Pensioni, Cgil: inutilizzati 504 milioni dell'Ape social

L'allarme del sindacato: anche per il 2018 ci sarà l'esclusione di tantissimi lavoratori

Pensioni, foto generica (ImagoEconomica)

Pensioni, foto generica (ImagoEconomica)

Roma, 7 dicembre 2017 - Mentre in commissione Lavoro della Camera si discute della proroga al 2019 dell'Ape social, e di più tutele per lavoratrici e lavoratori che denunciano molestie, la Cgil denuncia - fornendo i dati di uno studio - che il risparmio di risorse realizzato sulle prestazioni di Ape sociale e 'precoci' nel 2017 è pari a 504 milioni, una cifra largamente superiore a quanto il Governo ha deciso di destinare complessivamente al capitolo previdenza nel prossimo triennio. 

Il segretario Cgil Roberto Ghiselli commenta: "Basta questo dato per confermare l'inconsistenza delle misure proposte dal Governo al sindacato per la fase due del confronto sulle pensioni". La Cgil ritiene che il risparmio nel 2018 sarà di 554 milioni. 

"Dal nostro studio - rileva Ezio Cigna, responsabile Previdenza pubblica Cgil - si evince anche che il numero di domande accolte per Ape sociale e 'precoci' è molto inferiore a quello che era stato preventivato: 31.290 domande anziché le 60.000 ipotizzate, pari al 52,15% del previsto".  "Se non si vogliono accumulare ulteriori residui, pregiudicando il diritto di molti lavoratori di fruire delle prestazioni di Ape sociale e anticipo per i precoci - afferma Ghiselli - è necessario intervenire in legge di Bilancio per modificare profondamente le procedure e i vincoli".

Per il segretario confederale della Cgil "i correttivi finora ipotizzati dal Governo, relativi all'ampliamento di quattro categorie di lavori gravosi, all'intervento sulle donne madri e sui contratti a termine, senza ulteriori misure sarebbero del tutto irrilevanti e determinerebbero anche per il 2018 l'esclusione di tantissimi lavoratori dalle prestazioni".  La Cgil propone di abbassare il requisito contributivo per i lavoratori impegnati in attività gravose da 36 a 30 anni, e modificare la continuità professionale richiesta di 6 anni su 7 allargandola all'ipotesi di 7 su 10".