Tokyo, 10 marzo 2012 - Il governo giapponese fu avvertito della possibile catastrofe nucleare alla centrale di {{WIKILINK}}Fukushima{{/WIKILINK}} poche ore dopo lo {{WIKILINK}}tsunami{{/WIKILINK}} che colpì il paese a seguito del devastante terremoto dell’11 marzo scorso: è quanto riferisce oggi la stampa locale, alla vigilia del primo anniversario del disastro.

Secondo quanto si è appreso, una riunione di emergenza del governo fu organizzata quattro ore dopo l’allarme alla centrale per valutare i rischi: “Se la temperatura del reattore continuerà a salire nelle prossime otto ore, ci sarà la possibilità della fusione del nocciolo”, fu spiegato, secondo la ricostruzione emersa oggi.

L’allarme, dunque, fu lanciato nella prima vera riunione di emergenza presieduta dall’allora primo ministro Naoto Kan. Ma il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Yukio Edano, negò per settimane in pubblico che fosse emerso il rischio di fusione alla centrale nucleare. Una linea che il governo, poi, sposò per mesi assieme alla Tokyo Electric Power (Tepco), la società incaricata della gestione di Fukushima.

UN ANNO ORRIBILE - Per il Giappone è stato un anno orribile. I dodici mesi seguiti al’11 marzo 2011, 14.45 locali, quando si produsse nel Pacifico un devastante terremoto con conseguente tsunami che spazzò via la costa nord-orientale nipponica, sono stati difficili, pesanti, anche per l’incertezza prodotta dall’evoluzione del più duraturo dei danni collaterali del sisma/maremoto: l’incidente nucleare di Fukushima.

I giapponesi hanno un’espressione che indica il loro atteggiamento di fronte alle situazioni che non possono essere controllate. “Shikata ga nai”, non c’è nulla da fare, indica non la rassegnazione, ma la consapevolezza che ci sono forze più grandi che vanno al di là delle possibilità umane di indirizzare la catena degli eventi. Un fatalismo probabilmente forgiato proprio nell’esperienza della continua tensione tra uomo e natura in un paese tra i più instabili al mondo dal punto di vista geologico.

La risposta a eventi naturali devastanti, come s’è potuto vedere nell’anno trascorso, è di frenetica attività per ricostruire, rinnovare, tornare a vivere. E frenetico è stato il lavoro messo in campo dal governo per togliere la quantità enorme di detriti e macerie prodotte dallo tsunami. Molte infrastrutture sono state già rimesse in piedi, l’ultimo rapporto del Fondo monetario internazionale (Fmi) prevede per il Giappone quest’anno una crescita del prodotto interno lordo (Pil) dell’1,7 per cento. Una performance notevole per un paese che non ha ancora finito di contare le vittime - s’aggirano attorno a 20mila - e che è in piena crisi energetica a causa dell’effetto della catastrofe sulle centrali nucleari, non solo quella di Fukushima.

Eppure la via di una ripresa completa è ancora lunga. “Quel che è stato ottenuto in un anno è straordinario”, ha ammesso Patrick Fuller della Croce rossa internazionale. Ma “il processo di ricostruzione e di rivitalizzazione dell’economia richiederà anni”. Nei giorni del disastro, il governo si trovò a dover affrontare un’immane tragedia umanitaria. Circa 470mila persone furono evacuate in centri temporanei. Secondo dati forniti dall’Ambasciata nipponica a Roma, a gennaio c’erano ancora 687 persone in questi centri. Gli altri sono stati spostati in casette temporanee. Per la Croce rossa si tratta di 125mila famiglie.

Ci vorrà tempo per la normalità. Forse ancora più tempo per guarire le ferite dell’anima di chi ha vissuto la traumatica esperienza di perdere i propri cari, la casa, il lavoro, la propria intera città. Non stupiscono i risultati di uno studio ufficiale, diffuso dal governo nipponico, per il quale nel 2011 è stato registrato un aumento del già alto numero di suicidi. Le statistiche della polizia affermano che nel 2011 i suicidi sono stati 30.651. A impressionare, in particolare, è il dato di maggio 2011: 3.375 suicidi, con un incremento del 20 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. A contribuire a questo incremento di morti volontarie, particolarmente marcato tra i trentenni, è stato apparentemente un “sentimento di ansia diffuso in seno all’intera società giapponese dopo la catastrofe”.

Comunque il Giappone ha ripreso a camminare. “Japan is back”, ha detto l’ambasciatore nipponico a Roma, in inglese, parlando di fronte al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il Giappone è ripartito, anche grazie alla solidarietà internazionale che si è concentrata sul paese del Sol Levante.

Aiuti di tutti i tipi sono confluiti. Addirittura un paese da decenni in guerra come l’Afghanistan ha inviato 50mila dollari, come gesto quanto meno simbolico di vicinanza. L’Italia ha mandato un team della Protezione civile, mentre istituzione pubblica e tantissimi privati si mobilitavano con iniziative di tutti i tipi.

Un discorso a parte vale per Fukushima, che resta il grande punto interrogativo sul futuro del Giappone stesso. Mentre il sisma/tsunami è stato certamente un disastro naturale, quello di Fukushima è stato un disastro provocato dall’uomo. La vecchia centrale s’è dimostrata mal progettata rispetto al rischio di tsunami e le procedure si sono dimostrate inadeguate. La mancanza di comunicazione tra il governo e la Tokyo denryoku (Tepco), operatore della centrale, ha contribuito probabilmente a creare ulteriore confusione nei giorni del disastro.

Ormai - a dire di Tokyo - la situazione dei reattori è sotto controllo. Il 16 dicembre 2011 è stato dichiarato lo stato di spegnimento a freddo dei reattori coinvolti nel drammatico incidente e le autorità nipponiche assicurano di essere in grado di tenere il livello di emissioni di radiazioni basso anche in caso di nuovo incidente. Le restrizioni alle importazioni di prodotti alimentari giapponesi, adottate dopo l’incidente di Fukushima, sono state abolite in alcuni paesi, mentre altri mantengono restrizioni simili a quelle in vigore nel Giappone stesso. Tuttavia, permane una zona di esclusione di 20 km, off limits per la popolazione civile e, per considerare chiuso l’incidente, ci vorranno probabilmente anni.

L’incidente di Fukushima ha portato, nel mondo, a un’ondata di ripensamento sull’energia nucleare. In Italia ha probabilmente contribuito alla vittoria referendaria degli anti-nuclearisti la scorsa primavera, mentre la Germania ha indicato di voler uscire dal nucleare. Anche il Giappone in quest’anno ha dovuto rimettere in discussione la sua politica energetica.

Il Sol levante traeva prima dell’incidente il 30 per cento del proprio fabbisogno energetico dal nucleare. Dopo Fukushima, molte centrali sono andate fuori uso e nel paese s’è diffusa una maggiore consapevolezza dei rischi dell’atomo. “L’11 marzo ha sconvolto il Giappone fin dalle radici della sua identità del dopoguerra”, ha detto l’economista esperto in questioni energetiche Takeo Kikkawa al New York Times. “Noi eravamo il paese che ha sofferto Hiroshima e Nagasaki, ma abbiamo dimostrato d’avere una tecnologia superiore e una capacità tecnocratica di controllare questa terrificante energia per il pacifico progresso economico. Gli incidenti nucleari erano cose che accadevano in altri paesi”. Questo si pensava, sbagliando.

E tuttavia l’idea del governo nipponico, ancora oggi, è che dell’energia nucleare ci sia necessità. Dopo che il primo ministro dell’epoca del disastro, Naoto Kan, aveva dato una forte accelerazione verso il superamento del nucleare, il capo del governo a lui succeduto, Yoshihiko Noda, ha tirato decisamente il freno a mano. Oggi, di fronte alla crisi delle centrali nucleari, molte delle quali sono ferme, chiede che ripartano al più presto possibile, pur aggiungendo la postilla che lo dovranno fare sulla base dell’accordo con le comunità locali. Che non sarà facile da ottenere.

LA SCHEDA - Di seguito i dati principali relativi al sisma, il successivo tsunami e la catastrofe della centrale nucleare giapponese di Fukushima, alla vigilia del primo anniversario del disastro, avvenuto l’11 marzo scorso.

SISMA Venerdì 11 marzo 2011, 14.46 ora locale (le 6.46 in Italia) - magnitudo 9, epicentro nell’Oceano Pacifico, a una profondità di 24 km sotto il fondale.

TSUNAMI Allarme lanciato tre minuti dopo il sisma - altezza dell’onda anomala: oltre 15 metri in alcuni punti della costa.

BILANCIO DELLE VITTIME 15.846 morti accertati (al 7 febbraio 2012) - 3.317 dispersi - 6.011 feriti - nessun morto o disperso causato dalle radiazioni dovute all’incidente di Fukushima.

SFOLLATI Persone distribuite per tutto il Paese - 52.882 alloggi provvisori costruiti.

DANNI MATERIALI Edifici totalmente distrutti - 916.883 edifici danneggiati in parte - 22 milioni di tonnellate di detriti nelle tre prefetture maggiormente colpite.

AIUTI Paesi hanno fornito aiuti umanitari, medici o tecnologici.

RICOSTRUZIONE Il governo giapponese ha approvato quattro stanziamenti per la ricostruzione dall’aprile del 2011 al marzo del 2012, per un totale di oltre 200 miliardi di euro.