Giovedì 18 Aprile 2024

Catalogna, condannati i leader indipendentisti. Duri scontri in piazza e all'aeroporto

Pene dai 9 ai 13 anni per il tentativo di secessione del 2017. Tredici anni di carcere a Junqueras, mentre per Puigdemont nuovo mandato d'arresto internazionale. Proteste in tutta la regione, anche il Barça

Barcellona, scontri con gli indipendentisti (Lapresse)

Barcellona, scontri con gli indipendentisti (Lapresse)

Madrid, 14 ottobre 2019 -  La Corte Suprema spagnola ha infilitto pene dai 9 ai 13 anni ai 12 leader indipendentisti catalani protagonisti del tentativo di secessione portato avanti nel 2017. Tra loro anche l'ex presidente del governo catalano Oriol Junqueras, principale imputato nel processo e condannato a 13 anni. La notizia viene anticipata da diversi media spagnoli e internazionali, tra cui El Pais. I dodici sono ritenuti colpevoli a vario titolo per "sedizione" e "appropriazione indebita", ma non per "ribellione". Non viene quindi provata la colpevolezza per il reato più grave, per il quale l'accusa aveva chiesto 25 anni.  Le pene più severe sono state inflitte a Junqueras e a sette ex ministri della giunta catalana. Subito dopo l'annuncio delle pesanti condanne, a Barcellona sono iniziate manifestazioni e mobilitazioni di protesta.

Quanto all'ex presidente catalano Carles Puigdemont, fuggito in Belgio per sfuggire al processo, la giustizia spagnola ha lanciato "un nuovo mandato d'arresto europeo e internazionale" nei suoi confronti, annuncia la Corte suprema in una nota. Le accuse - anche per lui come per i leader condannati - sono: 'sedizione' e 'appropriazione indebita' per la fallita secessione catalana dell'ottobre 2017.

LE REAZIONI

"Torneremo più forti, più convinti e fermi che mai". Questo il primo commento, su Twitter, dell'ex  numero uno della Generalitat Oriol Junqueras, condannato a 13 anni. "A coloro la cui unica volontà è di fare del male, diciamo loro che oggi non è finito nulla, non ci avete né sconfitto né convinto", scrive ancora Junqueras in una lettera ai suoi sostenitori scritta dal carcere e pubblicata dal suo partito Sinistra Repubblicana in Catalogna. "Torneremo indietro e torneremo ancora più forti senza dubbio, torneremo e vinceremo", si legge nella missiva. 

L'ex presidente della Catalogna, Carles Puigdemont definisce invece "barbare" e "aberranti" le condanne per il fallito tentativo di secessione, avvenuto durante il suo mandato. "Un totale di 100 anni di prigione. Una barbarie. Ora più che mai, al vostro fianco e a quello delle vostre famiglie. E' tempo di reagire, come mai prima d'ora", scrive Puigdemont, anche lui su Twitter.

"Un errore storico che non risolve il problema, ma lo aggrava", dice a proposito della sentenza il ministro dell'Azione estera del governo catalano Alfred Bosch. La condanna è  figlia di un processo "in cui persone sono state giudicate esclusivamente sulla base di idee politiche". Bosch non risparmia critiche al governo spagnolo, accusando il primo ministro Pedro Sanchez di non essersi "impegnato a risolvere la situazione attraverso il dialogo". Il ministro chiede l'intervento della comunità internazionale per dirimere il conflitto tra Catalogna e Spagna: "Nessuno può rimanere in silenzio di fronte a questa violazione dei diritti fondamentali".

Dura presa di posizione anche del presidente della Generalitat de Catalunya, Quim Torra: "Il governo e io stesso rifiutiamo queste sentenze come ingiuste ed antidemocratiche, e come parte di un processo giudiziario politico e contro l'indipendentismo", dichiara. E aggiunge: "Condannare queste persone è un insulto alla democrazia ed un atto di disprezzo verso la società catalana".

"Rispetto assoluto" della sentenza lo garantisce il premier spagnolo facente funzioni, il socialista Pedro Sanchez. "Nessuno è al di sopra della legge e tutti siamo obbligati al suo rispetto. Nessuno è giudicato per le sue idee", ha dichiarato Sanchez, parlando al Palazzo della Moncloa.

Il Barcellona in campo

Scende in campo anche il Barcellona, la società di calcio blaugrana tra le più blasonate al mondo. "La pena preventiva non ha aiutato a risolvere il conflitto - scrive il club in una nota ufficiale, schierandosi con la causa indipendentiste -, non lo farà la pena detentiva inflitta ora, perché la prigione non è la soluzione". E ancora: "La risoluzione del conflitto in Catalogna deve provenire esclusivamente dal dialogo politico -. Il club chiede ai leader politici di condurre un processo di negoziazione che dovrebbe consentire la liberazione di leader civili e politici condannati". Il comunicato viene diffuso su Twitter e subito ripreso dal difensore Gerard Piqué. "Orgoglioso di far parte di questo club", scrive il difensore blaugrana. 

Protesta in Catalogna

A Barcellona gli studenti universitari hanno interrotto le elezioni e dai diversi atenei della città sono partiti cortei diretti a Plaza Cataluna. Sono in corso altre mobilitazioni e manifestazioni spontanee nella città catalana, con sindacati, partiti ed associazioni che si sono dati appuntamento a Plaza Sant Jaume, dove si trova la sede della Generalitat.

Ma la protesta monta in tutta la Catalogna. I manifestanti hanno interrotto varie strade della regione autonoma spagnola: due nella provincia di Barcellona, altrettante in quella della Girona e un'altra a Lleida; sempre nella provincia di Girona si tiene una marcia lenta di auto tra Navata e Figueres.

Migliaia di persone si sono raccolte in serata nel centro di Barcellona per manifestare contro le condanne dei leader indipendentisti catalani giunte oggi. I dimostranti sventolano bandiere indipendentiste e gridano "le strade saranno sempre nostre". Intanto nuove cariche della polizia sui manifestanti all'aeroporto del Prat di Barcellona, dove si trovano ancora migliaia di persone. Secondo l'emittente RAC 1 spiega alcuni dimostranti sono riusciti a rompere il cordone di polizia e si è verificata la carica più dura della giornata.