Giovedì 18 Aprile 2024

Londra, 5 milioni di firme per la petizione anti-Brexit

Si chiede al Parlamento britannico di revocare l'articolo 50 che sancisce il divorzio dall'Ue. Crescono le voci di un complotto contro Theresa May

La premier britannica Theresa May (Ansa)

La premier britannica Theresa May (Ansa)

Londra, 24 marzo 2019 - Brexit, dopo il grande successo della marcia i ieri - con un milione di britannici in piazza per chiedere il referendum-bis (FOTO) - continua a lievitare il numero di chi firma la petizione al Parlamento britannico affinché revochi l'articolo 50 (che sancisce il divorzio dall'Ue):  ha superato i 5 milioni di firme. Alle 16 ora italiana le firme erano più di 5.030.000. Secondo le regole del sito, una petizione che supera le 100.000 firme obbliga il Parlamento a considerare di discutere il tema della richiesta.

VOCI DI COMPLOTTO - Intanto, sul fronte del governo, Theresa May sempre più preoccupata convoca una riunione dei vertici del partito. Crescono infatti le voci di un ammutinamento, una congiura Tory per scalzarla.  Una dietrologia tanto pressante che - riferisce la Bbc - due ministri britannici indicati dalla stampa come sospetti complottisti per rovesciare la premier hanno sentito la necessità di dichiarare il loro appoggio pieno a Theresa May. "Non è il momento di cambiare il capitano della nave", ha detto il ministro dell'Ambiente Michael Gove alla Bbc, alludendo alla premier. Il vice de facto della premier, David Lidington, ha giurato di essere al "100% dalla parte" di Theresa May. Da notare che sono i due nomi che circolano von più insistenza per una eventuale sostituzione a Downing Street.

LA RIUNIONE DI CRISI TORY - La May intanto, viste anche le voci crescenti su una sua uscita di scena, ha riunito i suoi per un summit di crisi nella residenza in campagna del primo ministro (chiamata Chequers court). Vi partecipano ministri e deputati Tory, fra cui Lidington e Gove. I 'brexiteers' sono rappresentati tra gli altri da Boris Johnson, Iain Duncan Smith e Jacob Rees-Mogg.  Il Sunday Times ha riferito di un possibile 'golpe' ai danni della premier maturato nell'ambito del suo governo con un numero crescente dei suoi membri che ne chiedono la sostituzione o la pressano per fissare una data per la sua uscita di scena.