Bullismo on line dopo gli spot, 14enne suicida in Australia

Amy Everett, conosciuta come 'Dolly', era stata testimonial di una famosa azienda di cappelli. La famiglia lancia una campagna sui social

Amy Dolly Everett (frame video Aunews)

Amy Dolly Everett (frame video Aunews)

Perth, 11 gennaio 2018 - Australia sotto choc per il suicidio di Amy Everett, detta 'Dolly', una ragazzina di 14 anni che si è tolta la vita il 3 gannaio perché non avrebbe retto ai continui episodi di bullismo on line. Amy era nota per essere stata, 8 anni fa, il volto di Akubra, una famosa casa produttrice di tipici cappelli australiani. L'adolescente viveva a Warwick, un sobborgo di Perth, nell'ovest del Pase.

A spiegare le motivazioni dietro l'estremo gesto della giovane Amy è stato il padre, Tick Everett, che su Facebook ha invitato i 'bulli' al funerale della figlia per "assistere alla completa devastazione che hanno creato". "Non saprete mai cosa avete fatto finchè non sarete venuti", ha detto. La famiglia Everett ha specificato di non essere interessata a “chi o perché abbia spinto Amy a togliersi la vita" ma a "fare quanto possibile per evitare che altri sperimentino questo dolore". 

Per questo i genitori della ragazzina hanno deciso di lanciare una campagna sui social media, diventata virale in poche ore, per sensibilizzare le persone su bullismo, ansia, depressione e suicidio giovanile, anche attraverso la creazione di un fondo, il 'Dolly's Dream' (sogno di Dolly). Per lanciare l'iniziativa la famiglia ha scelto di pubblicare un disegno che Amy avrebbe completato poco prima di togliersi la vita. La frase che si legge sul foglio: "Speak even if your voice shakes" (parla anche se ti trema la voce), è stata trasformata in hashtag ed è già diventata il motto della campagna.

La Akubra, nata nel 1874, si è detta "scioccata e angosciata" dalla morte della ragazza e in una nota ha commentato: "Il bullismo di qualsiasi tipo è inaccettabile". In Australia il bullismo tra giovani e giovanissimi è un problema diffuso: secondo i dati del National Centre Against Bullying ne è vittima un ragazzino su 7.