Mosca, 17 agosto 2012 - Le hanno proposto di posare per la copertina di Playboy Ucraina, in poche settimane i suoi amici su Facebook sono schizzati a 5.000 e il video della sua dichiarazione di difesa - in cui cita Pitagora, Dostoevsky e Solzhenitsyn - ha fatto il giro del mondo, con il New Yorker che l’ha definito “una classico nell’antologia della dissidenza”.

Caschetto sempre composto, sorriso dolce e di sfida allo stesso tempo, Nadezhda Tolokonnikova, giovane mamma di 22 anni, è considerata dall’accusa la “mente diabolica” delle Pussy Riot, il gruppo punk femminista di cui tre membri, tra cui la stessa Nadia (diminutivo del suo nome in russo) sono a processo a Mosca per “teppismo e incitamento all’odio religioso”.

Le sue foto, nel tragitto che per più di una settimana le ragazze hanno percorso tra il cellulare della polizia a la gabbia di vetro in cui ascoltavano le udienze, sono quelle più rappresentative del processo che ha spaccato l’opinione pubblica russa e portato a schierarsi anche il jet set internazionale. L’ultima dell’8 agosto, Nadia con il pugno alzato, manette e t-shirt blu con scritto “No Pasaran”, in poche ore era ovunque su siti web e social network.

Con il giovane marito Piotr Verzilov, Nadia ha una storia di attivismo politico, iniziato nelle piazze con le manifestazioni per la parità dei diritti dei gay e nel collettivo artistico pietrobughese Voina (Guerra). I due, come ricorda il Guardian, si erano conquistati i riflettori già nel 2008: alla vigilia dell’elezione del presidente Dmitri Medvedev, hanno partecipato a un’orgia pubblica al museo di Biologia Timiryazev di Mosca, in una performance chiamata ‘Scopa per il successore - l’orsacchiotto!’ giocando sul cognome del presidente che deriva dalla parola russa medved (orso). C’era anche lei in un’altra celebre installazione dei Voina, quando disegnarono su un ponte di Pietroburgo un grande fallo proprio di fronte al quartier generale dei servizi segreti russi.

Quando è stata arrestata a marzo, la Tolokonnikova era all’ultimo anno di Filosofia, all’Università statale di Mosca. Ora è Piotr, anche promotore della vasta campagna mondiale di solidarietà alle Pussy, che si sta prendendo cura della loro bambina di quattro anni, Gera. Gli avvocati temono per il futuro della piccola, su cui incombe la possibilità di essere affidata ai servizi sociali qualora la madre venisse condannata.

Facendosi portavoce delle due compagne di cella Katya Samutsevich (29 anni) e Maria Aliokhina (24), è stata Nadia a chiedere scusa ai fedeli che, stando alla procura, si sono sentiti offesi dalla “preghiera punk” inscenata a febbraio dalle Pussy Riot nella cattedrale di Cristo Salvatore e con cui chiedevano alla Vergine di “liberare la Russia da Putin”.

Sempre lei ha spiegato che la performance non voleva offendere il sentimento religioso, ma solo denunciare un fatto politico: il supporto del Patriarca di Mosca alla candidatura a presidente di Vladimir Putin, tornato con le elezioni di marzo a capo della Federazione. “La nostra iniziativa conteneva solo un disperato desiderio di cambiare in meglio la situazione politica in Russia”, ha poi sottolineato. Secondo analisti e commentatori russi, sara’ molto difficile che i giudici le credano.