Brexit, May apre a Corbyn e chiede un altro rinvio

Si tenta una soluzione in extremis per evitare il no deal. La premier si appella al leader laburista per un "accordo condiviso". Barnier: "Uscita senza intesa ogni giorno più probabile"

Theresa May (Ansa)

Theresa May (Ansa)

Londra, 2 aprile 2019 - C'è ancora almeno una chance per evitare una Brexit no deal, secondo Theresa May. Ed è quella di un compromesso con l'opposizione su un'intesa che parta da quella già negoziata con Bruxelles. La premier Tory lo ha detto in un discorso alla nazione, in cui ha aperto a "un accordo condiviso" con il leader laburista Jermy Corbyn che possa ottenere la maggioranza in parlamento. La May non ha escluso l'uscita dalla Ue senza intese (no deal, appunto), ma ha insistito sul divorzio con un accordo come la soluzione migliore, chiarendo di voler chiedere a Bruxelles un ulteriore rinvio, che comunque non dovrebbe andare oltre il 22 maggio. A questa richiesta dovrebbe rispondere domani il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker parlando al Parlamento europeo. La premier ha anche ribadito l'intenzione di non far partecipare il Regno Unito alle prossime elezioni europee. 

Brexit, governo May perde i pezzi. Juncker: "Voto entro il 12 o no proroga breve"

SPETTRO NO DEAL - La proposta della May è arrivata dopo quasi otto ore di riunione con i suoi ministri. Riunione indetta dopo che ieri - in mezzo alla protesta degli ambientalisti - è arrivato il secondo 'no' in pochi giorni della Camera dei Comuni alla soft Brexit, con permanenza del Regno nell'unione doganale. Per scongiurare un'uscita senza accordo, che stanti così le cose, avverrà il 12 aprile,  il ministro Stephen Barclay, ha rilanciato oggi l'ipotesi di un quarto voto sull'accordo di Theresa May. Che per ora la Camera ha sempre bocciato, compresi i vari piani B, pronunciandosi però sempre anche contro il no deal. Il Parlamento britannico è in subbuglio. Franchi tiratori serpeggiano tra i conservatori, ma anche i laburisti non sembrano compatti. E le carte ai Comuni, spesso, si mischiano. Per dare l'idea delle manovre in corso sotto traccia, ieri la mozione per rimanere nell'unione doganale non è passata per soli tre voti.

Flash mob ambientalista alla Camera dei Comuni durante il dibattito sulla Brexit (Ansa)
Flash mob ambientalista alla Camera dei Comuni durante il dibattito sulla Brexit (Ansa)

Il fallimento delle trattative "diventa ogni giorno più probabile", ammette il capo negoziatore Ue sulla Brexit Michel Barnier intervenendo all'Epc. "Essere preparati non significa che non ci saranno disagi. Non andrà tutto liscio. Ci saranno problemi. Essere pronti - aggiunge - significa che tutti i problemi previsti dovrebbero essere gestibili per l'Ue". Di oggi le stime Istat che pongono l'accento sui rischi al ribasso per l'economia dell'aera euro in caso di 'Hard Brexit'. 

Barnier sottolinea che  "se il Regno Unito vuole ancora lasciare l'Ue in modo ordinato, l'accordo di divorzio è e resta l'unico modo". E ancora: "Abbiamo sempre detto che possiamo accettare un'unione doganale o una relazione sul modello Norvegia. La dichiarazione politica può essere adeguata". Le strade percorribili sono sempre di meno. "Se i Comuni non votano a favore nei prossimi giorni, restano solo due opzioni: un 'no deal' o un posticipo più lungo dell'uscita", afferma il capo negoziatore Ue intervenendo al think tank Epc.  L'Europa è comunque pronta a un epilogo senza accordo. "Stiamo lavorando per trovare modi operativi e dove possiamo attuare i controlli necessari per proteggere il mercato unico", spiega a proposito delle frontiere irlandesi.

CONTE E JUNCKER - Brexit al centro anche del colloquio di oggi a Palazzo Chigi tra il premier Giuseppe Conte e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. "Non abbiamo ancora chiarezza sulla posizione del Regno Unito per gestire un processo così complesso", ha detto il presidente del Consiglio. "Per questo anche in Italia ci stiamo preparando alla non auspicata prospettiva no deal". In tal senso l'approvazione dello specifico decreto legge in materia. Nel pomeriggio interviene anche Macron: "L'Ue non può essere ostaggio della risoluzione della crisi politica nel Regno Unito".

SCENARIO DA INCUBO - Mark Sedwill,  Cabinet Secretary del governo britannico, ha intanto illustrato lo scenario da incubo in caso di Brexit no deal. Lo ha fatto in una lettera inviata alla May e ai ministri. Il quadro, già delineato in altre occasioni, potrebbe prevedere prezzi dei prodotti alimentari aumentati del 10%, polizia e forze di sicurezza in difficoltà, alcune aziende che commerciano con l'Ue in tilt, governo pressato per salvare le imprese dal baratro, recessione e deprezzamento della sterlina peggio che nella crisi del 2008. Oltre che una pressione smisurata sul sistema giudiziario. Conseguenze drammatiche descritte da Sedwill nella missiva resa nota dal Daily Mail. 

Nei giorni scorsi era spuntato un altro documento riservato del governo britannico sull'opzione 'no deal'. Paventava una fase "critica" di almeno tre mesi, con trasporti in tilt e fornitura di cibo e servizi essenziali a rischio.  La May e i suoi hanno pronto da mesi un piano per gestire il caos. Ma l'operazione YellowHammer, se lo scenario dovesse realizzarsi così come ipotizzato, potrebbe non bastare. 

ANTITRUST UE - Nel frattempo, provoca nuove tensioni la decisione dell'antitruste Ue di chiedere alla Gran Bretagna di recuperare aiuti di stato illeciti, frutto della concessione di un vantaggio selettivo a talune multinazionali esentate dalle norme britanniche contro l'evasione fiscale.