Giovedì 18 Aprile 2024

Biden dà un taglio alla nicotina nelle sigarette

Stati Uniti, una legge per ridurre la sostanza e limitare così la dipendenza. Crollo in Borsa dei titoli delle holding del tabacco

Uma Thurman nel film cult di Quentin Tarantino Pulp Fiction

Uma Thurman nel film cult di Quentin Tarantino Pulp Fiction

Una legge per ridurre la nicotina nelle sigarette. È la svolta a cui sta lavorando negli Stati Uniti l’amministrazione di Joe Biden, trapelata dal Wall Street Journal. Oltre a un possibile divieto delle bionde al mentolo, al vaglio del governo americano ci sarebbe appunto la possibilità di chiedere alle grandi società del tabacco di ridurre il livello della sostanza in tutte le sigarette vendute nel Paese, per limitarne la dipendenza.

Le modifiche darebbero un nuovo slancio alla guerra al fumo, rallentata nell’ultimo anno a causa dell’emergenza dovuta alla pandemia. Iniziative che – se implementate – rispecchierebbero le politiche dell’ex commissario della Food and Drug Administration, Scott Gotlieb, messe da parte dopo che aveva lasciato l’incarico nel 2019. Gottlieb aveva minacciato di ritirare tutte le sigarette elettroniche dal mercato.

Al momento non ci sono conferme definitive e il dibattito sembra ancora in corso. Ma l’ipotesi di una riduzione dei livelli di nicotina ha guadagnato consensi nell’ambito della discussione in atto su un possibile divieto delle sigarette al mentolo. Le autorità federali hanno tempo fino al 29 aprile per decidere se vietarle o meno. Il divieto sarebbe un’efficace manovra per distogliere i giovani dal fumo poiché molti si avvicinano alle bionde attirati dal mentolo.

Una riduzione della nicotina avrebbe invece un impatto sui fumatori, anche più accaniti, spingendoli a cercare alternative meno dannose, come le gomme da masticare alla nicotina o sigarette elettroniche.

L’indiscrezione del Wall Street Journal ha avuto immediate ripecussioni in Borsa sui titoli dei colossi statunitensi produttori di tabacco. Ribasso di oltre il 4% per il produttore delle Marlboro, cede il 3,65% British American Tobacco, mentre Imperial Brands lascia sul terreno il 7%. Avanza invece Philip Morris International: la società, che controlla le Marlboro fuori dagli Stati Uniti, è meno esposta infatti ai rischi di una stretta.

"Ogni azione che la Food and Drug Administration assume deve essere basata sulla scienza e tenere in considerazione le conseguenze, quali la crescita di un mercato di prodotti illeciti e l’impatto su migliaia di lavoratori", ha detto un portavoce di Altria commentando i rumors.

Scetticismo anche in casa Reynolds American. Il produttore delle Camel e delle Newport, ritiene infatti che le prove scientifiche sugli effetti di una riduzione della nicotina siano inconcludenti e ci sono "strumenti migliori per migliorare la salute pubblica".

Intanto la Nuova Zelanda punta a diventare smoke free. Il governo progressista di Jacinda Ardern ha annunciato pochi giorni fa una serie di proposte per vietare le sigarette alla generazione dei nati dopo il 2004.

"Abbiamo bisogno di un nuovo approccio – ha sottolineato il ministro associato della salute, Ayesha Verrall –. Circa 4.500 neozelandesi muoiono ogni anno a causa del tabacco e dobbiamo accelerare per essere in grado di raggiungere l’obiettivo di diventare smoke-free nel 2025".