Giovedì 18 Aprile 2024

"Voglio un marito bello e ricco". L’agenzia non lo trova: risarcita

Londra, la manager divorziata aveva speso oltre 12mila sterline

Tereza Burki (da Qn)

Tereza Burki (da Qn)

Londra, 18 agosto 2018 - Una ricca signora divorziata di 47 anni, che si era affidata ad un’agenzia online ‘d’élite’ per trovare la sua nuova anima gemella, ha ottenuto un risarcimento dal tribunale dopo aver fatto causa per essersi resa conto che il promesso principe azzurro non sarebbe mai arrivato. La danarosa Tereza Burki, residente a Chelsea (quartiere dorato di Londra) e madre di tre figli, era divorziata dal primo marito ma sognava di trovare ancora il vero amore. Tereza voleva anche un quarto figlio, e aveva fretta perché, si sa, a 47 anni l’orologio biologico si fa sentire forte e chiaro. La donna aveva quindi deciso di affidarsi ai servizi ‘esperti’ dell’agenzia Seventy Thirty, che si vanta di avere solo single di altissimo calibro (ovvero ricchi e potenti) tra i propri clienti e il direttore (ora ex) dell’agenzia, Lemarc Thomas, le aveva promesso di trovarle in breve tempo l’uomo perfetto.

La signora peraltro aveva anche gusti difficili, come ha rimarcato anche il giudice, e voleva "un gentiluomo ricco e sofisticato, abituato ad uno stile di vita lussuoso" con "diverse residenze" e la voglia e i mezzi per "viaggiare a livello internazionale". Per Seventy Thirty, che mette a disposizione di ogni cliente un "team dedicato, che comprende anche psicologi" questi requisiti sono assolutamente normali. L’agenzia, che opera dal 2001 e dice di aver accoppiato oltre seimila cuori solitari platinati, dalle cui unioni sarebbero nati più di 60 bambini, le assicura pieno successo e Tereza si iscrive, pagando l’ingente somma di 12.600 sterline (ovvero poco più di 14mila euro).

Seguono mesi di appuntamenti inadeguati, con uomini sempre più deludenti e la signora Burki ne ha presto abbastanza. Delusa e amareggiata, ma anche poco abituata a sopportare servizi di serie B, la Burki chiede indietro i soldi. L’agenzia si rifiuta e seguono litigate tramite avvocati, con Tereza che si sfoga online con dei commenti pesanti su Seventy Thirty, definendo l’agenzia "un raggiro, un imbroglio, insomma una truffa". La guerra tra le due parti finisce in tribunale e, forse a sorpresa, il giudice Richard Parks dà ragione alla signora. Secondo Parks, "l’agenzia aveva assicurato alla signora che c’erano diverse centinaia di uomini attivi tra i propri clienti, ma a conti fatti ci saranno a malapena un centinaio di uomini tra gli abbonati, un numero decisamente basso con scarse probabilità di successo per la loro cliente. Sono convinto che se la signora avesse saputo la vera dimensione della clientela dell’agenzia, non si sarebbe iscritta".

Il giudice ha quindi ordinato all’agenzia di risarcire Tereza per l’intero ammontare della sua iscrizione, con 500 sterline (circa 700 euro) in più per i danni causati dallo stress. In tutto, 13.100 sterline. Ma Parks ha multato anche la signora per "diffamazione" online, ordinandole di pagare cinquemila sterline all’agenzia per le calunnie espresse su Twitter.