Covid, l'Ema dà il via libera agli anticorpi monoclonali che curarono Trump

Possono essere usati in pazienti "che non richiedono ossigeno supplementare e che sono ad alto rischio". In Italia l'ok l'8 febbraio

Donald Trump (Ansa)

Donald Trump (Ansa)

Bruxelles, 26 febbraio 2021 - Via libera da parte dell'Ema agli anticorpi monoclonali che curarono l'ex presidente Usa Donald Trump. Secondo il Comitato per i medicinali per uso umano dell'Ema, "la combinazione" di anticorpi monoclonali "nota anche come Regn-Cov2 può essere utilizzata per il trattamento del Covid-19" in pazienti "che non richiedono ossigeno supplementare e che sono ad alto rischio", rende noto l'Agenzia europea per i medicinali.

Il 'cocktail' di anticorpi monoclonali 'casirivimab' e 'imdevimab' per il trattamento dei pazienti positivi al Covid-19 è stato sviluppato dall'azienda americana Regeneron Pharmaceuticals e venne già utilizzato per curare l'allora presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, prima ancora che la Food and Drug Administration americana (Fda) lo approvasse. L'Ema aveva avviato la rolling review del Rregn-Cov2 lo scorso primo febbraio. "La revisione - ricorda l'Agenzia - era stata intrapresa per fornire un parere scientifico armonizzato a livello Ue per supportare il processo decisionale nazionale sul possibile uso degli anticorpi prima dell'autorizzazione all'immissione in commercio".

La situazione in Italia

L'utilizzo in emergenza di tali terapie è stato autorizzato in Italia lo scorso 8 febbraio con decreto del ministro della Salute.  In Italia, il decreto del ministro della salute autorizza la temporanea distribuzione anche dell'anticorpo monoclonale bamlanivimab e l'associazione di anticorpi bamlanivimab-etesevimab, prodotti dall'azienda farmaceutica Eli Lilly, oltre all'associazione di anticorpi monoclonali casirivimab-imdevimab dell'azienda farmaceutica Regeneron/Roche. Il decreto ministeriale ha fatto seguito all'autorizzazione dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) per l'uso in emergenza di queste terapie per i soggetti non ospedalizzati che, pur con malattia lieve/moderata, risultano ad alto rischio di sviluppare una forma grave di Covid-19.