Afghanistan, i talebani uccidono il capo della polizia: il video choc sui social

Il filmato postato dai ribelli. Allarme anche per i giornalisti, ucciso un parente di un reporter di Deutsche Welle. Conferma di americani picchiati dai talebani a Kabul. Azione dei soldati Usa all'esterno dell'aeroporto. Social in campo per i civili

Frame del video choc: Haji Mullah Achakzai ucciso dai talebani (Ansa)

Frame del video choc: Haji Mullah Achakzai ucciso dai talebani (Ansa)

Kabul, 20 agosto 2021 - L'uccisione del capo della polizia di Badghis in un video prova il clima di vendette e repressione messo in atto dai talebani dopo la vittoria. Il filmato scioccante della morte di Haji Mullah Achakzai, al comando delle forze di polizia della provincia afgana vicino a Herat, è stato postato sui social: l'uomo è stato giustiziato brutalmente, bendato e in ginocchio, circondato dai rivoltosi. All'improvviso le raffiche dei colpi esplodono, e il corpo del funzionario viene mostrato riverso a terra. Nasser Waziri, consigliere per la sicurezza afghano che conosceva personalmente Achakzai, a Newsweek ha confermato l'autenticità del video. Il filmato è stato condiviso su una rete collegata ai talebani, ha fatto sapere. 

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Gli studenti del Corano erano a caccia di Achakzai, loro nemico storico, sapevano dove abitava.  Waziri ha raccontato: "Era circondato e non aveva altra scelta che arrendersi la scorsa notte", e ha aggiunto: "I talebani hanno preso di mira Achakzai perché era un alto funzionario dell'intelligence". E come lui altri sono ricercati casa per casa, e molte volte vengono minacciate le famiglie, o peggio, per avere informazioni.

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Americani picchiati dai talebani

Il segretario alla Difesa Lloyd Austin ha riferito a membri della Camera di aver saputo di americani picchiati dai talebani a Kabul. Austin ha definito "inaccettabile" la violenza. Lo riporta l'account Twitter di Andrew Desiderio, reporter di Politico, che sottolinea come Joe Biden avesse escluso, poco prima, problemi all'aeroporto internazionale di Kabul. 

John Kirby, portavoce del Dipartimento della Difesa Usa, commentando la notizia, confermata da diverse fonti ha detto che "abbiamo comunicato ai talebani che è assolutamente inaccettabile e vogliamo un passaggio libero attraverso i checkpoint per i cittadini americani riconosciuti. In generale, è quello che sta succedendo".

Kirby ha poi riferito di un'operazione delle forze Usa all'esterno dell'aeroporto di Kabul. "l'esercito americano ha tratto in salvo 169 americani fuori dal perimetro dell'aeroporto di Kabul". Il portavoce della Difesa ammette di non conoscere nel dettaglio cosa sia accaduto: "Quello che ho compreso su ciò che è successo è che gli americani erano davvero appena fuori dal perimetro, non molto lontano. È avvenuto in un arco di tempo relativamente breve. Più che salvataggio è stata un'operazione di assistenza. Erano davvero appena al di fuori dal muro dell'aeroporto". Il portavoce del Pentagono ha aggiunto che "se ci fosse la necessità di fare qualcosa in più per aiutare gli americani o altre persone a rischio che hanno bisogno di raggiungere l'aeroporto, esamineremo queste opzioni".

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Oggi è il giorno della riunione straordinaria dei ministri degli Esteri della Nato sull'Afghanistan, cui partecipa anche il ministro Di Maio, che in mattinata è ascoltato dal Copasir. E mentre continua il ponte aereo per salvare i collaboratori afgani (nella notte sono sbarcati 194 afghani a Fiumicino e altri 103 sono partiti stamattina), il G7 sottolinea che i talebani devono garantire la sicurezza di chi intende lasciare il Paese.  L'operazione di evacuazione però non è per niente facile: scene drammatiche continuano a ripetersi  all'aeroporto di Kabul, dove madri avrebbero lanciato i loro bambini oltre il filo spinato chiedendo ai soldati di prenderli. secondo Emergency sono almeno 10mila le persone in cerca di un volo per fuggire. Intanto gli Usa comunicano di aver evacuato ieri circa tremila persone. Secondo un funzionario della Casa Bianca citato dalla 'Cnn', tra gli evacuati si contano 350 cittadini americani, i loro familiari, richiedenti di visto speciale per l'immigrazione e afghani vulnerabili. Dalla capitale, precisa l'emittente americana, sono decollati ieri 16 C-17 dell'Us Air Force. Ma la situazione è tesa: secondo  il Wall Street Journal alcuni militari, probablimente Usa ma non è chiaro, hanno usato gas lacrimogeni per disperdere la folla che tentava di accedere allo scalo di Kabul. Sparati anche colpi in aria secondo un funzionario.

E mentre la Deutsche Welle ha lanciato l'allarme sulla sicurezza dei reporter locali in Afghanistan, un civile tedesco è rimasto ferito da colpi di arma da fuoco mentre si stava dirigendo all'aeroporto di Kabul, ha reso noto nel corso di una conferenza stampa la portavoce del governo di Berlino, precisando che l'uomo sta ricevendo cure mediche, non è in pericolo di vita e presto potrà lasciare l'Afghanistan. Intanto il presidente turco Erdogan si dice "Pronto a dialogare con i talebani". Dal canto suo l'Unicef rilancia il dramma dei bambini: "Ne sono già stati uccisi 550", mentre a Kabul i talebani girano per le vetrine oscurando con lo spray i volti delle donne su manifesti e vetrine.

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Sommario:

Il ponte aereo italiano

È  decollato in mattinata da Kabul un C130 J dell'Aeronautica Militare con a bordo un totale di 103 passeggeri. Le persone evacuate sono state trasportate in Kuwait e lì trasferite su un KC767 che ha raggiunto Fiumicino poco prima delle 23. Come da prassi, prima di lasciare l'aeroporto con pullman dell'Esercito, gli evacuati saranno tutti sottoposti a profilassi sanitaria anti Covid. Dopo di che si provvederà al loro successivo trasferimento presso strutture appositamente individuate.

Inoltre, questa mattina a Fiumicino è atterrato un volo charter messo a disposizione in Kuwait dalla Onlus "Nove" sul quale sono stati imbarcati i 104 afghani evacuati ieri da un altro C130 J partito da Kabul.  Dal giugno scorso, quando con l'operazione Aquila 1 furono portati nel nostro Paese 228 afghani, sono circa 900 gli ex collaboratori e loro familiari evacuati dall'Afghanistan e circa 800 quelli trasferiti in Italia. 

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Amnesty denuncia massacri

I talebani hanno "massacrato" e torturato diversi membri della minoranza hazara in Afghanistan, denuncia Amnesty International. Testimoni hanno fornito resoconti strazianti degli omicidi, avvenuti all'inizio di luglio nella provincia di Ghazni, secondo quanto riporta la Bbc. Nel rapporto pubblicato ieri Amnesty afferma che nove uomini hazara, il terzo gruppo etnico più grande del Paese, sono stati uccisi tra il 4 e il 6 luglio nel distretto di Malistan, nella provincia orientale di Ghazni. L'organizzazione ha intervistato testimoni oculari e ha esaminato le prove fotografiche dopo gli omicidi. Gli abitanti del villaggio hanno affermato di essere fuggiti sulle montagne quando i combattimenti tra le forze governative e i combattenti talebani si sono intensificati. Quando alcuni di loro sono tornati al villaggio di Mundarakht per raccogliere cibo, hanno detto che i talebani avevano saccheggiato le loro case e li stavano aspettando.

E alcuni di loro hanno subito un'imboscata. Tre delle nove vittime sarebbero state torturate, agli altri i talebani avrebbero sparato. Un testimone oculare ha chiesto ai talebani il perché di tanta brutalità e un combattente ha risposto: "Quando è il momento del conflitto, tutti muoiono, non importa se hai armi o meno. È il tempo della guerra". Il segretario generale di Amnesty, Agnès Callamard, commentando l'eccidio, ha dichiarato: "La brutalità a sangue freddo di questi omicidi è un promemoria del passato dei talebani e un orribile indicatore di ciò a cui si potrebbe andare incontro con un governo talebano".

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Emergency: 10mila in cerca di un volo

Alberto Zanin, coordinatore medico del Centro per feriti di guerra di Emergency, comunica i numeri della fuga da Kabul: "Ieri sono arrivati nuovi feriti da arma da fuoco dall'aeroporto di Kabul, in tutto cinque o sei persone. Gli scontri in aeroporto sono una realtà ancora viva e presente: è l'unico posto in cui continua ad esserci caos e tensione. Si parla di diecimila persone che cercano di prendere voli di evacuazione". E aggiunge: "I pazienti feriti che arrivano dall'aeroporto nel nostro ospedale non hanno voglia di parlare in merito a quanto gli è accaduto".

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Talebani: caccia ai reporter

In Afghanistan i talebani, alla ricerca di un giornalista che lavora per Deutsche Welle, hanno ucciso un suo parente e ne hanno e ferito gravemente un altro a colpi d'arma da fuoco, ha annunciato l'emittente tedesca sul suo sito web. L'identità del giornalista preso di mira, che ora risiede in Germania, non è stata specificata. Diversi altri membri della sua famiglia sono riusciti a fuggire in extremis mentre i talebani andavano di porta in porta per catturarli.  E' da giorni che la Deutsche Welle ha lanciato l'allarme circa la sicurezza dei propri corrispondenti locali in Afghanistan. Prima ancora che si sapesse del caso del parente del reporter, la Dw aveva inviato insieme ad altri media una lettera aperta indirizzata al governo tedesco in cui si chiede di mettere in piedi "un programma d'emergenza di visti" per i propri collaboratori afghani. Stando all'emittente, già quattro giorni fa erano state perquisite dai talebani le abitazioni di almeno tre giornalisti della Dw, mentre si parlava di "colleghi di altri media che sono stati rapiti o uccisi". 

La Germania intanto ha deciso di inviare due elicotteri in Afghanistan per assistere la missione militare e permettere l'evacuazione dei cittadini tedeschi che si trovano in zone difficili da raggiungere. Gli elicotteri saranno utilizzati per ampliare le capacità delle truppe tedesche e per soccorrere individui da alcune "pericolose zone remote", ha aggiunto. 

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Erdogan: dialogo con i talebani

"Sono 300.000 i migranti afgani" presenti oggi in Turchia, e "se necessario, siamo pronti a dialogare con i talebani", ha detto il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, smentendo le affermazioni dell'opposizione secondo cui sarebbero 1,5 milioni gli afgani arrivati in Turchia.  "Né l'Occidente, né i Paesi musulmani hanno accordato la dovuta importanza all'Afghanistan", ha aggiunto Erdogan alla stampa dopo la preghiera del venerdì. "Noi abbiamo fatto quanto serviva in termini di infrastrutture in Afghanistan e stiamo ancora lavorando", ha rimarcato.

Il calciatore morto aggrappato all'aereo Usa

 Hanno fatto il giro del mondo le immagini dei cittadini afgani in cerca di salvezza dalla furia dei talebani che, pur di lasciare il paese, hanno tentato il tutto per tutto aggrappandosi ai carrelli degli aerei americani in decollo cadendo però quasi immediatamente nel vuoto (qui il video choc). Sequenze agghiaccianti che hanno drammaticamente ricordato scatti altrettanto tragici relativi all'attacco alle Torri gemelle del 2001. L'Afghan Football Association ha reso noto che uno di coloro che sono morti cercando di fuggire dal paese era il diciannovenne Zaki Anvari, che aveva giocato per la squadra afgana Under 21. Secondo un giornalista, è deceduto nel carrello di atterraggio di un C-17 americano. "Anvari, come migliaia di giovani afgani, voleva lasciare il Paese ma è caduto da un aereo americano ed è morto", si legge nel comunicato pubblicato su Facebook. 

Il fratello di Zahra Ahmadi

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 "Mia sorella è salva, ma lei è una. Tante persone stanno ancora aspettando e mi auguro riusciremo presto a trovare una soluzione per attivare questo corridoio umanitario, questi visti speciali già applicati da altri Paesi. Bisogna pensare, ragionare, trovare una soluzione", dice in un videomessaggio Hamed Ahmadi, fratello dell'attivista afgana atterrata ieri a Fiumicino. Il giorno dopo l'abbraccio con la sorella, per Hamed Ahmadi, è quello dei ringraziamenti: "Oggi è il mio compleanno. - ha scritto in un post su Facebook - Dicono che dare e ricevere un regalo il giorno prima porta sfiga! L'Italia mi ha anticipato il regalo assolutamente più prezioso! Porterà sfiga? Io ne vorrei tanti altri così!". Hamed ricorda i giornalisti e tutte le persone che lo hanno sostenuto in questi giorni, chi mi "ha affiancato in tutti i miei passi e sentimenti. È un gesto da apprezzare, incentivare e ricordare". L'ultimo pensiero del titolare dell'Orient Experience di Venezia va a chi è rimasto in Afghanistan, costretto a convivere con il terrore: "Regalatemi la gioia, aiutando e pensando al mio popolo. So che avete un cuore immenso. Vi amo".

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Social in campo per proteggere i civili

Facebook, Twitter e LinkedIn hanno messo in campo contromisure per proteggere gli account dei cittadini afghani ed evitare così che possano essere presi di mira dai talebani. La società di Mark Zuckerberg ha lanciato uno "strumento one-click" per gli utenti che si trovano in Afghanistan affinché possano bloccare i loro account alla visione del mondo esterno. Solo chi ha già accettato l'amicizia sulla piattaforma potrà vedere cosa viene pubblicato o condiviso. A riferirlo, su Twitter, il responsabile delle politiche di sicurezza, Nathaniel Gleicher. Facebook ha anche temporaneamente rimosso la possibilità di visualizzare le liste di amici degli account di cittadini afghani.  Twitter ha invece reso noto di essere in contatto con coloro che lavorano a supporto della società civile afghana. Sta lavorando, inoltre, con l''Internet Archive' per accelerare le richieste volte a cancellare vecchi tweet che potrebbero mettere in difficoltà chi in passato si è schierato contro i talebani. L'obiettivo, in questo caso, è la sospensione momentanea degli account fino a quando i loro possessori non potranno accedere di nuovo e quindi cancellare determinati contenuti compromettenti. Un portavoce di LinkedIn, infine, ha dichiarato che il sito di networking professionale, di proprietà di Microsoft, ha nascosto i collegamenti dei suoi utenti in Afghanistan in modo che gli utenti esterni non siano in grado di vederli. 

Facebook e TikTok bandiscono gli account talebani

I colossi della Rete, in questo modo, vogliono evitare che gli estremisti islamici, al potere da ferragosto dopo la presa di Kabul, riescano a utilizzare i social network per tracciare il dissenso nei loro confronti e individuare le voci contrarie al nuovo regime. Secondo quanto riportato da Amnesty International, infatti, migliaia di afghani, tra cui accademici, giornalisti e difensori dei diritti umani, rischiano di subire rappresaglie talebane.