Mercoledì 24 Aprile 2024

Cina: linea dura di Xi contro le proteste. Perché la polizia 'chiede' gli smartphone

Il Partito Comunista Cinese ha deciso di reprimere “le attività di infiltrazione e sabotaggio" per "salvaguardare la stabilità"

Pechino, 29 novembre 2022 - Cina e proteste anti-lockdown: passa la linea dura. La Commissione centrale per gli Affari Politici e legali del partito comunista cinese ha deciso di reprimere "le attività di infiltrazione e sabotaggio provenienti da forze ostili in linea con la legge" e gli "atti criminali illegali che danneggiano l’ordine sociale" per "salvaguardare la stabilità". La decisione è stata presa al termine di una riunione di ieri della Commissione del partito che si occupa della supervisione della polizia, dei giudici e dell’intelligence in Cina, citata oggi dall’agenzia Xinhua, a cui ha partecipato anche il ministro della Pubblica Sicurezza, Wang Xiaohong. Nel corso della riunione, presieduta da Chen Wenqing - recentemente nominato a capo della Commissione e membro del Politburo, l’Ufficio Politico del Comitato Centrale del partito, composto da 24 dirigenti politici nazionali - si è sottolineato inoltre che "è necessario risolvere tempestivamente conflitti e controversie e aiutare a risolvere le difficoltà concrete delle persone”.

"Xi dimettiti"

Lo scorso fine settimana ha visto le proteste più diffuse in Cina degli ultimi decenni, con manifestazioni contro la linea di zero Covid del governo in almeno 16 grandi città: nei momenti più duri della protesta, a Shanghai, i manifestanti hanno chiesto apertamente le dimissioni del presidente cinese,  Xi Jinping. Gli arresti e le percosse ai danni dei manifestanti - e di cui ha fatto le spese anche il reporter della Bbc Edward Lawrence, aprendo a nuove polemiche tra Cina e Gran Bretagna - sono sotto osservazione della comunità internazionale, a partire dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, come confermato ieri dalla Casa Bianca. Richiami a Pechino sono arrivati anche dalle Nazioni Unite, che hanno chiesto rispetto per i manifestanti anti-lockdown, e dal primo ministro britannico, Rishi Sunak. 

Cosa sta succedendo nelle città

La linea dura del Pcc contro le proteste giunge a soli due giorni dalla visita a Pechino del presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, confermata ieri da Pechino, che sarebbe sotto pressione per cancellare il viaggio o rimproverare i funzionari cinesi durante gli incontri in programma giovedì prossimo, secondo quanto riporta Politico, che cita funzionari, politici e diplomatici europei. Intanto, le città cinesi hanno rafforzato le misure di sicurezza per prevenire ulteriori manifestazioni, e secondo testimonianze citate dall’agenzia Reuters, sono già cominciati gli interrogatori nei confronti dei manifestanti che hanno partecipato alle proteste di Pechino, una delle città, assieme a Shanghai, dove ha avuto luogo il più grande movimento di disobbedienza civile mai avvenuto in Cina da quando Xi Jinping si è insediato al vertice dello Stato, nel 2013.

Smartphone e proteste: cosa succede

Diversi manifestanti sono stati convocati dai funzionari di pubblica sicurezza per chiarire i loro spostamenti nelle ore in cui si svolgevano le proteste contro le restrizioni della politica dello zero Covid, innescate dalla morte di dieci persone per un incendio di un edificio residenziale di Urumqi, nella regione autonoma nord-occidentale dello Xinjiang, sottoposto a misure restrittive contro la diffusione del Covid-19. Le forze dell’ordine hanno iniziato a chiedere gli smartphone ai passanti delle zone in cui si sono svolte le proteste per controllare la presenza di Vpn (virtual private netowrk, usati per aggirare la censura on line) e di app di Telegram, bloccato dalla censura in Cina, sui cui canali comunicano i manifestanti.

Misure zero Covid e ricadute economiche

Sul piano sanitario, intanto, la Commissione Nazionale per la Sanità cinese promette che le misure di controllo dovranno essere revocate "in maniera tempestiva" e hanno promesso di gestire seriamente le misure considerate “eccessive” di gestione della pandemia. Dopo le proteste, alcuni allentamenti introdotti a livello locale sui tamponi e sulle quarantene (oggi Guangzhou ha permesso ai contatti stretti dei contagiati di effettuare la quarantena a casa) e un piano per accelerare la vaccinazione degli ultra-sessantenni hanno fatto rifiatare gli investitori, sulla speranza di ulteriori allentamenti alla linea rigida di contenimento del Covid-19 che ha affossato la ripresa cinese e innervosito i mercati. Dai media statali, intanto, sembrano arrivare segnali contrastanti sulle proteste, mai menzionate direttamente: un editoriale dell’agenzia Xinhua sottolineava che "tutte le località e i dipartimenti devono essere più pazienti e alleviare le emozioni delle persone" nell’attuare la politica di zero Covid, mentre il Quotidiano del Popolo ha sollecitato i cittadini alla “attuazione risoluta” delle politiche contro la diffusione del virus.

Il presidente cinese Xi Jinping
Il presidente cinese Xi Jinping