Bertrand Cantat massacrò la compagna, ora va in tournée. Francia divisa

Polemiche sul ritorno alle scene del cantante che uccise a botte Marie Trintignant

 Bertrand Cantat, massacrò la moglie Marie Trintignant e ora torna sulle scene (Afp)

Bertrand Cantat, massacrò la moglie Marie Trintignant e ora torna sulle scene (Afp)

Parigi, 19 marzo 2018 - Sputi, proteste, insulti, tentativi di linciaggio: ogni sera è la stessa scena nelle città francesi toccate dalla tournée di Bertrand Cantat, il «cantante maledetto» che nel 2003 uccise la sua compagna, l’attrice Marie Trintignant, e che oggi vuole tornare a calcare il palcoscenico. Ci sono stati incidenti nei giorni scorsi a Grenoble, Istres, Clermond Ferrand, dove regolarmente lo spettacolo è stato annullato. Ce ne saranno altri nei prossimi giorni a Lione, Rouen, Merignac, Nantes. Quanto alle due serate previste all’Olympia di Parigi il 29 e 30 maggio prossimi, nessuno crede che possano aver luogo.   La Francia è divisa in una battaglia che vede contrapposti il diritto e la morale. I difensori della ex star del rock, arrivata al successo negli anni Novanta come cantante del gruppo Noir Désir, osservano che ha già pagato il debito con la giustizia: non è giusto volergli applicare una ‘doppia pena’ e impedirgli di rifarsi un’esistenza. Dello stesso avviso avvocati, magistrati e numerosi intellettuali della gauche cui Cantat è sempre piaciuto per le sue prese di posizione favorevoli alla sinistra: la settimana scorsa il settimanale Les Inrockuptibles gli ha addirittura dedicato l’intera prima pagina con un primo piano del viso e il calendario dei concerti.   I nemici però sono molto più numerosi: tutti, a cominciare da Nadine Trintignant (madre di Marie e moglie del regista e attore Jean-Louis), ritengono inaccettabile che un assassino si esibisca davanti ai riflettori proponendosi in questo modo come modello agli occhi dei giovani. "È vergognoso, indecente, disgustoso che l’uomo che ha massacrato mia figlia pensi di tornare a cantare. Deve nascondersi, scomparire", ha detto Nadine. Pienamente d’accordo con lei le associazioni femministe: "Un assassino non può trasformarsi in eroe romantico-rock", ha commentato la sottosegretaria per la parità uomo-donna Marlène Schiappa. L’opinione pubblica insomma, in questo periodo successivo allo scandalo Weinstein che ha scoperchiato il vaso di Pandora sulle violenze contro le donne, ha fatto la sua scelta: fra il diritto e la morale, prevale la seconda.   Cantat uccise la compagna Marie in una camera d’albergo a Vilnius, in Lituania, la notte del 26 luglio 2003. Un dramma della gelosia più nera: presa a calci e pugni, ripetutamente colpita alla testa, l’attrice, madre di quattro figli, crollò a terra e lì rimase per ore, in coma, senza soccorso. Morì per un edema cerebrale due giorni dopo in Francia, dove era stata trasportata d’urgenza. Condannato a 8 anni di carcere dai magistrati di Vilnius, Cantat ne scontò solo 4: metà della pena venne condonata per buona condotta durante la detenzione. Molti gridarono allo scandalo e denunciarono un trattamento preferenziale, tanto più che nel corso degli interrogatori erano emersi elementi secondo i quali Cantat fosse incline alla violenza nei confronti delle donne.   Oggi in particolare gli inquirenti tornano a chiedersi che cosa abbia motivato il suicidio dell’ex moglie del cantante, Kristina Radic, nel gennaio 2010: Cantat era tornato a vivere con lei poco dopo essere uscito dal carcere, e si trovava nell’appartamento quando Kristina si impiccò. Secondo le ricerche di Yael Mellul, una militante femminista, esistono email e sms scambiati fra la donna e le sue amiche che proverebbero l’esistenza di violenze fisiche e psicologiche esercitate da Cantat. Un’altra pagina giudiziaria – altro che concerti – potrebbe aprirsi nelle prossime settimane.