Giovedì 18 Aprile 2024

Avvelenato e rapinato in Laos. Un prof italiano è in coma. "Soldi per riportarlo a casa"

I familiari: qui a Bangkok le cure costano carissimo Abbiamo ricevuto 5mila donazioni da ogni parte d’Italia, quanta solidarietà

Gianluca Di Gioia, il turista italiano aggredito, derubato e avvelenato in Laos (Ansa)

Gianluca Di Gioia, il turista italiano aggredito, derubato e avvelenato in Laos (Ansa)

Venegono (Varese), 3 settembre 2017 - La vacanza zaino in spalla, alla scoperta delle bellezze dell’oriente più selvaggio, si trasforma in un incubo. Gianluca Di Gioia, 36 anni, insegnante d’inglese; originario di Venegono Inferiore, paesone del Varesotto, una passione per i viaggi in solitario e per le culture esotiche, è stato avvelenato e rapinato in Laos. Trovato esanime dalla polizia, è stato trasferito d’urgenza nel primo ospedale disponibile. Le cure a cui si deve sottoporre, però, sono costosissime. Per questo gli amici hanno aperto una pagina Facebook e hanno dato il via a una sottoscrizione per raccogliere i soldi necessari anche a riportarlo a casa. In pochi giorni sono stati donati 104mila euro. Ma non bastano. 

«L’aggressione è avvenuta una settimana fa – spiega Luca Antonio Labollita, amico fraterno di Gianluca e ‘collegamento’ con i familiari del 36enne volati nel Sud-Est Asiatico –. È stato trovato dalla polizia in un paesino laotiano al confine con la Thailandia. Era sdraiato sulla strada sotto la pioggia, privo di conoscenza. Da quanto hanno accertato la madre e il fratello è stato avvelenato e poi rapinato. Chi lo ha aggredito, magari facendogli ingerire una potente sostanza tossica con un semplice bicchiere d’acqua, gli ha poi sottratto il cellulare e la carta di credito abbandonandolo per strada. Non sappiamo per quanto tempo Gianluca sia rimasto lì, sotto la pioggia, senza soccorsi».  L’insegnante è ricoverato al Bangkok Hospital di Udon Thani, città thailandese di confine. «È in coma farmacologico – spiega Labollita – Oggi (ieri, ndr) ha avuto piccoli segnali di miglioramento. Due giorni fa, però, i medici hanno provato a risvegliarlo. Senza esito». Il ragazzo non può, viste le delicate condizioni di salute, al momento essere trasportato in Italia. Operazione che, da sola, in ogni caso «avrà un costo elevatissimo. I 104mila euro raccolti sinora – aggiunge l’amico – saranno utilizzati per far fronte a questa spesa. Purtroppo i familiari devono sostenere costi di degenza quotidiani molto onerosi». 

Ogni prestazione medica fornita, e nel caso del trentaseienne si tratta di cure di alto profilo, deve essere pagata. «Serve una flebo? – spiega l’amico –. Bisogna pagare ago, medicinale e prestazione infermieristica». Labollita, di concerto con i familiari, ha creato il gruppo Facebook ‘Aiutiamo Gianluca-Il Digio’, inizialmente sperando di coinvolgere tutti gli amici nella raccolta fondi. «In poche ore il gruppo ha superato le 5mila adesioni – spiega –. Un numero incredibile di donazioni piccole e grandi da tutta Italia. Un’ondata di solidarietà che ha commosso i familiari». In campo anche due amministrazioni comunali. Quella di Venegono Inferiore: parte del ricavato del Septemberfest (tradizionale festa di fine estate) sarà donato alla famiglia, e quella di Cavalturno, nel Palermitano, paese nativo dei genitori di Gianluca, che ha lanciato un appello dal suo sito internet. Si muove anche la Farnesina: i funzionari del ministero, in stretto collegamento con l’ambasciata italiana a Bangkok, stanno seguendo con attenzione la situazione.