
Trump con la tabella dei dazi reciproci
New York, 18 aprile 2025. La confusione è grande sotto il cielo dei dazi. Così grande che due americani su tre non sanno nemmeno chi li deve pagare. E tra i trumpiani di ferro la proporzione di chi ignora come funziona il meccanismo sale a sette su dieci. A certificare il buio pesto in cui si muovono i cittadini statunitensi è un recente sondaggio di YouGov: solo il 35% degli intervistati è conscio che a pagare i dazi siano i retailer o le aziende Usa che importano i prodotti dal resto del mondo. Una percentuale che lascia ben capire come quella che è tecnicamente una tassa pagata dagli americani venga invece percepita da molti come un prelievo nelle tasche degli altri Paesi.
Il sondaggio
Il 65% del campione, infatti, prende fischi per fiaschi. Per un americano su quattro a pagare il dazio è l’azienda straniera che esporta il prodotto; per il 17% sono i governi degli altri Paesi ad allargare direttamente i cordoni della borsa; mentre per il 23% sono i consumatori finali americani a dover farsi carico del dazio. L’ultima risposta si avvicina molto alla realtà, perché nella quasi totalità dei casi i costi extra che le aziende devono fronteggiare vengono poi scaricati automaticamente sui clienti, ma non è corretta: sono sempre gli importatori, infatti, a dover pagare il dazio. Gli over 65 sono quelli che conoscono meglio come funziona il meccanismo, visto che il 41% indica la risposta corretta. Gli uomini (36%) sbagliano un po’ meno delle donne (33%).
Buio pesto tra i Maga
Ma i dati si fanno davvero interessanti quando si vanno a vedere le risposte di chi ha votato per Donald Trump alle elezioni presidenziali del 2024. Il 73% non ha la più pallida idea di come funzioni realmente il meccanismo dei dazi. Per il 60% la tassa viene direttamente pagata dalle aziende straniere che esportano (40%) o dai loro governi (20%). Percentuali che si riducono notevolmente tra chi ha votato per Kamala Harris: il 44% sa che a versare l’obolo sono le aziende o i retailer americani.
La confusione
Il problema è che molti confondono quello che succede nella realtà con gli obiettivi che l’amministrazione Trump vorrebbe raggiungere. Le aziende straniere potrebbero ridurre l’export a causa dei dazi, ma questo sarebbe un effetto del fatto che gli importatori Usa, con l’imposizione delle nuove tariffe, devono pagare una tassa più alta per fare entrare negli Stati Uniti lo stesso identico prodotto. Prodotto che potrebbe quindi diventare troppo costoso per i clienti (se il costo viene scaricato su di loro) e, a lungo termine (e comunque non per tutti i beni), potrebbe diventare più conveniente produrre direttamente in America. Ma il dazio, in ogni caso, verrà sempre pagato dalle aziende statunitensi che importano.