Roma, 22 giugno 2025 - Dopo l'attacco dei bombardieri e missili Usa ai siti nucleari iraniani anche Washington si attende una possibile risposta, anche se ha già avvisato Teheran che ciò avrebbe conseguenze disastrose per il Paese del Medio Oriente. Ma se una ritorsione militare potrebbe essere difficile, se non impossibile per gli iraniani, attivare i canali del terrorismo internazionale sarebbe il modo più rapido e doloroso per rispondere a Trump. Anche negli Stati Uniti la paura di attentati su civili sta crescendo, il New York Times ha definito i raid sull'Iran come "la scommessa più grande - e potenzialmente più pericolosa - del secondo mandato" del tycoon. Una mossa che ha spinto gli alleati degli Stati Uniti ad alzare il livello d'allerta terrorismo, ad esempio attorno all'area del Vaticano per l'Angelus di oggi.
L’attacco divide i membri del Congresso Usa
I membri del Congresso, sia repubblicani che democratici, si sono divisi nel commentare la decisione di Trump. Se il presidente della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, il repubblicano Mike Johnson, ha dichiarato: "Il presidente ha dato al leader dell'Iran ogni opportunità per raggiungere un accordo, ma l'Iran ha rifiutato di impegnarsi in un accordo sul disarmo nucleare. L'azione decisa del presidente impedisce al più grande Stato al mondo che sponsorizza il terrorismo, che grida 'Morte all'America', di ottenere l'arma più letale del pianeta". Il commento del leader democratico della Camera, Hakeem Jeffries, è opposto: "Il presidente Trump ha tratto in inganno il Paese circa le sue intenzioni, non è riuscito a ottenere l'autorizzazione del Congresso per l'uso della forza militare e rischia il coinvolgimento dell'America in una guerra potenzialmente disastrosa in Medio Oriente. Donald Trump si assume la completa e totale responsabilità di ogni conseguenza negativa derivante dalla sua azione militare e rischia il coinvolgimento dell'America in una guerra potenzialmente disastrosa in Medio Oriente. Donald Trump si assume la completa e totale responsabilità di ogni conseguenza negativa derivante dalla sua azione militare unilaterale", accenando alla possibilità di un impeachment.

Esperto: “Iran indebolito, può ricorrere al terrorismo”
David E. Singer, New York Times, è stato chiaro nella sua analisi: Trump "scommette che gli Stati Uniti possano respingere qualsiasi rappresaglia iraniana ordini contro gli oltre 40.000 soldati americani dislocati nelle basi militari della regione. Tutti si trovano nel raggio d'azione della flotta missilistica di Teheran, anche dopo otto giorni di incessanti attacchi da parte di Israele", sperando però "di poter dissuadere un Iran profondamente indebolito dall'utilizzare le sue tecniche più familiari come il terrorismo, presa di ostaggi e attacchi informatici, linea di attacco più indiretta per vendicarsi".
La risposta di Teheran è attesa
Anche il generale in pensione Joseph Votel, ex comandante del Comando Centrale degli Stati Uniti, che sovrintende alle truppe americane in Medio Oriente, si attende una risposta di Teheran, diretta alle forze statunitensi in Medio Oriente o alle missioni diplomatiche nella regione, oppure forme di terrorismo, da gruppi al soldo di Teheran, con azioni come attacchi alle basi Usa, alle forniture di energia dal Golfo (Vedi Houthi), fino ad azioni hacher.
Nel mirino le basi Usa in Medio Oriente, ma non solo
Quindi nel mirino ci sarebbero i grandi centri militari statunitensi in Qatar, Bahrein e Kuwait, ha spiegato Votel al Financial Times, aggiungendo che il Centcom ha già preso provvedimenti in vista dell'attacco. Più fatalista Dana Stroul, ex vice segretario alla Difesa per il Medio Oriente, che ha dichiarato che ora si saprà se Trump è "preparato alle conseguenze". Inoltre l'Iran potrebbe anche chiudere lo Stretto di Hormuz facendo immediatamente aumentare i prezzi mondiali del petrolio.
Arriva la Nimitz col seguito di navi militari
Frank Kendall, l'ex segretario dell'aeronautica militare giorni fa ipotizzato che l'Iran fosse già pronto a un contrattacco con una "serie di missili balistici, missili da crociera e droni". Le basi e si siti militari Usa in Medio Oriente sono in Bahrein, Kuwait, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Iraq, Giordania, Oman, Arabia Saudita e Siria. Ma solo le basi negli Emirati Arabi Uniti, in Qatar, Arabia Saudita, Iraq e Kuwait sono dotate di difese aeree, proprio perché sarebbero a portata dei missili a corto raggio dell'Iran. Inoltre è salito l'allerta anche bei diversi cacciatorpedinieri e portaerei, al seguito della USS Nimitz, in arrivo in zona."Sono sempre in stato di allerta ragionevole a causa di potenziali attacchi, ma presumo che ora lo siano ancora di più", ha affermato Kendall.
Meloni convoca conferenza telefonica d’urgenza
Anche in Italia si è corsi subito al riparo con la premier Giorgia Meloni che ha convocato d'urgenza e presieduto questa mattina una conferenza telefonica a cui hanno preso parte il vicepresidente e ministro degli Esteri Antonio Tajani, il vicepresidente Matteo Salvini, il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, il ministro della Difesa Guido Crosetto, il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, i sottosegretari Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari e i vertici dell'Intelligence. In una note Palazzo Chigi scrive: "La crisi è al centro dell'attenzione dell'esecutivo in tutti i suoi risvolti, dalla situazione dei connazionali nella regione, con cui la Farnesina è in costante contatto, agli effetti economici e di sicurezza. Il Presidente del Consiglio si terrà in contatto con i principali alleati e leader della regione nelle prossime ore. L'Italia continuerà a impegnarsi per portare al tavolo negoziale le parti".
Tajani: “Pronti in caso di peggioramento della situazione”
Tajani ha spiegato: "Siamo al lavoro valutando anche le possibili conseguenze economiche per l'energia. Il governo ha predisposto tutto anche in caso di peggioramento della situazione, ma noi non lo vogliamo. Puntiamo sulla diplomazia", assicurando al Tg4 "la priorità è la sicurezza dei nostri concittadini. Ci sono convogli che stanno accompagnando da Teheran verso l'Azerbaigian i nostri connazionali e continueremo con questa strategia. Altri nostri connazionali hanno lasciato Gerusalemme e Tel Aviv".
Misure di sicurezza per proteggere Vaticano e siti sensibili
Il timore di azioni terroristiche è alto anche a Roma, a iniziare dal Vaticano per l'Angelus di oggi. Aumentata la sorveglianza anche per la basilica di San Giovanni dove, nell'ambito del Giubileo dei governanti, è in programma nel pomeriggio una messa con il Papa. Sempre a Roma è stata ulteriormente sensibilizzata la sorveglianza di tutti gli obiettivi sensibili americani nella capitale.