Afghanistan, la Cina accusa gli Usa: "Distruggono, non costruiscono"

La portavoce del ministero degli Esteri cinese Hua Chunying ha commentato le dichiarazioni di Biden: "Ovunque vada l'esercito americano lascia turbolenze e divisione, caos, famiglie distrutte e devastazione"

Afghanistan, un uomo cinese legge sul giornale la presa di Kabul (Ansa)

Afghanistan, un uomo cinese legge sul giornale la presa di Kabul (Ansa)

Roma, 17 agosto 2021 - Il discorso con cui Joe Biden ieri ha spiegato i motivi del ritiro delle truppe Usa dall’Afghanistanche ha lasciato campo libero all'avanzata dei talebani, non è piaciuto alla Cina, che ha subito pesantemente contrattaccato. Gli Stati Uniti "non stavano cercando di ricostruire in Afghanistan: questa è una dichiarazione veritiera, perché l'obiettivo degli Stati Uniti non è stato affatto di ricostruire". Così la portavoce del ministero degli Esteri cinese Hua Chunying ha commentato le dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti che aveva individuato nel fermare gli attacchi agli Stati Uniti, e non nella volontà di ricostruire una nazione, il motivo di intervento in Afghanistan. "Che sia in Iraq, Siria o Afghanistan, ovunque vada l'esercito americano lascia turbolenze e divisione, caos, famiglie distrutte e devastazione", ha aggiunto Hua nella conferenza stampa concludendo con una grave accusa: "La forza e il ruolo degli Stati Uniti è la distruzione, non la costruzione".

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Ma non finisce qui: un’altra critica al 'ritiro frettoloso delle truppe' americane dall'Afghanistan è arrivata dal ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, durante un colloquio telefonico con il segretario di Stato Usa, Antony Blinken. E l'accusa principale è quella di aver agito senza considerare le peculiarità di un Paese complesso. È difficile raggiungere gli obiettivi "applicando in modo meccanico modelli stranieri a Paesi con una storia, una cultura e condizioni nazionali completamente diverse" ha attaccato Wang.

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La dubbia posizione della Cina

È una Cina a doppio volto quella che sta affrontando la situazione in Afghanistan, Paese dove non si è mai impegnata militarmente, ma dalle cui risorse è sempre stata attratta. Una Cina che strizza l’occhio ai talebani, con il cui capo politico il mullah Baradar si è incontrato a luglio il ministro degli esteri Wang, ma che si dichiara disposta a comunicare con gli Stati Uniti per prevenire "una nuova guerra civile o un disastro umanitario" in Afghanistan e fare in modo che il Paese "non diventi terreno fertile o un rifugio per i terroristi". Per il gigante asiatico il ritiro degli Stati Uniti da un lato innesca timori per le conseguenze dell'estensione dei gruppi militanti sui progetti di infrastrutture dirette a Occidente, ma dall’altro potrebbe rappresentare un'opportunità di tipo economico.  Al momento la Cina, è uno dei tre Paesi, assieme a Russia e Pakistan, a non aver evacuato da Kabul il proprio personale diplomatico. E la portavoce del ministero degli Esteri, Hua Chunying ha dichiarato di essere disposta a costruire 'relazioni amichevoli' con i talebani e di auspicarsi che essi diano seguito alle promesse di un governo islamico "aperto e inclusivo"