Giovedì 25 Aprile 2024

L'Italia si ritira dall'Afghanistan, Guerini: "Continua l'impegno per la pacificazione"

Cerimonia dell'ammaina-bandiera alla base di Herat: tornano a casa 800 soldati italiani. Incidente diplomatico con gli Emirati Arabi Uniti

La cerimonia di ammaina-bandiera che segna la fine della missione italiana in Afghanistan

La cerimonia di ammaina-bandiera che segna la fine della missione italiana in Afghanistan

Roma, 8 giugno 2021 - L'Italia lascia l'Afghanistan dopo quasi 20 anni di presenza nella zona di Herat. Alla cerimonia dell'ammaina-bandiera alla base Camp Arena, che ora sarà lasciata alle forze locali, ha partecipato il ministro della Difesa Lorenzo Guerini che ha reso omaggio al lavoro svolto dal contingente italiano e ha ringraziato gli ultimi 800 soldati rimasti dall'inizio dell'anno ad Herat.  Le operazioni di rimpatrio di militari e mezzi sono iniziate a maggio ed è previsto che si concludano in breve tempo, seguendo l'accelerazione impressa dagli Usa che intendono lasciare l'Afghanistan entro metà luglio e in ogni caso - come annunciato dal presidente Joe Biden - prima della data simbolica dell'11 settembre.

Si conclude l'impegno militare italiano e alleato nella missione Resolute Support che ora "consegniamo alla storia - ha detto Guerini - Viviamo un passaggio cruciale dopo l'attacco di 20 anni fa: Al Qaida era una minaccia per tutti noi". Dall'avvio dell'operazione Enduring Freedom nel 2001 alla chiusura ora di Resolute Support il ministro della Difesa ha ripercorso questi anni, ricordando anche i "2.200 progetti di cooperazione. Una delle missioni più lunghe affrontate e molto delicata - ha spiegato Guerini - che ha messo in luce le competenze dei nostri soldati, uomini e donne, capaci di ascoltare i bisogni della popolazione. Come sarebbe stato l' Afghanistan senza questi 20 anni? Lo lasciamo dopo aver ottenuto obiettivi di sicurezza internazionale e progressi della vita democratica del Paese, dall' istruzione alla parità di genere".

Il ministro Guerini in Afghanistan (Ansa)
Il ministro Guerini in Afghanistan (Ansa)

Termina la missione Resolute Support avviata nel 2015 sotto l'egida della Nato con l'obiettivo principale di addestrare e dare assistenza alle forze armate afghane ma il percorso per raggiungere stabilità e pace in Afghanistan resta ancora lungo quando circa metà del Paese resta sotto il controllo dei talebani. Una sfida "ancora aperta - ha aggiunto il ministro della Difesa - dobbiamo continuare ad essere al fianco degli afghani. I nemici della pacificazione cercheranno di fermare questo processo" e quindi "continueremo a fare la nostra parte". 

"Non vogliamo che l' Afghanistan torni ad essere un luogo sicuro per i terroristi - ha concluso Guerini -. Vogliamo continuare a rafforzare questo Paese dando anche continuità all'addestramento delle forze di sicurezza afghane per non disperdere i risultati ottenuti in questi 20 anni". Dall'inizio delle missioni in Afghanistan sono stati 53 i soldati italiani uccisi e "oggi sono 53 le lacrime che non verranno mai dimenticate dall`Italia intera", ha detto del generale Enzo Vecciarelli, capo di stato maggiore della Difesa durante la cerimonia che ha ritirato il tricolore dal territorio afghano.

L'incidente diplomatico

La cerimonia dell'ammaina-bandiera ad Herat ha avuto anche un retroscena diplomatico, con tensione tra Italia ed Emirati Arabi Uniti. Abu Dhabi ha negato il passaggio nel suo spazio aereo al C130 dell'aeronautica militare che portava giornalisti e militari a Herat per l'evento. Su indicazione del ministro per gli Affari esteri, Luigi di Maio, la Farnesina ha convocato l'ambasciatore emiratino al quale il segretario generale, Ettore Sequi, non ha nascosto "la sorpresa e il forte disappunto per un gesto inatteso che si fa fatica a comprendere". Uno sgarbo, con l'aggravante che la tratta di volo era stata inizialmente autorizzata, ma che si innesta su rapporti complicati, inaspriti dal divieto italiano all'export di armi ad Abu Dhabi e dal supporto emiratino, con armi e mercenari, all'esercito guidato in Libia dal generale Khalifa Haftar. Le autorità emiratine sono state irremovibili, riservandosi fino all'ultimo di dare un via libera che poi non è arrivato. Dopo un lungo scalo nell'aeroporto saudita di Dammam, il C130 è decollato verso l'Afghanistan, con una rotta più lunga per aggirare il territorio degli Emirati. Il volo è poi arrivato a Herat in tempo per la cerimonia.