Venerdì 19 Aprile 2024

Brexit, sì dal governo britannico alla bozza d'accordo con la Ue

La premier May: "Quanto di meglio abbiamo potuto negoziare". Bbc: nove ministri contrari. E non mancano le critiche

La premier britannica Theresa May (Ansa)

La premier britannica Theresa May (Ansa)

Londra, 14 novembre 2018 - Via libera dal governo britannico al progetto di accordo con la Ue sulla Brexit. L'annuncio è stato dato dalla premier britannica Theresa May alla fine di una riunione fiume con i suoi ministri. "E' un passo decisivo che ci permetterà di avanzare e ultimare l'intesa", ha spiegato alla stampa sottolineando come l'accordo rappresenti "quanto di meglio abbiamo potuto negoziare". 

"Si è trattato di un dibattito appassionato", ha detto ancora May, spiegando che "la decisione verrà sottoposta a un attento esame". "Ci sono giorni difficili davanti a noi, ma l'accordo è nell'interesse nazionale e mantiene la promessa del referendum - ha concluso -. Credo fermamente con la testa e il cuore che questa sia una decisione che è nell'interesse di tutto il Regno Unito".

Per May si tratta in effetti di un modo per andare avanti sulla strada della Brexit, evitando al contempo una rottura traumatica con i 27, chiamati adesso - a loro volta - a sancire la svolta, innescando con un vertice straordinario da convocare con ogni probabilità il 25 novembre l'iter verso le ratifiche parlamentari, entro il termine fissato da Londra per la sua uscita formale dal club: il 29 marzo 2019. 

COSA PREVEDE LA BOZZA - Sui contenuti della bozza, spalmati in ben 585 pagine e sintetizzati in un libro bianco diffuso stasera, si sapeva già l'essenziale. Confermati gli impegni sulla tutela dei diritti dei cittadini 'ospiti', sul conto di divorzio britannico da 39 miliardi di sterline, su una fase di transizione improntata allo status quo di (almeno) 21 mesi. "Ma il periodo di transizione potrà essere esteso attraverso un accordo congiunto", ha spiegato il capo negoziatore dell'Unione europea, Michel Barnier, nel caso in cui "non saremo pronti per il luglio 2020" a un accordo definitivo sulla frontiera irlandese.  E proprio quest'ultimo è stato il nodo più difficile da sbrogliare, ma alla fine una soluzione per assicurare il mantenimento di un confine senza barriere fra Irlanda e Irlanda del Nord è stata trovata: con una permanenza temporanea dell'intero Regno nell'unione doganale in attesa di un successivo accordo complessivo sulle relazioni future post Brexit fra Londra e Bruxelles. 

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LA BOCCIATURA - Le soluzioni di compromesso adottate però sono già state liquidate come un patchwork destinato a non funzionare. "Il peggiore dei due mondi", dicono all'unisono, da sponde opposte, il rampante conservatore euroscettico radicale Jacob Rees-Mogg e il vecchio ex primo ministro laburista eurofilo Tony Blair. Un'intesa che "non soddisfa né i sostenitori di Leave, né quelli di Remain come me", insiste Blair, ricomparendo sugli schermi della Bbc per tornare a invocare quel secondo referendum che May continua categoricamente a escludere.  E di "peggior accordo della storia" parla anche l'europarlamentare euroscettico britannico Nigel Farage. Anche per il primo ministro scozzese Nicola Sturgeon l'accordo proposto sarebbe negativo perché porta la Scozia "fuori da un mercato unico otto volte più grande del mercato del Regno Unito" e pone "un'enorme minaccia all'occupazione, agli investimenti e agli standard di vita". 

Soddisfatto invece il premier irlandese Leo Varadkar. "Evitare una frontiera fisica si è rivelata una delle sfide più difficili; quello che era noto come la 'soluzione temporanea' è ora pienamente spiegato nell'accordo, e verrà applicata 'a meno che e fino a che' non sarà trovata una soluzione migliore", ha detto Varadkar, spiegando che tuttavia "la Brexit non è la nostra politica ed è qualche cosa di cui ci dispiace".

PARTITA APERTA - La partita tuttavia è ancora tutta da giocare. E da giocare soprattutto in casa britannica, mentre l'Ue e il suo capo negoziatore Michel Barnier osservano e aspettano. May dovrà infatti affrontare le incognite di un voto parlamentare dove le opposizioni - al di là delle divisioni fra chi invoca il referendum bis e chi, come il leader del Labour, Jeremy Corbyn, punta invece sulla strada di elezioni anticipate per tagliare i nodi - sembrano compatte sul piede di guerra. E prima ancora di approdare in aula, la premier dovrà pensare a salvare la sua poltrona e la maggioranza dall'implosione: secondo la Bbc nove ministri si sono espressi contro l'intesa e non sono escluse dimissioni. Senza contare poi la destra unionista nordirlandese del Dup, vitale alleato per la tenuta del governo in parlamento, allarmata da un testo d'intesa - ben visto a Dublino - che lascia aperta la porta per il futuro a un legame fra Irlanda del Nord e Ue "più profondo" rispetto a quello del resto del Regno. 

DIMISSIONI - Il sottosegretario britannico per l'Irlanda del Nord, il conservatore Shailesh Vara, ha annunciato oggi le sue dimissioni. "Con molta tristezza e rammarico ho presentato la mia lettera di dimissioni da ministro dell'Irlanda del Nord al premier", ha scritto il 58enne esponente dei Tory in un tweet. "Siamo una nazione orgogliosa e ci siamo ridotti ad obbedire alle regole fatte da altri Paesi che hanno dimostrato di non avere a cuore i nostri migliori interessi. Possiamo e dobbiamo fare meglio di questo. Il popolo del Regno Unito merita di meglio. Ecco perché non posso sostenere questo accordo".