Roma, 13 settembre 2012 - Le anime belle ammoniscono a non fare di ogni erba un fascio, a non lasciarsi andare alla retorica dello scontro di civiltà. In fin dei conti gli assassini di Bengasi sono estremisti salafiti. Tanto è vero che Mohamed Al-Megaryeb, primo ministro libico, ha chiesto scusa agli Stati Uniti e al mondo. E poi la provocazione: il film amatoriale del californiano Sam Bacile è un collage di banalità sarcastiche e come tale suscettibile di esasperare gli animi, fa notare Obama con linguaggio cautamente ipocrita.

Ma il punto non è questo. Il punto è che Chris Stevens, l’ambasciatore ucciso insieme con un altro impiegato e due marine, era stato uno dei principali apostoli dell’intervento Nato in Libia. Come si ricorderà, Obama era riluttante a seguire il francese Sarkozy nella sua spregiudicata crociata militare. Era stato appunto Stevens a chiedere la partecipazione aero-navale della Sesta Flotta, in nome di quella primavera araba che, dopo Tunisia e Egitto, avrebbe dovuto portare la democrazia anche in Libia. Ebbene la primavera è sfiorita prima ancora di dare frutti. Né avrebbe potuto.

La democrazia come noi la conosciamo, con valori cioè che per essere nostri non per questo non sono universali, non è esportabile nel mondo arabo. Il quale non capisce come il governo americano oggi, quelli danese e italiano ieri non possano mettere il bavaglio ai provocatori. E non lo capisce perché non ammette e non ammetterà mai che in una democrazia la libertà di espressione vada garantita anche a uno stupido regista come Bacile, a un mediocre vignettista come il danese Bluitgen, alle magliette del nostro Calderoli.

Ora l’autunno arabo vede nuove dittature in luogo di quelle vecchie, abbattute con l’aiuto di un Occidente di cui erano almeno amiche. I Fratelli musulmani sono al potere al Cairo, gli integralisti di Ennahada a Tunisi, una coalizione eterogenea a Tripoli. Le scuse del premier libico non coprono l’inescusabile inerzia delle forze di sicurezza che si sono ben guardate dal soccorrere il consolato americano. Il che la dice lunga su chi comanda nel dopo Gheddafi. E su chi comanderà nel dopo Assad in Siria. Grazie Monsieur Sarkozy. E grazie a chi lo ha seguito.