Martedì 23 Aprile 2024

Brexit, il governo di Johnson: "Abbiamo i numeri per l'accordo"

A Westminster si prepara un altro lunedì di passione, mentre Burxelles prende tempo. Michael Gove: "Usciremo dall'Ue il 31 ottobre"

Boris Johnson (Lapresse)

Boris Johnson (Lapresse)

Londra, 20 ottobre 2019 - Brexit, è ancora caos. Dopo la lettera (non firmata) del premier britannico che chiede il rinvio al 31 gennaio 2020, l'Ue studia la risposta da dare. Ma a Westminster si prepara un altro lunedì di passione, mentre a Londra un milione di persone scendono in piazza per chiedere un nuovo referendum.

E oggi Michael Gove, il ministro britannico incaricato dal premier Johnson di coordinare l'intensificazione dei preparativi per portare il Paese fuori dall'Unione europea senza un accordo, ha detto a Sky News che il Regno Unito uscirà dall'Ue il 31 ottobre.

Il Parlamento rinvia il voto sull'accordo con l'Ue

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​Boris Johnson e le due lettere all'Ue

Con una lettera inviata ieri a ridosso della mezzanotte, la Gran Bretagna ha richiesto all'Unione europea una nuova proroga sul processo di Brexit. Ma il premier Boris Johnson non l'ha firmata (ha demandato questo compito a un funzionario) e anzi ha inviato in parallelo un'altra lettera, in questa caso firmandola, in cui afferma di ritenere un errore un nuovo rinvio.   Questa l'ultima contorsione nel lungo e controverso processo verso il recesso del Regno dall'Unione, dopo che ieri, quello che avrebbe dovuto essere il giorno decisivo sulla ratifica parlamentare del nuovo accordo di Brexit ha riservato una nuova sorpresa. E' infatti stato approvato un emendamento che prevede il voto sull'accordo solo dopo che siano state varate le norme attuative.

I labour: portiamo il premier in tribunale

Alcuni deputati dell'opposizione britannici sostengono che l'invio di una seconda lettera all'Unione europea, inviata nel tentativo di minare il Benn Act (che ha obbligato il premier a inviare a Bruxelles una lettera per chiedere un rinvio della Brexit), possa essere illegale. Per questo valutano di portare il primo ministro in tribunale; tra loro il laburista e cancelliere ombra John McDonnell, per cui Johnson potrebbe essere accusato di "oltraggio al Parlamento e ai tribunali". Concorde, secondo Bbc, il leader dello Scottish National Party a Westminster, Ian Blackford

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Raab: abbiamo i numeri per il "si deal"

Il governo britannico di Boris Johnson è convinto dopo la seduta di ieri di avere "i numeri" per far passare già nei prossimi giorni a Westminster l'accordo sulla Brexit raggiunto con Bruxelles, malgrado l'intoppo dell'emendamento pro rinvio. Lo ha detto oggi alla Bbc il ministro degli Esteri e vicepremier de facto, Dominic Raab, aggiungendo che anche molti governi Ue sarebbero "profondamente a disagio" di fronte all'ipotesi di una proroga.  "A dispetto di certi intrallazzi parlamentari", ha detto Raab, "sembra proprio che abbiamo i numeri per far passare" il deal. Per questo l'esecutivo intende riproporre la questione in aula già a partire da domani.  I conteggi sull'emendamento pro rinvio presentato ieri in sfida al governo dal dissidente Tory Oliver Letwin ha in effetti dimostrato che Johnson potrebbe farcela: almeno sulla carta. Sommando coloro che hanno votato contro l'emendamento ai 16 fra ex Tory e laburisti pro Brexit che hanno invece contribuito ad approvarlo, ma dicendosi pronti poi a votare per il deal del premier, la maggioranza infatti si ribalterebbe. Tanto più che lo stesso Letwin ha confermato oggi di essere ora pronto a riallinearsi.

L'unica incognita riguarderebbe a quel punto il sostegno a un prossimo emendamento annunciato dal Labour per cercare d'imporre la richiesta d'un secondo referendum da affiancare all'eventuale approvazione del deal.