Ucraina, perché (per ora) la Bielorussia non entra in guerra. Le ragioni sono due

Lukashenko nel 2020 è rimasto al potere solo grazie all'aiuto di Putin, ma ancora non interviene. Ecco cosa potrebbe succedere

Lukashenko (a sinistra) e Putin

Lukashenko (a sinistra) e Putin

Minsk, 23 marzo 2022. Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina, molti analisti si sono chiesti quanto ci avrebbe messo la Bielorussia a entrare nel conflitto. Secondo gli 007 di Kiev, ci sarebbe stato addirittura un accordo segreto tra Vladimir Putin e Alexander Lukashenko che prevedeva l’entrata in guerra di Minsk entro il 21 marzo. Il patto non sarebbe stato rispettato e per questo nei giorni scorsi si è parlato anche di un piano del Cremlino per rovesciare il presidente bielorusso. Secondo alcuni ufficiali della Nato e del Pentagono, le truppe di Lukashenko presto portrebbero attaccare, anche se molti esperti rimangono scettici. Ma perché fino a questo momento Minsk non si è unita all’invasione?

Le condizioni dell’esercito

Le truppe e i mezzi bielorussi non sono certamente allo stato dell’arte. “Quando ero in Europa – ha scritto l’ex generale Usa Mark Hertling – c’erano tre eserciti nazionali che noi valutavamo ‘estremamente deboli’. Quello bielorusso era tra questi. Se dovessero attaccare, l’effetto sul campo di battaglia sarà l’equivalente di una danza scatenata”.

Lukashenko al bivio

Per il momento Minsk ha permesso alle truppe e ai convogli russi di passare attraverso il territorio bielorusso per attaccare l’Ucraina e ha concesso l’uso delle basi aeree per bombardare Kiev e altri obiettivi. Nel 2020 il dittatore bielorusso è rimasto al potere solo grazie all’intervento del Cremlino, che ha sedato le proteste dopo che Lukashenko aveva di fatto perso le elezioni. Per questo sa che senza l’appoggio di Putin, il suo potere sarebbe a rischio. La Bielorussia, già colpita dalle sanzioni (ma non al livello della Russia), sa che pagherebbe un prezzo enorme a entrare in guerra e che sarebbe costretta ad assoggettarsi ancora di più ai voleri del Cremlino.

L’opposizione interna

Lo scorso mese una ricerca di Chatham House ha evidenziato come la maggioranza dei bielorussi sia contraria a partecipare a una guerra contro l’Ucraina e ritengono che il coinvolgimento di Minsk nell’invasione avrebbe conseguenze devastanti. Oltre mille bielorussi sono stati arrestati per aver manifestato a favore della pace, mentre ci sono già stati diversi sabotaggi alle infrastrutture utilizzate dall’esercito russo. Inoltre diverse centinaia di cittadini hanno varcato il confine per unirso all’esercito ucraino.

Il problema dei riservisti

Oltre a questi problemi, è anche in atto una grande fuga dal Paese. Chi se lo può permettere, ha lasciato la Bielorussia, perché il governo, se entrasse in guerra, potrebbe richiamare in servizio tutti gli uomini sotto i 56 anni. “Io e la mia famiglia – racconta una bielorussa che lavora nel campo delle tecnologie dell’informazione e che vuole mantenere l’anonimato - siamo fuggiti in Georgia. Qui ci sono almeno altri 30mila bielorussi che sono entranti regolarmente nel Paese. Avevamo paura che i nostri uomini potessero essere richiamati sotto le armi. Mio marito mi ha detto che lui non avrebbe mai ucciso un fratello ucraino”. La mancanza dei riservisti, fuggiti preventivamente, potrebbe essere uno dei motivi che spingono Lukashenko alla cautela. “Sappiamo che il governo ha fatto delle richieste ufficiali alle aziende per sapere quante persone sono andate via dopo il 24 febbraio”.