Beirut (Libano), 31 agosto 2013 - L’attacco con armi chimiche a Damasco il 21 agosto è stato il peggiore del XXI secolo, “per questo ho deciso che gli Usa effettueranno un intervento armato limitato in Siria senza truppe sul terreno”. Così Barack Obama nella sua dichiarazione sulla Siria alla Casa Bianca. “Mi sto preparando a dare l’ordine”, ha aggiunto. "L’attacco Usa alla Siria potrebbe essere domani, fra una settimana o un mese e sarà limitato nella portata". L’annuncio a sorpresa che contrariamente a quanto fatto trapelare Barack Obama in precedenza chiedera’ al Congresso il via libera per l’attacco contro la Siria comporta che tutto possa slittare - salvo disposizione contraria - a dopo il 9 settembre, data per ora confermata per il ritorno al lavoro di Camera e Senato. Lo speaker della Camera dei Rappresentanti Usa John Boehner ha detto infatti  che l’assemblea discuterà della possibile azione militare nella settimana che inizia il 9 settembre. Il presidente americano, ha detto una fonte dell'amministrazione Usa, discuterà della crisi siriana con i leader del G20 la prossima settimana a San Pietroburgo.

Per Obama, come detto, si tratta di un netto cambio di posizione visto che la legge Usa (la “Wars Power Act” del 1973) in realtà non lo obbliga a chiedere il via libera del Congresso. Il presidente è tenuto solo a notificare a Camera e Senato entro 48 ore l’inizio di un’operazione militare e deve chiedere un voto solo se l’intervento dovesse prolungarsi oltre 60 giorni. Obama, con al fianco il vicepresidente Joe Biden, ha spiegato che ritiene di aver il potere di ordinare l’attacco senza il via libera di Camera e Senato ma ha deciso di sentire lo stesso il parere dei rappresentati eletti dal popolo americano e per questo vuole che si apra un dibattito al Congresso. Se non sarà richiamato prima della fine della pausa estiva cio’ significa che l’attacco potrebbe slittare a dopo il 9 settembre, data prevista da tempo per la ripresa dell’attività.

GLI ESPERTI ONU LASCIANO LA SIRIA - Occorreranno fino a tre settimane per completare le analisi sui campioni e sugli altri elementi di prova, raccolti in Siria dagli ispettori delle Nazioni Unite, relativi all’attacco lealista del 21 agosto scorso alla periferia est di Damasco, che sarebbe stato compiuto con missili caricati a gas nervino: lo ha annunciato l’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche, ente inter-governativo che non dipende dal Palazzo di Vetro, ma che con quest’ultimo collabora strettamente. Gli ispettori, partiti di primo mattino dal Paese mediorientale e arrivati verso sera nei Paesi Bassi via Libano, hanno frattanto raggiunto il quartier generale dell’organizzazione medesima, all’Aja. I campioni saranno suddivisi tra diversi laboratori autorizzati. Ieri il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, aveva parlato invece di una quindicina di giorni per concludere gli esami tecnico-scientifici. Gli esperti di armi chimiche delle Nazioni Unite intanto hanno lasciato la Siria e sono entrati nel confinante Libano. (GUARDA IL VIDEO) Un team di Associated Press ha visto il personale dell’Onu entrare in Libano dalla Siria attraverso il passaggio di frontiera di Masnaa del Paese. Ieri il gruppo di esperti ha trascorso il quarto e finale giorno di indagine sul presunto utilizzo di armi chimiche vicino a Damasco.

SIRIA IN ATTESA - Il regime siriano si attende un attacco “in qualsiasi momento”: lo ha riferito una fonte della sicurezza di Damasco, poche ore dopo che gli ispettori dell’Onu hanno lasciato il Paese dopo l’inchiesta sull’attacco chimico del 21 agosto. “Ci aspettiamo un attacco in qualsiasi momento e siamo pronti a una rappresaglia in qualsiasi momento”, ha dichiarato la fonte. Il primo ministro siriano Wael al-Halqi fa sapere che l'esercito siriano è mobilitato e ha "il dito sul grilletto". In una dichiarazione diffusa dalla tv di Stato il premier ha aggiunto che "l’esercito è pronto ad affrontare tutte le sfide e tutti gli scenari" se l’America dovesse attaccare.

CAMERON - “Comprendo e sostengo la posizione di Barack Obama sulla Siria”. Lo ha scritto il premier britannico David Cameron su Twitter. Obama nel suo discorso alla Casa Bianca sull’intervento in Siria ha definito la Gran Bretagna “il nostro alleato piu’ stretto”.

HOLLANDE - Il presidente francese Francois Hollande ha ribadito al presidente Barack Obama la sua determinazione a punire la Siria. Lo ha detto una fonte vicina al presidente Hollande.

VIDEO Tv di Stato megafono del regime

NUOVE MINACCE DALL'IRAN - Un attacco Usa in Siria provocherà una reazione che andrà "al di là" dei confini siriani: lo ha detto Mohammed Ali Jafari, comandante dei Guardiani della rivoluzione islamica iraniani. "Gli americani credono che le reazioni a un intervento militare siano limitate all’interno dei confini siriani. E’ un’illusione", ha detto.

LE CRITICHE DELLA MERKEL - La cancelliera tedesca Angela Merkel ha criticato l’atteggiamento della Russia e della Cina nella crisi siriana, rimprovando loro di indebolire il potere delle Nazioni Unite. “E’ molto increscioso che Russia e Cina rifiutino da qualche tempo una posizione comune sul conflitto siriano. Ciò indebolisce considerevolmente il potere delle Nazioni Unite attualmente”, ha dichiarato Merkel, in un’intervista al quotidiano regionale tedesco Augsburger Allgemeine. Russia e Cina - che con Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna rappresentano i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite - hanno bloccato a più riprese bozze di risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di condanna al regime di Bashar al Assad. Sono entrambe contrarie a un intervento militare in Siria.

Merkel ha d’altra parte ribadito che il ricorso alle armi chimiche in Siria aveva "infranto un tabù" e che "non poteva restare senza conseguenze", escludendo però ancora una volta categoricamente una partecipazione tedesca a un intervento militare senza mandato internazionale. "La Germania non può partecipare a un intervento militare che con un mandato delle Nazioni Unite, della Nato o dell’Ue. Quindi, la questione di una partecipazione della Bundeswehr ora non si pone”, ha insistito il cancelliere.

OBAMA - Nel suo intervento di ieri sera Obama è apparso molto determinato: “Non possiamo accettare un mondo in cui donne, bambini e civili innocenti vengano attaccati con il gas”. “Non ho ancora deciso” ma “stiamo valutando la possibilità di un’azione limitata e ristretta”, ha detto il presidente Usa, sottolineando poi che l’attacco con armi chimiche in Siria è “una sfida al mondo” e minaccia gli interessi di sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Obama ha evidenziato che si tratta di una minaccia anche per gli alleati nella regione come Israele, Turchia e Giordania e ha denunciato “un’incapacità del Consiglio di sicurezza di andare avanti”.

DOSSIER INTELLIGENCE - L’amministrazione Usa aveva pubblicato una valutazione dell’intelligence sull’attacco chimico dello scorso 21 agosto nei sobborghi est di Damasco. La relazione ha appurato con “alto livello di certezza” che sarebbe del governo di Bashar Assad la responsabilità dell’attacco con armi chimiche condotto lo scorso 21 agosto a est di Damasco. Secondo le cifre fornite dalla valutazione d’intelligence Usa, il bilancio di quell’attacco sarebbe di 1.429 morti, 426 dei quali bambini e Assad avrebbe usato un gas nervino non identificato.

PUTIN FURIOSO - Le accuse Usa a Damasco di aver usato le armi chimiche "sono insensate" e il premio Nobel per la pace Barack Obama "pensi alle future vittime in Siria". Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin secondo cui Washington dovrebbe presentare al Consiglio di Sicurezza dell’Onu le prove dell’attacco. Putin si è anche detto "sorpreso" del voto contrario del Parlamento britannico all’intervento in Siria: "Questo dimostra che in Gran Bretagna c’è gente guidata dal buon senso".

LA POSIZIONE DELL'ITALIA - L’ipotesi di un intervento di Usa o Francia in Siria deve essere considerato "una sorta di segnale alla dittatura di Assad e non una guerra vera e propria. La verità è che rimangono sullo sfondo i rischi collegati ad uno scenario che può essere devastante". Lo ha detto il ministro della Difesa, Mario Mauro, a bordo di Nave Italia. "E’ rilevante - continua - la posizione del Governo Italiano che, insistendo per trovare una soluzione politica e rinviando all’autorità e all’autorevolezza delle Nazioni Unite, ricorda a tutti qual è il compito della comunità internazionale".

LETTA: NON INTERVENIAMO FUORI DALL'ONU - "Sono momenti difficili per la comunità internazionale. L’opinione pubblica italiana è stata drammaticamente turbata dalle immagini delle vittime dell’uso di armi chimiche. Dobbiamo fare di tutto perché’ non accada più. Il regime di Assad possiede arsenali di armi chimiche, il cui uso è un crimine contro l’umanità. Comprendiamo l’iniziativa di Stati Uniti e Francia, alla quale però, senza le Nazioni Unite, non possiamo partecipare. La settimana prossima a San Pietroburgo faremo di tutto perche’ si trovi una soluzione politica al dramma siriano, che ha già prodotto un numero intollerabile di vittime e di profughi. La rapida convocazione di Ginevra 2 è oramai ineludibile". Lo afferma il Presidente del Consiglio Enrico Letta.

ESPLOSIONE VICINO ALLA SEDE DEGLI 007 - Una forte esplosione - forse provocata da un attentato - è avvenuta oggi a Damasco nei pressi di una sede dei servizi segreti. Lo riferisce la tv panaraba Al Jazira citando alcuni testimoni.