Lunedì 14 Luglio 2025
BEPPE BONI
Esteri

Spese Difesa al 5%. L’analista Politi: accordo positivo. “Gli Usa resteranno nella Nato”

Il direttore del think tank Nato Defense College Foundation: ma molti la pensano come la Spagna. “A Washington non conviene lasciare, altrimenti perderebbe una posizione strategica”

Spese Difesa al 5%. L’analista Politi: accordo positivo. “Gli Usa resteranno nella Nato”

Roma, 26 giugno 2025 – Il periscopio degIi analisti è puntato sul giorno dopo del vertice Nato dell’Aja per capire meglio, al di là delle dichiarazioni ufficiali, che aria tira in Europa e quali saranno gli equilibri dell’immediato futuro. Alessandro Politi è direttore della Nato Defense College Foundation, unico centro di ricerca non governativo riconosciuto dall’Alleanza atlantica.

Che cosa pensa della conclusione del vertice?

“È da considerare un successo per due motivi. Uno, si è trovato un accordo tra i Paesi membri sulla linea di spesa per la difesa verso il 5% del Pil. Due, Donald Trump ha confermato l’impegno degli Stati Uniti all’interno dell’Alleanza. Agli Usa non conviene uscire”.

Le risorse militari in Europa
Le risorse militari in Europa

L’obiettivo del 5% accontenta tutti?

“I Paesi membri hanno compreso che tutto sommato esiste una certa flessibilità nei tempi e nei modi”.

Sono stati assunti anche altri impegni?

“Sono stati certificati anche piani di sostegno all’Ucraina ma non resi pubblici. Altri riguardano l’accelerazione della produzione industriale per la difesa e per l’adozione rapida, con meno burocrazia, di nuovi prodotti tecnologici”.

Approfondisci:

Lo show di Trump in conferenza stampa: ne ha per tutti e attacca (ancora) i giornali

Lo show di Trump in conferenza stampa: ne ha per tutti e attacca (ancora) i giornali

La posizione della Spagna secondo cui il 2% di spesa per la difesa è sufficiente è una spaccatura?

“La Spagna ha detto ciò che anche altri pensano, pur allineandosi alle decisioni prese. Il 5% del Pil è un obiettivo pesante da sostenere per tutti, sia per le difficoltà economiche che per un fatto sociale. La spesa sociale va salvaguardata perché è la prima strategia di difesa contro le operazioni ibride di Paesi ostili”.

L'allargamento della Nato negli anni
L'allargamento della Nato negli anni

Donald Trump è sembrato dubbioso sull’articolo 5, che prevede l’intervento Nato se un Paese membro viene aggredito.

“Fa parte del suo approccio, è una delle sue tattiche, classica di un businessman come lui”.

La Nato è meno compatta rispetto a come l’abbiamo conosciuta dalla Guerra fredda in poi?

“È compatta come può esserlo oggi, è figlia dei tempi. E anche dell’atteggiamento degli Stati Uniti che hanno deciso di concentrarsi di più sulla spesa sociale interna con un deficit debitorio, finanziario e commerciale forte e sullo scacchiere del Pacifico, Cina compresa. Ma già Biden era su questa strada. La Nato cerca un equilibrio stabile nelle relazioni transatlantiche e Trump non vuole più essere lo sceriffo del mondo”.

È possibile che gli Usa escano dalla Nato?

“Non credo che succederà, non conviene perché abbandonerebbero tutto sommato una posizione strategica. Non dimentichiamo che in Afghanistan metà del contingente era americana, ma l’altra metà era composta dagli alleati”.

Che cosa significa la deterrenza convenzionale europea?

“Deve essere fondata su riserve addestrate e standard produttivi comuni, in una economia di scala. È inutile avere carrarmati diversi da Paese a Paese. Poi i sistemi d’arma senza le persone addestrate in modo uniforme dietro non servono”.

In Medio Oriente che piega prende la crisi?

“Tanto per cominciare il Medio Oriente non esiste più. È una frammentazione su cui si deve ragionare come Golfo e Levante, aree connesse ma distinte. E Israele è convinto di avere un’opportunità unica per due obiettivi: risolvere una volta per tutte la questione palestinese e togliere di mezzo un antagonista strategico come l’Iran. A quale prezzo, ammesso che riesca?”.