CHORNOBYL, UKRAINE - AUGUST 18:  A stray dog stands at a monument outside the new, giant enclosure that covers devastated reactor number four at the Chernobyl nuclear power plant on August 18, 2017 near Chornobyl, Ukraine. An estimated 900 stray dogs live in the exclusion zone, many of them likely the descendants of dogs left behind following the mass evacuation of residents in the aftermath of the 1986 nuclear disaster at Chernobyl. Volunteers, including veterinarians and radiation experts from around the world, are participating in an initiative called The Dogs of Chernobyl, launched by the non-profit Clean Futures Fund. Participants capture the dogs, study their radiation exposure, vaccinate them against parasites and diseases including rabies, tag the dogs and release them again into the exclusion zone. Some dogs are also being outfitted with special collars equipped with radiation sensors and GPS receivers in order to map radiation levels across the zone.  (Photo by Sean Gallup/Getty Images)

Cani randagi di Chernobyl: ecco cosa svela l'ultimo studio

Chernobyl, 6 marzo 2023 - I cani randagi di Chernobyl sono stati modificati geneticamente dall’esposizione alle radiazioni. Lo sostiene uno studio appena pubblicato su Science Advances e condotto dagli scienziati del National Institutes of Health degli Stati Uniti a Bethesda, nel Maryland.  Orsa Sonia: come è morta e qual era la sua storia. "Per noi come di famiglia"    Cosa resta da capire "Ecco come è stato condotto lo studio" Perché lo studio può essere utile per l'uomo Le prossime tappe della ricerca   Cosa resta da capire Ma le modifiche genetiche sono state indotte esclusivamente dalle radiazioni? Questo dovrà essere approfondito. Lo studio è stato condotto su centinaia di animali che per tutti questi anni – dopo l’incidente alla centrale nucleare del 26 aprile 1986 - sono stati esposti alle radiazioni nella zona di ’alienazione’, dove è vietata la permanenza delle persone per un lungo periodo. Dalle analisi è emerso che i cani che vivono in prossimità dell’impianto costituiscono ormai da decine di anni popolazioni isolate dagli altri cani. La maggior parte di questi animali non si è mai spostata dalla zona, con le nuove generazioni che continuano a presidiare la stessa porzione di territorio. "Ecco come è stato condotto lo studio" Il team, guidato da Elaine Ostrander e Timothy Mousseau, ha prelevato il sangue dagli animali selvatici che popolano attualmente la zona. In un arco di tempo di circa tre anni, i ricercatori hanno raccolto campioni da circa 300 cani che vivevano nella centrale e intorno alla città spettrale. Dopo gli eventi del 1986, le autorità sovietiche hanno esortato la popolazione a evacuare l’area radioattiva. Molti scienziati avevano espresso la preoccupazione che gli animali colpiti dai residui delle scorie nucleare potessero espandersi e diffondere il rischio nucleare. In realtà, gli esperti hanno dimostrato che la popolazione di cani di Chernobyl è rimasta isolata da altre popolazioni canine per decenni, tanto che gli esami del DNA hanno evidenziato che i cani dell’area discendevano direttamente dagli esemplari presenti nella zona durante o subito dopo l’incidente al reattore. Perché lo studio può essere utile per l'uomo Questo lavoro è stato svolto nell’ambito di un progetto più ampio, volto a determinare come i migliori amici dell’uomo si siano adattati per sopravvivere in uno dei luoghi più radioattivi del pianeta. Le conoscenze acquisite, commentano gli autori, potrebbero rivelarsi utili a stimare gli effetti dell’esposizione alle radiazioni a lungo termine sulla genetica e sulla salute umana. Le conseguenze derivanti da bassi livelli di radiazioni sono infatti ancora oggetto di accesi dibattiti nella comunità scientifica.  Le prossime tappe della ricerca “La continua presenza di cani nell’area - afferma Ostrander - dimostra che la specie è stata in grado di sopravvivere e riprodursi nonostante le condizioni di radioattività, il che è piuttosto notevole”. Nei prossimi step, il gruppo di ricerca dovrà stabilire quali cambiamenti genetici possono essere attribuiti alle radiazioni e quali ad altri fattori, come la consanguineità o altri inquinanti. “Effettueremo altri campionamenti - conclude Mousseau - la conoscenza dettagliata della storia genetica di questi animali fornisce un focus ideale per gli studi futuri in questa direzione”.

Esteri

<p>Chernobyl, 6 marzo 2023 -<strong> I cani randagi di Chernobyl </strong>sono stati modificati geneticamente dall’esposizione alle radiazioni. Lo sostiene uno studio&nbsp;appena pubblicato su <em>Science Advances&nbsp;</em>e condotto dagli scienziati del <em>National Institutes of Health </em>degli Stati Uniti a Bethesda, nel Maryland.&nbsp;</p> 
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<p>Ma le modifiche genetiche sono state indotte esclusivamente dalle radiazioni? Questo dovrà essere approfondito. Lo studio è stato condotto su centinaia di animali che per tutti questi anni – dopo l’incidente alla <strong>centrale nucleare del 26 aprile 1986 </strong>- sono stati esposti alle radiazioni nella zona di ’alienazione’, dove è vietata la permanenza delle persone per un lungo periodo.<br> Dalle analisi è emerso che i cani che vivono in prossimità dell’impianto costituiscono ormai da decine di anni popolazioni isolate dagli altri cani. La maggior parte di questi animali non si è mai spostata dalla zona, con le nuove generazioni che continuano a presidiare la stessa porzione di territorio.</p> 
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<p>Il team, guidato da Elaine Ostrander e Timothy Mousseau, ha prelevato il sangue dagli animali selvatici che popolano attualmente la zona. In un arco di tempo di circa tre anni, i ricercatori hanno raccolto <strong>campioni da circa 300 cani </strong>che vivevano nella centrale&nbsp;e intorno alla città spettrale. Dopo gli eventi del 1986, le autorità sovietiche hanno esortato la popolazione a evacuare l’<strong>area radioattiva</strong>. Molti scienziati avevano espresso la preoccupazione che gli animali colpiti dai residui delle scorie nucleare potessero espandersi e diffondere il rischio nucleare. In realtà, gli esperti hanno dimostrato che la popolazione di cani di&nbsp;Chernobyl<strong> è rimasta isolata</strong> da altre popolazioni canine per decenni, tanto che gli esami del DNA hanno evidenziato che i cani dell’area discendevano direttamente dagli esemplari presenti nella zona durante o subito dopo l’incidente al reattore.</p> 
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Cani radioattivi di Chernobyl: ecco cosa svela l'ultimo studio sui randagi

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