Caracas (Venezuela), 25 maggio 2013 - Il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, ha ordinato la costituzione di una nuova milizia dei lavoratori a difesa della “rivoluzione bolivariana” del Paese, in un momento in cui il governo deve affrontare un periodo di problemi economici e incertezza politica. Maduro ha omesso di fornire diversi dettagli in merito alla nuova milizia, ad esempio il numero di persone che la comporranno, ma ha detto che farà parte della Milizia bolivariana creata da Hugo Chavez, formata da circa 120mila volontari. Secondo le stime degli analisti, solo un quarto di quella forza è pronta al combattimento.

Maduro ha dato annuncio delle sue intenzioni in un discorso tenuto a Caracas mercoledì sera e che ha suscitato poca attenzione nei media venezuelani. A sostegno del suo annuncio, Maduro ha invitato la folla a cui si è rivolto a immaginare il rispetto che otterrebbe la classe lavoratrice se avesse “trecentomila, cinquecentomila, un milione, due milioni di lavoratori in uniforme, armati, pronti a difendere la sovranità della madrepatria”. I critici sospettano però che tale milizia possa essere usata per cementare la presa del governo socialista sul potere.

ALTA CORTE RESPINGE I RICORSI SULLE ELEZIONI  - Il Tribunale Supremo di Giustizia (Tsj) venezuelano ha respinto il primo di sei ricorsi presentati dall’opposizione contro il risultato del voto del 14 aprile con cui fu eletto presidente Nicolas Maduro, delfino di Hugo Chavez, con il 50,61% dei suffragi - stando ai contestati dati ufficiali - contro il 49,12% dello sfidante Henrique Capriles. Secondo l’alta corte, il ricorso si baserebbe su denunce ‘’totalmente indeterminate, generiche e confuse’’.  Capriles e la Mesa de Unidad Democratica (Mud), la coalizione antichavista, non ha riconosciuto la validità dei risultati ufficiali delle elezioni diffusi dal Comitato Nazionale Elettorale (Cne): l’ex candidato, che è anche governatore dello Stato di Miranda ha respinto la verifica dello scrutinio fatta dalla Cne stessa, definendola ‘’una burla’’ e ha impugnato formalmente i risultati elettorali lo scorso 2 maggio.