Seul, 27 marzo 2012 - Fuorionda imbarazzanti e grandi promesse. Il presidente americano Barack Obama rilancia sugli armamenti nucleari, ancora troppi nel mondo: gli Stati Uniti possono ridurre ulteriormente il proprio potenziale, mantenendo inalterato il deterrente strategico, ma alcune parole del presidente, intercettate durante il colloquio con Dmitri Medvedev sullo scudo missilistico europeo, rischiano di trasformarsi in un clamoroso autogol.

Obama, parlando agli studenti della Hankuk University of Foreign Studies di Seul, mette in chiaro che intende sollevare la questione della distruzione degli arsenali con il presidente russo Vladimir Putin, appena eletto, in occasione del loro primo incontro utile, a maggio. Contemporaneamente, ribadisce con durezza il doppio monito a Iran e Corea del Nord. A Seul, dove è in programma il secondo vertice sulla sicurezza nucleare, il presidente illustra ancora una volta la sua visione. "Credo fermamente - spiega riferendosi ai rilievi dei repubblicani, contrari a ‘un indebolimento’ americano - che possiamo garantire la sicurezza degli Stati Uniti e dei nostri alleati, mantenere un forte deterrente contro qualsiasi minaccia, pur riducendo ulteriormente il nostro arsenale nucleare". Stati Uniti e Russia sono le prime due potenze nucleari del pianeta, mentre la Cina - che mantiene una cortina fumogena sulle sue spese militari - è stata più volte invitata da Obama "a unirsi in un dialogo sulle questioni nucleari".

Sull’Iran resta il monito sull’esaurimento del tempo per "la via diplomatica" sulle sue ambizioni nucleari. "Preferisco sempre risolvere queste questioni per via diplomatica, ma il tempo stringe e Teheran deve agire con serietà e senso di urgenza". Nessuna ostilità verso la Corea del Nord, ma l’avvertimento a rinunciare al proposito di lanciare il ‘satellite’ tra il 12 e il 16 aprile: "Non ci sarà ricompensa per le provocazioni".

Nel corso della giornata, Obama ha visto il presidente cinese, Hu Jintao, e quello russo, Dmitri Medvedev. Un fuorionda sullo scudo missilistico rischia però di mettere in difficoltà il presidente Usa. Obama, convinto di parlare a microfoni spenti, ha assicurato a Medvedev "maggiore flessibilità" dopo l’auspicata rielezione alla Casa Bianca. Il presidente uscente della Russia annuisce: "Capisco, riferirò a Vladimir", riferendosi a Putin. Lo scambio di battute, subito criticato dai repubblicani (Mitt Romney in testa), rivela dunque come - dietro l’ufficialità e le affermazioni da campagna elettorale - le intenzioni di Obama siano quelle di venire il più possibile incontro alle esigenze di Mosca, per trovare la soluzione a una questione delicatissima, quella dello scudo missilistico.

ROMNEY ALL'ALLACCO - A cogliere la palla al balzo proprio in vista delle prossime presidenziali ci ha pensato Mitt Romney, candidato alla nomination repubblicana, che alla Cnn sostenendo che la Russia è "senza dubbio il nostro nemico numero uno, dal punto punto di vista geopolitico", dal momento che "sostiene tutte le cause dei peggiori attori mondiali".

"L’idea che il nostro Presidente stia progettando di fare qualcosa con i russi che non vuole dire al popolo americano prima delle elezioni è qualcosa che io trova molto, molto allarmante", ha detto l’ex governatore del Massachusetts.

Alla domanda se la Russia più pericolosa di Iran e Corea del Nord, Romney ha risposto: "Io parlo in termini di geopolitica, in quanto è il Paese che si schiera con i peggiori attori internazionali. Naturalmente la maggiore minaccia al mondo è l’Iran nucleare. E una Corea del Nord nucleare sta già creando sufficienti problemi... Ma in termini di nemici geopolitici, una nazione che siede al Consiglio di sicurezza, che ha peso in seno al Consiglio di sicurezza e che, naturalmente, è una potenza nucleare, la Russia è un nemico geopolitico".