Dugin, la scrittrice Zafesova: "Droni e tritolo, il Cremlino è vulnerabile"

La scrittrice russa: "Cresce l’insofferenza, tanti soldati rifiutano di combattere. Ma non escludo la mano di Kiev"

Daria Dugina il padre Olexsandr Dugin (Ansa)

Daria Dugina il padre Olexsandr Dugin (Ansa)

Roma, 22 agosto 2022 - Lo sguardo intenso e i capelli biondi di Darya Aleksandrovna Dugina si sono dissolti nell’esplosione e nel mistero dell’autobomba che l’ha uccisa. Sono l’immagine tragica dell’enigma e della rabbia che scuotono la Russia di Putin. Ombre, interrogativi in attesa di risposta, dubbi su chi ha organizzato la notte di fuoco e morte. Poche certezze, molte ipotesi. Lo pensa anche Anna Zafesova, giornalista, scrittrice, analista, capace di interpretare il mondo sempre doppio della Russia di Putin. Dove nulla è mai come appare.

Chi era Darya Dugina?

"Laureata in filosofia alla Statale di Mosca, faceva da portavoce al padre di cui seguiva le orme, l’ultranazionalista Dugin. Rivendicava come riferimenti culturali Heidegger, Gramsci, Baudrillard e appariva in tv sostenendo la guerra in Ucraina".

Era lei o il padre l’obiettivo?

"Entrambi potevano essere nel mirino. Lei era molto esposta in funzione del genitore. È più probabile però che l’obiettivo fosse Alexander, il quale non guida l’auto. All’ultimo momento è salito sulla vettura che seguiva condotta da Zachar Prilepin, suo amico, lo scrittore guerriero veterano del Donbass".

Dugin quanto conta nella Russia putiniana?

"Fa parte del cerchio magico, certo. Ma non ha più incarichi ufficiali in politica, oggi è più un ideologo. Viene definito un consigliere di Putin, teorico della guerra in Ucraina e sostenitore di una grande alleanza eurasica contro l’Occidente".

Come è possibile che nessuno si sia accorto del sabotaggio?

"Erano stati ad un festival di ultranazionalisti di destra chiamato ’Tradizione’ che si svolgeva in un parco a 50 chilometri da Mosca. Nel parcheggio pare non ci fossero controlli".

Possono essere gli ucraini gli autori dell’operazione?

"Loro negano, ma è possibile. L’attentato segue il caso del drone di Kiev che ha danneggiato la base militare russa in Crimea. Una coincidenza che si nota".

Russi in difficoltà?

"Negli ultimi tempi l’esercito putiniano appare più vulnerabile, non riesce ad avanzare, gli ucraini hanno centrato molti obiettivi e centinaia di soldati russi non vogliono più combattere".

L’attentato è un messaggio a Putin: colpiamo in casa tua.

"Probabile, anche se ci sono ideologi oggi più popolari di Dugin. Per ora non risultano rivendicazioni. Nella logica di Kiev forse avrebbe più senso colpire un leader o magari un militare coinvolto in qualche strage. Ma il messaggio che passa è che la Russia è vulnerabile".

Mosca però tace.

"Se ammettessero un attentato ucraino sarebbero costretti a reagire subito per non dare segni di debolezza. I russi dicono solo ciò che fa loro comodo".

E se fosse opera di una fronda interna a Putin?

"Ipotesi da non scartare. Negli ultimi mesi ci sono stati attentati a commissariati di polizia e almeno 60 incursioni che hanno danneggiato le ferrovie".

C’è chi ipotizza la mano dei servizi segreti per creare una strategia della tensione.

"Non ci sono prove. Ma nella logica cinica di Mosca Dugin potrebbe far più comodo da morto che da vivo non avendo più ruoli di primo piano. E pure l’immagine tragica di una ragazza come Darya uccisa così può far comodo per dimostrare che gli ucraini sono spietati".

Come si comporterà Mosca?

"Tutto da vedere. Ma sfrutteranno il caso a fini propagandistici".