Brexit, Theresa May sconfitta. Westminster boccia l'accordo con la Ue

La premier cade sul confine tra Eire e Nord Irlanda: "Ora si voterà sull'uscita del Regno Unito dall'Europa senza accordo"

Theresa May incassa il no al suo accordo con la Ue per la Brexit (Ansa)

Theresa May incassa il no al suo accordo con la Ue per la Brexit (Ansa)

Londra, 12 marzo 2019 - Theresa May ha incassato un altro no al suo piano sulla Brexit. I deputati britannici hanno votato contro il secondo voto di ratifica, dopo il no di gennaio al suo accordo, siglato in extremis nella notte a Strasburgo. I deputati a favore sono stati 242, quelli contrari 391. Lo scarto è stato di 149 voti, inferiore rispetto ai meno 230 del primo tentativo andato a vuoto.

Dopo la sonora sconfitta la May ha dichiarato ai deputati: "Mi spiace profondamente, domani si voterà sull'uscita del Regno Unito dall'Europa senza accordo", quindi ha lasciato libertà di coscienza ai Tory, senza però mancare di ricordare che la questione è di "fondamentale importanza". 

Theresa May, molto contrariata, intende quindi tornare alla Camera dei Comuni per mettere ai voti una mozione 'no deal si' o 'no deal no'. I deputati di Westminster dovranno decidere se vogliono la revoca dell'Articolo 50, e dunque una proroga dell'uscita dall'Ue, al momento fissata al 29 marzo, oppure dave vita a un secondo referendum. La May, da parte sua, domani voterà contro l'opzione 'no deal' per la Brexit. Lo afferma il giornalista politico del Sunday Times, Tim Shipman. Secondo il quale, scrive su twitter, è probabile che nel caso l'opzione di un'uscita senza accordo venga respinta dai Comuni, la premier decida di prorogare dell'articolo 50, rinviando la Brexit ad una data successiva al 29 marzo. 

CORBYN: ELEZIONI - Secondo Jeremy Corbyn, leader del Labour, l'accordo della May "è chiaramente morto", e rilancia la proposta laburista per l'uscita del Regno Unito dall'Ue. Corbyn ha sottolineato che forse ora si dovrebbe andare a nuove elezioni.

UE: LA SOLUZIONE E' SOLO A LONDRA - Il portavoce del presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha commentato il voto: "Ci dispiace per il risultato del voto di stasera e siamo delusi che il governo britannico non sia stato in grado di assicurare una maggioranza sull'accordo di uscita concordato da entrambe le parti a novembre. Da parte europea, abbiamo fatto tutto il possibile per raggiungere un accordo. Visto le assicurazioni aggiuntive fornite a dicembre, gennaio e anche ieri, è difficile vedere cosa altro possiamo fare", concludendo: "Se c'è una soluzione all'attuale impasse, può essere trovata solo a Londra"

UE: RINVIO SIA BEN GIUSTIFICATO - Bruxelles avverte: "Se ci sarà una richiesta ragionata da parte del Regno Unito" per un'uscita posticipata, "i 27 Paesi dell'Ue la valuteranno e decideranno all'unanimità. L'Ue si aspetta una giustificazione credibile per una possibile estensione" della permanenza del Regno Unito e "della sua durata". Nessuno sconto o favore da parte Ue, il portavoce di Tusk è chiaro: "Il corretto funzionamento delle istituzioni dell'Ue dovrà essere garantito".

MAY INCIAMPA SUL BACKSTOP IRLANDESE  - Alla May non sono bastate le rassicurazioni avute dal capo della commissione Ue Jean Claude Juncker, per cambiare gli equilibri rispetto a gennaio, quando il progetto May fu battuto ai Comuni con una maggioranza senza precedenti. ​I 'Brexiteers', l'ala oltranzista del Partito conservatore che si riconosce nell'European Research Group di Jacob Rees-Mogg, hanno fatto lo sgambetto alla May. Dall'analisi del voto parlamentare risulta che alla premier sono mancati proprio 75 voti del suo partito, e i previsti 10 dei deputati nordirlandesi del Democratic Unionist Party. Voti favorevoli sono arrivati invece da 235 deputati Tories, 4 indipendenti e 3 laburisti. 

No compatto dei Labour: respinto l'accordo con 238 voti. No anche dalla fronda di 75 conservatori, da 35 deputati dello Scottish National Party, dagli 11 liberal democratici, dai 10 del Dup, dai 4 deputati gallesi del Plaid Cymru e da 1 deputato dei Verdi.

Altro colpo alla May, in precedenza al voto e su cui ha influito negativamente, era arrivato dal procuratore generale britannico, Geoffey Cox, che aveva smontato le garanzie portate a casa dalla premier da Strasburgo sul backstop irlandese. Infatti per Cox non erano sufficienti a escludere che il Regno Unito rimanesse intrappolato nel controverso meccanismo, che dovrebbe evitare il ritorno di un confine fisico tra Irlanda e Irlanda del Nord. 

Mancano solo 17 giorni al 29 marzo, uscita della Gran Bretagna dalla Ue.

TRE IPOTESI - Sono tre sono i possibili scenari per Brexit, cioè Hard Brexit, proroga o ritiro unilaterale. L'Ispi (Italian Institute for International Political Studies) spiega: 1. Hard Brexit sarebbe lo scenario del "no deal", in cui il Regno Unito uscirebbe dall'Ue senza un accordo che stabilisca cosa succede dopo. Questo si voterà domani, cioè l'opzione più drastica su Brexit. Così non ci sarebbe un periodo di transizione, né un "backstop" che risolva la questione dell'Irlanda del Nord. Con il rischio di nuove contrapposizioni tra unionisti e nazionalisti irlandesi. Poi Londra sarebbe anche fuori dal Mercato Unico, e varrebbero le regole dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), con dazi e controlli alla frontiera su molte merci. 2. Proroga: il voto di Westminster sulla richiesta di proroga a Bruxelles è per il 14 marzo. Londra si avvarrebbe di quanto previsto dall'Art.50 del Trattato di Lisbona, ovvero che la scadenza dell'uscita di un paese dall'Ue possa essere prorogata all'unanimità dai rimanenti paesi membri. La GRan Bretagna ha già incassato l'ok da alcuni paesi Ue, tra cui la Germania, spazzando lo spettro della hard Brexit. 3. Ritiro unilaterale. In questo caso il governo britannico potrebbe ritirare la notifica di Brexit in maniera unilaterale in qualsiasi momento prima dell'uscita prevista per il 29 marzo, annullando di fatto Brexit. Sarebbe un vantaggio per il Regno Unito evitando di far dipendere la decisione finale dall'accettazione o meno da parte di Bruxelles. Ma opzione difficile perché si sconfesserebbe così il risultato del referendum del 2016. 

INDUSTRIALI GB: FERMATE QUESTO CIRCO - Carolyn Fairbairn, direttore generale della Confederation of British Industry, la Confindustria britannica: "Quando è troppo è troppo. Serve un nuovo approccio. Prorogare l'articolo 50 con un piano chiaro da far avanzare: i Conservatori devono rinunciare ai loro paletti, il Labour deve sedersi al tavolo con un autentico impegno per trovare soluzioni. E' ora di fermare questo circo".

DI MAIO: NESSUN RISCHIO PER RISPARMI ITALIANI, ANZI - Il vicepremier e ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, in collegamento con La7, ha rassicurato gli italiani: "Non c'è rischio per i nostri risparmi: sinora abbiamo avuto sempre garanzie sugli italiani. Poi se ci sono realtà che vogliono spostarsi da noi tutto può essere una opportunità". Anzi nella Brexit il leader a 5 Stelle il lato positivo: "Tutto può essere un'opportunità", vista in chiave di possibili ricadute della Brexit sulla mobilità delle imprese. Quindi osserva: "l'Inghilterra deciderà per se stessa" mentre "se c'è da difendere i diritti dei nostri concittadini che sono lì dovremo farlo" mentre "se ci sono aziende che decideranno di andare via, dovreno essere in grado di attrarre questi investimenti e portarli in Italia".