Elezioni in Brasile, domenica si decide. I sondaggi sulla sfida tra Lula e Bolsonaro

Ultimo dibattito televisivo a Rede Globo: duro scontro e scambio di offese tra i candidati alla presidenza

Brasilia, 29 ottobre 2022 - Alla fine dell’ultimo dibattito televisivo a Rede Globo, Jair Bolsonaro la frase che non aveva ancora pronunciato durante le due campagne elettorali per la presidenza del Brasile (primo turno e ora ballottaggio) l’ha pronunciata: “Accetteremo il risultato delle urne, chi fra me e Lula avrà preso un voto in più sarà il presidente democraticamente eletto”. “Chi credeva al possibile golpe – ripete José Paulo Cavalcanti Filho, ex ministro della giustizia e uno degli estensori della Costituzione del 1988 – è sempre stato in mala fede, Bolsonaro non avrebbe mai messo in discussione la sicurezza del suo Paese”.

Il presidente Jair Bolsonaro e lo sfidante Luiz Inacio Lula da Silva
Il presidente Jair Bolsonaro e lo sfidante Luiz Inacio Lula da Silva

Domani dalle 7 saranno aperte le urne e se la conclusione del dibattito fra il presidente uscente e il suo sfidante, Luiz Inacio Lula da Silva che al Planalto ha già governato per otto anni fra il 2002 e il 2010, è stata soft non si può dire lo stesso della discussione, spesso aspra nei toni come tutta la drammatica campagna elettorale che ieri ha registrato l’ennesima vittima: un consigliere comunale di una piccola cittadina nello Stato di San Paolo che stava sostenendo Lula in strada dopo averlo fatto apertamente sui social è stato ucciso a colpi di pistola al petto. La polizia tende a chiudere l’indagine come omicidio a movente personale, ma pochi ci credono.

Davanti alle telecamere il rappresentante del Partito liberale di centrodestra e quello del Partito dei lavoratori di sinistra ma che gode l’appoggio anche di personalità moderate – hanno sorpreso gli endorsement degli ex presidenti Fernando Henrique Cardoso, che per due volte aveva sconfitto Lula negli anni Novanta, e José Sarney – se ne sono dette di tutti i colori e hanno anche protestato per la posizione dei leggii: "Io vicino a lei non ci sto" ha detto Bolsonaro al suo sfidante. Il presidente uscente ha commesso anche una gaffe, rimediata con imbarazzo, nella sua dichiarazione di voto: “Grazie mille, mio Dio. E, se è la vostra volontà, sono pronto ad assolvere un altro mandato come deputato federale… scusate, come presidente della Repubblica”.

Dopo qualche risatina di Lula e del conduttore, ha proseguito: “Per essere chiari: più che scegliere un presidente della Repubblica, qui si sceglie il futuro della nostra nazione. Se vivremo in libertà o meno. Se la famiglia brasiliana sarà rispettata". Il concetto di “Dio, Patria e Famiglia”, il mantra ripetuto fino all’inverosimile per “volontà divina”; e proprio sull'elettorato cristiano si gioca gran parte del successo. Bolsonaro è evangelico e il 73% di chi professa tale religione lo ha votato al primo turno; Lula, fondamentalmente ateo, è saltato sul carro dei cattolici soprattutto dopo che è stato assaltato il santuario di Nossa Senhora de Aparecida da parte dei tifosi di Bolsonaro. Il petista ha scritto anche una lettera agli evangelici: “Io sono per la vera pace, non Bolsonaro, che passa anche per una pacificazione religiosa”.

La sicurezza è un altro dei temi sui quali la differenza è più ampia. Lula ha ripetuto che col suo governo “distribuiremo libri, cultura, faciliteremo l'accesso a cose che educano, non che uccidono. La criminalità organizzata non può, in nome dell'agevolazione delle armi, acquisire arsenali” al che Bolsonaro ha replicato mostrando un documento del Pt in cui si chiede, fra l’altro, la smilitarizzazione della polizia e la liberalizzazione delle droghe. “E’ di una parte del partito – si è difeso Lula – nel mo prohramma non c’è niente di tutto questo”.

Due argomenti sui quali Lula si è molto speso sono la povertà e l’Amazzonia. “Noi – ha detto – riprenderemo il nostro programma per dare pasti caldi a tutti e per evitare che il Paese sia strangolato dal liberalismo e dal capitalismo privato contro i beni dello Stato. Le prime misure del nostro governo saranno salvare 33 milioni di persone dalla fame e salvare più di 100 milioni di brasiliani dalla povertà. La democrazia sarà vera solo quando l'intera popolazione avrà accesso a una vita dignitosa, senza esclusioni. E sull’ambiente saremo intransigenti: basta sfruttamento insensato della nostra foresta, basta attacchi alle popolazioni indigene. Il disboscamento dell’Amazzonia è un reato che il governo Bolsonaro ha portato avanti senza risparmiarsi”.

Dal canto suo il presidente uscente ha attaccato Lula sull’intervento dei medici cubani in Brasile che iniziò sotto il governo petista: “Li rimanderemo a casa, noi abbiamo professionalità tali che dimostreremo come quella manovra è stata solo un piacere fatto ai comunisti dell’Avana”. E in politica estera si è di nuovo vantato degli appoggi di Trump e Orban contro le manovre di accerchiamento dei socialisti argentini.

Domani, però, si vota e l’ultima parola spetta al popolo brasiliano. L’ultimo sondaggio dice Lula al 53% e Bolsonaro al 47%. Ma al primo turno i sondaggi sono stati “traditi” dalle urne, che apriranno in quasi tutto il Paese alle 7. Alle 21 ora italiana dovrebbe essere abbastanza chiaro chi sarà il nuovo presidente. La battaglia, il primo turno lo dimostra, è aperta.