Roma, 10 aprile 2025 – Il braccio di ferro sui dazi fra l’America di Donald Trump e la Cina di Xi Jinping non sorprende gli analisti economici, secondo cui Pechino si preparava all’eventualità di una guerra commerciale con gli Usa da oltre 4 anni, ovvero dal primo mandato del tycoon. E’ quanto emerge da un’analisi della Cnn, secondo cui Xi Jinping ha fomentato un fervente nazionalismo attorno alla sua ritorsione nei confronti di quello che definisce il "bullismo unilaterale" americano. Mercoledì Trump ha annunciato una sospensione di tre mesi di tutti i dazi "reciproci" entrati in vigore poche ore prima, ad eccezione della Cina che giovedì ha risposto introducendo dazi di ritorsione in una escalation dal ritmo impressionante: in una settimana, i dazi di Trump sulle importazioni cinesi sono balzati dal 54% al 104% e ora al 125%. La Cina non si è fatta intimidire e ha reagito portando all'84% i dazi aggiuntivi di ritorsione sulle importazioni statunitensi.

Guerra di logoramento Usa-Cina
Ma c’è di più. Secondo l’emittente televisiva statunitense la Cina è pronta non solo a reagire, ma a usare le turbolenze commerciali di Trump per rafforzare la propria posizione. "Xi è stato molto chiaro per molto tempo nel prevedere che la Cina entrerà in un periodo di prolungata lotta con gli Stati Uniti e i suoi alleati, e che la Cina deve prepararsi a questo, e lo ha fatto ampiamente", ha affermato Jacob Gunter, analista economico capo del think tank MERICS con sede a Berlino. Una guerra di logoramento che potrebbe sconvolgere una relazione commerciale del valore di circa mezzo trilione di dollari. Per decenni la Cina è stata la fabbrica del mondo, capace di soddisfare la domanda di beni a prezzi accessibili per i consumatori statunitensi e non solo. Ma questo per alcuni americani, tra cui lo stesso Trump, ha alimentato l’idea che la globalizzazione abbia rubato produzione e posti di lavoro negli Usa.
L'aumento dei dazi ad oltre il 125% per i prodotti cinesi potrebbe ora dimezzare le esportazioni con il risultato immediato di far schizzare i prezzi al consumo negli Stati Uniti, potenzialmente per anni, prima che vengano inaugurate nuove fabbriche, fa notare l’analisi della Cnn. Inoltre, secondo quanto affermato mercoledì dagli analisti di JP Morgan, questo potrebbe comportare un aumento delle tasse per gli americani di circa 860 miliardi di dollari prima delle sostituzioni dei prodotti di importazione cinese.
Dopo il Covid Cina pronta a sostenere “ondata di fallimenti”
La situazione non sarà più rosea in Cina, dove è probabile che un'ampia fascia di fornitori veda i propri margini, già ridotti, completamente cancellati, con una nuova ondata di sforzi per aprire fabbriche in altri paesi. Ma la Cina può contare su un altro modello politico-economico oltre che su una sconfinata resilienza economica, come già dimostrato ai tempi del Covid. Secondo Victor Shih, direttore del 21st Century China Center dell'Università della California a San Diego, l'entità dei dazi potrebbe portare alla "disoccupazione di milioni di persone" e a una “ondata di fallimenti" in tutta la Cina. E anche le esportazioni statunitensi verso la Cina potrebbero "raggiungere quasi lo zero", ma –sottolinea l’esperto – la Cina può sostenere questa situazione molto più dei politici americani". I leader del Partito Comunista cinese al potere, infatti, non devono affrontare i malumori degli elettori e dei sondaggi di opinione. Senza contare che già "durante il Covid hanno bloccato l'economia, causando una disoccupazione incalcolabile”.
Pechino: “Siamo preparati, accumulata esperienza in queste lotte”
"In risposta ai dazi statunitensi, siamo preparati e abbiamo delle strategie. Abbiamo intrapreso una guerra commerciale con gli Stati Uniti per otto anni, accumulando una ricca esperienza in queste lotte", ha affermato lunedì un commento in prima pagina del People's Daily, organo del Partito Comunista. Pechino potrebbe intraprendere "sforzi straordinari" per rilanciare i consumi interni, che sono stati persistentemente deboli, e introdurre altre misure politiche a sostegno della sua economia. "I piani per rispondere sono ben preparati e ampi", si legge ancora nel commento, lasciando intendere che si prospetta una “guerra di logoramento”, il cui esito finale dipende da chi riuscirà a resistere più a lungo". E la Cina probabilmente detiene un vantaggio in termini di resistenza strategica se solo si guarda appunto all’esperienza vissuta nel periodo del Covid.
Trump e la prima guerra commerciale al colosso cinese Huawei
Secondo la Cnn, nelle ultime settimane Pechino ha anche avviato colloqui con paesi dall'Europa al Sud-est asiatico nel tentativo di espandere la cooperazione commerciale, superando gli Stati Uniti e conquistando alleati e partner americani esasperati dalla guerra commerciale a singhiozzo. Ma si sta preparando alle tensioni commerciali con gli Stati Uniti fin dalla prima guerra commerciale di Trump e dalla sua campagna contro il colosso cinese Huawei. "Il governo cinese si preparava a questo giorno da sei anni, sapeva che era una possibilità", ha affermato Shih, aggiungendo che Pechino ha sostenuto i paesi nella diversificazione delle catene di approvvigionamento e ha cercato di gestire alcune delle sue sfide economiche interne anche in preparazione di questo momento, tra le altre cose.
La strategia di Xi in 5 mosse
Oggi, la Cina è in una posizione molto più favorevole per fronteggiare un conflitto commerciale più ampio, affermano gli esperti. Rispetto al 2018, ha ampliato le sue relazioni commerciali con il resto del mondo, riducendo la quota delle esportazioni statunitensi da circa un quinto del totale a meno del 15%. I suoi produttori hanno anche avviato ampie attività in paesi terzi come Vietnam e Cambogia, anche per sfruttare dazi statunitensi più bassi. Pechino ha inoltre potenziato le catene di approvvigionamento per le terre rare e altri minerali essenziali. Dall'anno scorso inoltre, il governo di Xi si è anche impegnato per affrontare problemi come la debolezza dei consumi e l'elevato debito pubblico locale. Lo stesso probabilmente non può dirsi per gli Stati Uniti, che non arrivano altrettanto preparati alla guerra di logoramento con il colosso cinese.