Giovedì 18 Aprile 2024

Lo scontro di civiltà è qui

Non è stato il gesto isolato di un folle. E' stata un'azione militare compiuta da un gruppo organizzato chiaramente addestrato allo scopo. E' accaduto nel cuore dell'Europa, a Parigi. Cioè nella terra dove sono nati i 'sacri' principi di libertà e laicità, che dalla Rivoluzione del 1789 hanno poi attecchito in tutto l'Occidente. Caratterizzandolo. La strage compiuta dai pazzi di Allah presso la sede del giornale satirico Charlie Hebdo è dunque la perfetta rappresentazione di quello “scontro di civiltà” teorizzato quasi vent'anni fa dal politologo americano Samuel P. Huntigton.

Inutile negarlo, quello scontro è in corso. Eppure, a partire dalla guerra all'Iraq, gli errori strategici di Bush figlio hanno spinto molti a relativizzarne la portata. Una portata invece planetaria. Ma i governi occidentali tendono a negare il problema, salvo drammatizzarlo a ridosso di scioccanti fatti di cronaca come quello odierno. Problema gigantesco, invece, e difficilmente risolvibile poiché non ci sono né un campo di battaglia né confini precisi.

Due sono dunque i necessari approcci. Sulla scena internazionale, occorre sostenere tutti quei governi che hanno interesse a costituire un argine all'avanzata del fondamentalismo islamico. E chissenefrega se sono autoritari. Invece, con l'ipocrita campagna inneggiante le "primavere arabe", si è fatto esattamente il contrario. C'è poi l'approccio interno, quello nazionale. Ovvio che chiudere le porte agli immigrati di religione musulmana non sia possibile. Ma esercitare un più stretto controllo, responsabilizzando la maggioranza dei musulmani non estremisti sarebbe davvero il minimo. Ma lo si fa poco. Occorrerebbe invece partire da una domanda: perché mai nessun immigrato musulmano moderato ha denunciato alle autorità di polizia un immigrato musulmano fondamentalista incline al terrorismo? Farsi la domanda, darsi la risposta, mettere in campo azioni conseguenti.