Giovedì 18 Aprile 2024

Aborto, Irlanda al voto per il referendum

L'Isola verde punta a una nuova rivoluzione dopo il sì ai matrimoni gay. I favorevoli all'abrogazione puntano a cambiare una delle leggi più restrittive d'Europa: fino a 14 anni di carcere per chi procuri o aiuti una donna a interrompere la gravidanza. Boom di espatriati in patria per votare

Il premier irlandese Leo Varadkar (Afp)

Il premier irlandese Leo Varadkar (Afp)

Dublino, 25 maggio 2018 - L'Irlanda punta a una nuova rivoluzione dopo il sì ai matrimoni gay: abrogare il divieto all'aborto. Mentre in Italia la legge 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza ha appena compiuto 40 anni (non senza polemiche), in Irlanda si vota per uno dei referendum che potrebbe essere una vera e propria svolta per il Paese.  Al voto sono chiamati tre milioni e trecentomila cittadini che oggi fino alle 22 (ore 23 ora italiana) si esprimeranno sull'abrogazione dell'ottavo emendamento della Costituzione (l'articolo 40.3.3), introdotto nel 1983, che attribuisce al feto gli stessi diritti di una persona. In Irlanda vige una delle leggi più restrittive d'Europa:  l'aborto, infatti,  è vietato in qualsiasi sua forma, senza alcuna eccezione compreso lo strupro, l'incesto o le malformazioni del feto. L'unica deroga prevista è laddove la donna sia in pericolo di vita. Una deroga recente, approvata nel 2013, in seguito alla morte di una dentista di origine indiana, Savita Halappanavar, che perse la vita per setticimia nel 2012 dopo che le venne negata un'interruzione di gravidanza.  

Resta, però, il fatto che in Irlanda chiunque procuri o aiuti una donna ad abortire rischia addirittura fino a 14 anni di carcere. Da qui, l''emigrazione' in media di dieci donne irlandesi al giorno per abortire all'estero. Pratica, questa, comunque tollerata e usata da migliaia di donne per aggirare la legge.  Oggi, però, se vincerà il sì tutto questo cambierà.

L'ultimo sondaggio Irish Times/Ipsos la scorsa settimana dava il fronte dei favorevoli alla modifica della legge avanti di 12 punti (44% a 32%), ma restava ancora un 24 per cento d'indecisi, fetta che viene considerata potenzialmente decisiva. Intanto si calcola che 35mila espatriati irlandesi siano accorsi in patria per votare al referendum e impazza su Twitter l'hashtag #Hometovote. Determinante per il risultato finale dovrebbe essere il voto delle donne dei centri urbani, in larga maggioranza a favore dell'abolizione dell'articolo 8, mentre nelle aree rurali resiste uno zoccolo duro anti-abortista.  In caso di vittoria del sì, il premier liberale della cosiddetta 'Isola verde', Leo Varadkar, ha promesso la legalizzazione, senza restrinzioni fino a 12 settimane di gestazione e, in caso di donne con problemi di salute, fino a 24. Dopo questo lasso di tempo, l'aborto sarebbe consentito soltanto in caso di anomalie del feto o gravi problemi di salute della gestante.

Il dibattito tra i due fronti è stato brutale, con gli antiabortisti in prima linea con una  campagna molto battagliera che ha messo nel mirino anche 'presunte interferenze straniere', tant'è che i colossi del web (da Google a Facebook) hanno deciso il blackout totale dei messaggi pubblicitari online. La Chiesa cattolica irlandese, da parte sua, ha tenuto una posizione piuttosto defilata, benché il vescovo della diocesi di Kerry, Ray Browne, ha fatto sapere di "votare no" e incoraggiando "a fare lo stesso". In Italia, monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia accademia per la vita, ha twittato una preghiera per l'lrlanda: "Vieni Spirito santo, guida e rafforza il popolo irlandese in modo che la vita sarà sempre benvenuta, nutrita, protetta e integrata in ogni fase attraverso Cristo e con il coraggio di San Patrizio".