 1995-2014, l’aumento sarà probabilmente di 0,28-0,55 m entro il 2100 nello scenario di emissioni di GHG molto basse (SSP1-1.9), e 0,63-1.01 m nello scenario di emissioni molto elevato (SSP5-8.5). Entro il 2150 l’aumento è di 0,37-0,86 m nello scenario molto basso (SSP1-1.9) e di 0,98-1,88 m nello scenario molto elevato (SSP5-8.5). Un innalzamento intorno a 2m entro il 2100 e 5 m entro il 2150 in uno scenario di emissioni di gas serra molto alto (SSP5-8.5) non può essere escluso.

• Nel lungo termine, il livello del mare è destinato ad aumentare per secoli/millenni a causa del continuo riscaldamento profondo degli oceani e dello scioglimento delle calotte glaciali, e rimarrà elevato per migliaia di anni. Nei prossimi 2000 anni, il livello medio globale del mare potrebbe aumentare di circa 2-3 m se il riscaldamento sarà limitato a 1,5°C e di 2-6 m se sarà limitato a 2°C. 

Cambiamenti regionali

I fattori naturali e la variabilità interna regoleranno i cambiamenti causati dall'uomo, in particolar modo su scala regionale e nel breve termine, con effetti minimi sul riscaldamento globale centenario.

• La temperatura superficiale globale registrata storicamente evidenzia che la variabilità decadale ha potenziato e mascherato i cambiamenti sottostanti causati dall'uomo nel lungo termine, e questa variabilità continuerà in futuro. Per esempio, la variabilità decadale interna e le variazioni dei driver solari e vulcanici hanno parzialmente mascherato il riscaldamento globale superficiale causato dall'uomo nel periodo 1998- 2012, con distinzioni regionali e stagionali pronunciate. Tuttavia, il riscaldamento del sistema climatico è continuato durante questo periodo, come si riflette sia nel continuo riscaldamento dell'oceano che nell’aumento di estremi caldi sulla terraferma.

• I cambiamenti causati dall'uomo previsti nelle condizioni climatiche medie e nei driver di impatto climatico (CID)7 , inclusi gli estremi, saranno o amplificati o attenuati dalla variabilità interna. Un raffreddamento a breve termine, in qualsiasi luogo, sarebbe coerente con l'aumento della temperatura superficiale globale dovuto all'influenza umana.

• La variabilità interna è stata in gran parte responsabile dell'amplificazione e dell'attenuazione dei cambiamenti causati dall'uomo nelle precipitazioni medie da decadali a multi-decadali osservate in molte regioni terrestri.

• Sulla base delle evidenze paleoclimatiche e storiche, è probabile che si verifichi nel corso del XXI° secolo almeno una grande eruzione vulcanica esplosiva. Tale eruzione ridurrebbe la temperatura superficiale globale e le precipitazioni, specialmente sulla terraferma, per uno - tre anni, altererebbe la circolazione monsonica globale, modificherebbe le precipitazioni estreme e cambierebbe molte CID. Tale evento andrebbe a mascherare temporaneamente e parzialmente il cambiamento climatico causato dall'uomo. 

Con un ulteriore riscaldamento globale, si prevede che ogni regione sperimenterà sempre più cambiamenti concomitanti e multipli nei driver di impatto climatico (CID). Questi sarebbero più diffusi a 2°C rispetto che a 1,5°C e ancora più diffusi e/o pronunciati per livelli di riscaldamento più elevati.

• In tutte le regioni si prevede un ulteriore aumento di CID caldi e una diminuzione di CID freddi. Ulteriori diminuzioni sono previste nel permafrost, nella neve, nei ghiacciai e nelle calotte glaciali, nei laghi e nel ghiaccio marino artico. Questi cambiamenti saranno maggiori con un riscaldamento globale di 2°C rispetto che a 1,5°C. Per esempio, si prevede che soglie critiche di caldo per l'agricoltura e la salute saranno superate più frequentemente a livelli più alti di riscaldamento globale.

• Con un riscaldamento globale di 1,5°C, si prevede che le precipitazioni forti e le relative inondazioni si intensificheranno e saranno più frequenti nella maggior parte dell’Africa, Asia, Nord America ed Europa. Inoltre, si prevedono delle siccità agricole ed ecologiche più frequenti e/o gravi in alcune regioni di tutti i continenti, tranne l'Asia.

• Con un riscaldamento globale di 2°C e oltre, aumenterà la grandezza del cambiamento negli eventi siccitosi e di forte precipitazione. Si prevede che le forti precipitazioni e gli eventi alluvionali diventeranno più intensi e frequenti nelle isole del Pacifico, in molte regioni del Nord America e dell'Europa e in alcune regioni dell'Australasia e dell'America centrale e meridionale. In diverse regioni dell'Africa, del Sud America e dell'Europa si prevede un aumento della frequenza e/o gravità delle siccità agricole ed ecologiche; aumenti sono previsti anche in Australasia, in America centrale e del nord e nei Caraibi. Si prevede che le precipitazioni medie aumentino in tutte le regioni polari, nel Nord Europa e nel Nord America, nella maggior parte delle regioni asiatiche e in due regioni del Sud America.

• Cambiamenti specifici in alcune regioni includono l'intensificazione dei cicloni tropicali e/o delle tempeste extratropicali, l'aumento delle inondazioni fluviali, la riduzione delle precipitazioni medie e l'aumento dell'aridità e degli incendi.

• L'innalzamento medio regionale del livello del mare continuerà per tutto il XXI secolo, eccetto in poche regioni che hanno sostanziali tassi di sollevamento geologico del terreno.

• A causa dell'innalzamento relativo del livello del mare, si prevede che entro il 2100 eventi estremi che nel recente passato si verificavano una volta ogni 100 anni si verificheranno annualmente in più della metà delle località di misurazione delle maree. L'innalzamento relativo del livello del mare contribuisce all'aumento della frequenza e della gravità delle inondazioni costiere alle quote più basse e all'erosione costiera lungo la maggior parte delle coste sabbiose.

• Le città intensificano a livello locale il riscaldamento indotto dall'uomoe, e un'ulteriore urbanizzazione, insieme a temperature estreme più frequenti, aumenterà la gravità delle ondate di calore. L'urbanizzazione aumenta anche le precipitazioni medie e intense, e la conseguente intensità di deflusso. Nelle città costiere, la combinazione di eventi estremi più frequenti a livello del mare e di eventi estremi di pioggia/deflusso dei fiumi renderà più probabili le inondazioni.

Conseguenze a bassa probabilità, come il collasso della calotta glaciale, bruschi cambiamenti nella circolazione oceanica, alcuni eventi estremi composti e un riscaldamento notevolmente maggiore di quello stimato non possono essere escluse, e fanno parte della valutazione del rischio. 

• Un (poco probabile) riscaldamento molto elevato porterebbe a impatti potenzialmente molto significativi, come ondate di calore più intense e più frequenti, forti precipitazioni e rischi elevati per i sistemi umani ed ecologici. • La possibilità che si verifichino conseguenza a bassa probabilità e alto impatto aumenta con livelli più alti di riscaldamento globale. Non si possono escludere risposte improvvise e punti critici del sistema climatico, come un forte aumento dello scioglimento della calotta antartica e il deperimento delle foreste.

• È molto probabile che l’Atlantic Meridional Overturning Circulation (AMOC) si indebolisca nel corso del XXI secolo, in tutti gli scenari di emissione, ed è possibile un brusco collasso prima del 2100. Se tale collasso dovesse verificarsi, questo causerebbe bruschi cambiamenti nell'andamento degli eventi meteo su scala regionale e nel ciclo dell'acqua .

• Eventi naturali imprevedibili e rari, non collegati all'influenza umana sul clima, possono portare a conseguenze a bassa probabilità e alto impatto. Per esempio, una sequenza di grandi eruzioni vulcaniche esplosive nel giro di decenni si è verificata in passato, causando sostanziali perturbazioni del clima globale e regionale per diversi decenni. Tali eventi non possono essere esclusi in futuro, ma a causa della loro intrinseca imprevedibilità non sono inclusi nella serie illustrativa di scenari a cui si fa riferimento nel rapporto.