Lunedì 23 Giugno 2025
GIOVANNI ROSSI
Esteri

Caos Dazi, giudici contro Trump

Tribunale federale blocca le tariffe. Poi il provvedimento viene sospeso. .

Il presidente di Harvard, Alan Garber L’università è finita nel mirino del governo che ha tagliato fondi e ‘proibito’ gli studenti stranieri

Il presidente di Harvard, Alan Garber L’università è finita nel mirino del governo che ha tagliato fondi e ‘proibito’ gli studenti stranieri

I dazi statunitensi restano in vigore. Almeno per ora. La maggiorazione tariffaria a tutti i Paesi del mondo (presentata da Donald Trump lo scorso 2 aprile) prima incrocia la scure della Corte federale del commercio, poi si guadagna la sospensiva della Corte d’appello (non valida però nei confronti di una successiva e più limitata ingiunzione del tribunale ordinario di Washington). In 24 ore ad alto tasso adrenalinico, il presidente americano vede da vicino la propria disfatta e la rinuncia a un introito decennale stimato in 3.300 miliardi di dollari. Il mantenimento della maggior parte della costruzione tariffaria, in attesa della sentenza di merito e del più che probabile ricorso alla Corte Suprema di chiunque perderà, salva The Donald dall’immaginario "golpe" dei "giudici non eletti".

Una figuraccia innescata dal ricorso della Vos Selection, piccola azienda importatrice di vini firmataria del ricorso anti dazi poi condiviso da 12 Stati democratici. In aula un collegio di primo grado composto per due terzi da giudici di nomina repubblicana: Timothy Reif, insediato proprio da Trump nel 2019; Jane Restani, nominata da Ronald Reagan nel 1983; Gary Katzmann, promosso da Barack Obama nel 2016. Unanime la valutazione della Corte: lo Ieepa (International Emergency Economic Powers Act), la legge federale del 1977 che conferisce al Presidente il potere di identificare qualunque minaccia al di fuori degli Stati Uniti, e di agire di conseguenza, non può trasformarsi in "un conferimento di autorità così illimitato", sintetizza la sentenza. Uno schiaffone altrettanto energico viene riservato al Congresso, accusato di "un improprio abdicare" dal ruolo legislativo trasferendo alla Casa Bianca "poteri senza limiti".

Quello di Trump "potrebbe anche essere un piano brillante – è l’ironico commento della giudice Restani –, ma deve rispettare la legge". Infatti, secondo la Corte, il deficit commerciale non rappresenta alcuna "insolita e straordinaria minaccia", e quindi, se la minaccia non c’è, anche i poteri speciali vanno lasciati nel cassetto. Trump la prende malissimo. Anche il giudice di Washington Rudolph Contreras sottoscrive infatti un’ingiunzione preliminare anti tariffe a tutela di due importatori di giocattoli dall’Asia. E così, tra un colloquio e l’altro – per esempio con il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba – The Donald scatena tutto l’apparato contro i magistrati (presunti "attivisti").

Il segretario al Commercio Pete Navarro ostenta scioltezza: "I vari Paesi ci chiamano ancora. Questi accordi si faranno". La sospensiva concessa dalla Corte d’Appello ("fino a nuovo avviso mentre queste Corte esamina i documenti delle istanze") mantiene in vita le rinegoziazioni bilaterali in essere. Inclusa quella con l’Unione europea. Tra gli argomenti usati dal Dipartimento di giustizia proprio la tutela della "sicurezza nazionale del Paese" e la prosecuzione "dei delicati sforzi diplomatici in corso" evitando gravi danni alla "politica estera", nelle more della decisione di merito che potrebbe anche non essere favorevole e che comunque arriverà dopo la presentazione delle memorie di parte (già calendarizzate fino al 9 giugno).

Altri spiazzanti proclami trumpiani continuano però ad accumulare stop. La giudice di Boston Allison Burroughs, già intervenuta al pari del collega di Oakland Jeffrey White, ieri ha rinnovato la protezione degli studenti stranieri di Harvard prorogando a tempo indeterminato la sospensione del bando della Casa Bianca. Notizia accolta con favore alla 374a graduation dei laureandi molti dei quali con garofano bianco appuntato sulla toga nera: "Il simbolo della nostra innocenza in una situazione in cui siamo come ostaggi", spiega il lituano Matas Koudarauskas. Applausi scroscianti al presidente dell’ateneo Alan Garber per la strenua resistenza ai diktat della Casa Bianca: "Venite da tutto il mondo, proprio come deve essere", il commento al microfono guardando una platea senza confini.