Mercoledì 24 Aprile 2024

Oltraggio ad Auschwitz: spunta un chiosco dei gelati. "Questo non è un Luna Park"

Il carretto piazzato all’ingresso dell’ex campo di concentramento (ma in un terreno privato). Il Museo alle istituzioni: fate chiudere l’attività. "Scelta di cattivo gusto, offende i morti"

Il chiosco per i gelati, installato a 250 metri dal Museo di Auschwitz, è di un privato che ha l’accordo col proprietario

Il chiosco per i gelati, installato a 250 metri dal Museo di Auschwitz, è di un privato che ha l’accordo col proprietario

Berlino, 15 maggio 2023 – Un cono gelato ad Auschwitz. Un chiosco è stato aperto da qualche giorno innanzi al Lager, vende coni, cialde, gelati industriali e fatti artigianalmente, assicura il gestore che si ripromette di fare buoni affari. Ogni giorno l’ex campo di sterminio è visitato da migliaia di persone, in gran parte studenti in gruppi organizzati dalle scuole. Ma in Polonia sono cominciate le proteste, il Lager è il più grande cimitero al mondo, scrivono i giornali, un luogo della memoria, non per andare in vacanza. I nazisti vi uccisero un milione e centomila ebrei. Il portavoce del museo che gestisce il campo, Bartosz Bartyzel, dichiara che è cominciata la procedura per giungere alla chiusura del chiosco: "Sorge a 250 metri dall’ingresso, su un terreno privato su cui non abbiamo giurisdizione. Non abbiamo il potere di intervenire direttamente". "Il proprietario del terreno e il gestore del chiosco hanno stipulato un contratto – dichiara a sua volta il portavoce del municipio di Oswiecim, Andrzej Skrzpinski, da cui dipende il Lager –, ma stiamo controllando la situazione giuridica, forse non si ha il diritto di esercitare un’attività privata a Auschwitz".

Nel campo è vietato mangiare e usare i telefonini, ma ogni giorno i sorveglianti sono costretti a intervenire. I visitatori si comportano come se fossero in gita, mangiano i panini e bevono birra durante la visita. E si scattano selfie, innanzi alla scritta ’Arbeit macht frei’, il lavoro rende liberi, posta all’ingresso. Alcune settimane fa, una ragazza italiana si è fatta fotografare in posa romantica dal fidanzato sui binari che conducono al campo, e ha messo la foto su Facebook. I ragazzi fanno a gara a chi va più veloce in equilibrio sui binari, e più a lungo senza cadere, come se si trovassero in una Luna Park. "Vendere e comprare un cono ad Auschwitz non è solo una dimostrazione di cattivo gusto – commenta Bartyzel –, ma un oltraggio ai morti. Si viene fino al campo e si ignora la storia? O a molti non importa". Avviene anche a Buchenwald, il Lager a otto chilometri da Weimar, nella foresta di faggi dove Goethe andava a passeggio. "In inverno, quando nevica, vengono a sciare e andare sugli slittini – ha denunciato il responsabile del campo Christian Wagner –, sciano sul prato tra le tombe, sono 3mila, ma le vittime furono 56mila. In primavera ed estate vengono a fare pic-nic e grigliano wurstel" A Buchenwald morì la principessa Mafalda di Savoia. A Berlino; tra i tre e quattro milioni di turisti visitano ogni anno il Denkmal per gli ebrei uccisi nella Shoah, inaugurato nel maggio del 2005, in pieno centro di fianco alla Porta di Brandeburgo.

L’architetto americano di origine ebrea, Peter Eisenman, 90 anni oggi, ha costruito 2.711 steli in cemento, di altezza variabile, fino a due metri, su 19mila metri quadrati, quasi due campi di calcio. Dall’alto sembrano onde. I ragazzi si aggirano tra le steli, come in un labirinto, saltano da una all’altra, ridano e gridano, le coppiette si baciano. Molti protestano per la mancanza di rispetto. "L’avevo previsto – commenta Eisenman –, non si può proteggere il mausoleo come un lager, sarebbe una sconfitta. I giovani si sentono liberi ma spero che pensino dove si trovano e perché".