Ambasciatrice: a Londra si studia così. "Niente visto per 6 mesi, atenei aperti a tutti"

Addio Erasmus. Jill Morris, rappresentante britannica in Italia, spiega cosa cambia. Passaporto necessario solo dal 1° ottobre 2021

La gallese Jill Morris, 53 anni, prima donna ambasciatrice britannica in Italia

La gallese Jill Morris, 53 anni, prima donna ambasciatrice britannica in Italia

"Intanto mi faccia dire che laccordo sulla Brexit è un’ottima notizia, stabilizza e rafforza la collaborazione tra i nostri Paesi, è l’avvio di una nuova relazione, tutela le aziende e i cittadini su entrambe le sponde della Manica".

L’ambasciatrice britannica in Italia, Jill Morris, stempera con un sorriso l’addio del Regno Unito all’Unione europea, dopo una scelta irrevocabile sancita con un referendum e quasi quattro anni di trattative serrate tra Londra e Bruxelles. "Abbiamo lasciato l’Unione europea ma non potremo mai lasciare l’Europa", mette le mani avanti l’ambasciatrice. C’è un rapporto troppo forte che neppure un divorzio storico può scalfire. Anche se innegabilmente da domani molto cambia.

Parliamo dei giovani. Il Regno Unito lascia il programma Erasmus. Sarà possibile studiare nelle università britanniche con progetti simili?

"Nell’istruzione siamo leader a livello internazionale e chiaramente gli studenti di tutto il mondo vogliono studiare nelle nostre università. Quindi cercheremo di ammettere il maggior numero di studenti internazionali. Intanto, gli studenti residenti possono presentare la domanda di iscrizione e la legge protegge i loro diritti. Potranno concludere gli studi pagando la retta originaria. Chi, invece, dal primo gennaio vorrà studiare in scuole o atenei britannici potrà farlo fino a sei mesi senza bisogno di visto".

Sei mesi, una sorta di nuovo Erasmus. Ma chi volesse iscriversi ad una facoltà?

"Dal 2021 si potrà presentare una domanda per il visto attraverso lo Student Route, già aperto online, che migliora il percorso per accedere agli studi. Anzi, ha reso la procedura più snella sia per lo sponsor (l’ente educativo inglese, ndr) sia per lo studente interessato".

Che cosa sarà chiesto ai candidati per potersi iscrivere?

"Dovranno dimostrare di avere l’offerta di un istituto di istruzione, parlare inglese ed essere in grado di sostenersi durante i loro studi".

Cambieranno le rette però. Saranno più care?

"Chi è già iscritto completerà gli studi senza aggravi. Poi dall’agosto del 2021 le rette saranno uguali per tutti gli studenti internazionali. Ma saranno le università a stabilirle. Il governo britannico si impegna comunque a favorire gli scambi internazionali tra studenti. Per questo verrà lanciato il progetto Turing e sono stati stanziati importanti fondi. Con il British Council stiamo esplorando tutte le opportunità possibili per costruire partnership con scuole e università italiane. Incoraggeremo le nostre università ad accordarsi con i partner internazionali. Abbiamo già rapporti forti con le istituzioni educative italiane, anche basati su partnership bilaterali".

Capitolo vacanze studio...

"Si può restare in Gran Bretagna fino a sei mesi senza visto per seguire corsi di lingua. Se si volesse partecipare a corsi più lunghi, servirà solo il visto per studenti".

Il Regno Unito è anche una meta post-universitaria che attira molti giovani neo laureati.

"Per loro sarà più facile essere ammessi. Dopo la laurea potranno lavorare nel nostro Paese per due o tre anni per conoscere il lavoro e formarsi".

E cosa cambierà per i nostri connazionali, tra i 650 e i 700mila, che vivono in Gran Bretagna?

"Già 400mila si sono registrati e avranno diritti garantiti a vita. Amici e familiari che volessero visitarli potranno venire senza visto per 90 giorni in 6 mesi. Fino al primo ottobre si entrerà con la carta d’identità, poi servirà il passaporto".

Oltre agli studi, gli italiani sono preoccupati per la tutela del made in Italy e il contrasto ai prodotti italian sounding, tipo il Parmesan. Queste tutele resteranno?

"I marchi e le denominazioni già registrate con l’Ue continueranno a essere protetti come prima. I nuovi marchi invece, dovranno registrarsi con una nuova procedura".

Ambasciatrice, lei ha lavorato per anni a Bruxelles, è nata in Galles e viaggiato il mondo: a quali di questi Paesi sente di appartenere?

"Mi sento gallese, britannica ed europea. C’è una differenza tra Europa e Unione. Noi non lasciamo l’Europa. Ci sono legami culturali, storici, affettivi. Condividiamo a gli stessi valori: la tutela della democrazia, l’importanza dei diritti umani, della libertà e della diversità".

Lei personalmente si è battuta in Italia per i diritti civili, anche prendendo parte ai pride. Ha trovato difficoltà su questo aspetto nel nostro Paese?

"C’è una rete di collaborazione molto profonda su questi temi sia con il governo italiano che con varie Ong. Condividiamo la stessa convinzione sull’importanza dell’uguaglianza e della libertà. Come dicevo, abbiamo gli stessi valori e gli stessi obiettivi. Quelli con cambiano".