La grande frenata della Cina: calo demografico e Pil peggiore degli ultimi 40 anni

Per la prima volta dal 1961 la popolazione cinese è diminuita, mentre l'economia è cresciuta solo del 3%. Cosa sta succedendo nel paese asiatico

Pechino, 17 gennaio 2023 - La popolazione in Cina è calata per la prima volta in oltre 60 anni. La nazione più popolosa del pianeta ha raggiunto così una nuova pietra miliare nella crisi demografica, con implicazioni importanti per la sua economia che nel 2022 ha registrato il risultato peggiore dalla morte di Mao Zedong. Il dato diffuso oggi potrebbe spianare la strada al sorpasso dell'India in termini di popolazione già a partire da quest'anno, mentre la Cina rischia di finire come Corea del Sud e Giappone, dove l'invecchiamento della popolazione e il calo delle nascite hanno contribuito a un rallentamento economico. 

Famiglia cinese a Shanghai, 17 gennaio 2023 (Epa)
Famiglia cinese a Shanghai, 17 gennaio 2023 (Epa)

Per la prima volta le morti superano le nascite

"Alla fine del 2022 la popolazione nazionale era di 1,411 milioni", ha fatto sapere in una nota l'Ufficio nazionale di statistica di Pechino, precisando che si tratta di una "diminuzione di 0,85 milioni" rispetto all'anno precedente. È un record storico per il paese asiatico, che non registra un dato peggiore dal 1961, quando la Cina fu colpita dalle carestie provocate adlla politica maoista del Grande Balzo in Avanti. Per la prima volta le morti hanno superato le nascite: l'anno scorso sono decedute oltre 10 milioni di persone, con un tasso di mortalità del 7,37 per mille. A sette anni dalla fine della politica dell'unico figlio, che mirava a fenare la crescita della popolazione, arrivano i primi segnali di una crisi che la Cina non sembra in grado di fermare. Si potrebbe dire che il progetto di controllo e pianificazione delle nascite ha raggiunto il suo obiettivo, ma al costo di innumerevoli aborti forzati e uno squilibrio tra i generi in favore dei maschi, che tuttora persiste, con 104,69 uomini ogni cento donne. E all'orizzonte non sembrano intravedersi soluzioni per contrastare il trend che si sta affermando: i rischi collegati al calo demografico avevano spinto, a ottobre scorso, il presidente cinese, Xi Jinping, a promettere maggiore sostegno da parte del governo per contrastare l'invecchiamento della popolazione, ma le politiche messe in campo finora non hanno prodotto i risultati sperati.

Pil ai minimi dagli anni Settanta

Tra la riduzione della popolazione in età lavorativa e le pressioni sempre più forti sul sistema previdenziale a sulla produzione, accompagnate da tre anni di politica Zero Covid, l'economia cinese nel 2022 ha registrato il risultato peggiore dalla morte di Mao Zedong (se si esclude il crollo del 2020): è cresciuta solo del 3%. Sebbene il dato sia lievemente al di sopra delle aspettative, segna un ritmo tra i più bassi in oltre quarant'anni. Ed è ben lontano dall'obiettivo di crescita fissato a marzo scorso, attorno al 5,5%. Sotto la tripla pressione della contrazione della domanda, dello shock della catena di approvvigionamenti e dell'indebolimento delle aspettative, nel giudizio dell'Ufficio Nazionale di Statistica di Pechino "le fondamenta della ripresa economia interna non sono solide".

Il vice primo ministro Liu He, che lascerà la carica a marzo prossimo, si era detto ottimista a margine della Conferenza Centrale sul Lavoro Economico, che nel dicembre di ogni anno stende le linee da seguire in economia per l'anno successivo. Sulla Cina grava un ambiente esterno "turbolento" e "ardui" compiti di riforma interni, ma i leader cinesi prevedono una ripresa nel 2023. Pechino fisserà a marzo prossimo il nuovo obiettivo per la crescita all'apertura dei lavori dell'Assemblea Nazionale del Popolo, l'organo legislativo del parlamento cinese, quando il nuovo primo ministro - con ogni probabilità Li Qiang, fedelissimo del presidente cinese Xi Jinping - pronuncerà il discorso sul rapporto di lavoro del governo. Mesi difficili attendono l'economia cinese, dopo l'ondata di contagi da Covid-19 che sta flagellando il paese asiatico: per il 2023 il Fondo Monetario Internazionale sottolinea che la Cina deve "mantenere salda la rotta" delle riaperture per continuare a dare un "contributo positivo" all'economia globale a partire dalla metà dell'anno, secondo le parole della managing director, Kristalina Georgieva, mentre la Banca Mondiale stima la crescita della Cina al 4,3% nel nuovo anno, grazie alle riaperture decise da Pechino dopo l'abbandono della linea di tolleranza zero verso il virus.