Roma, 21 febbraio 2011 - Dalle banche all’industria, la finanza libica ha un ruolo da protagonista in Italia, con partecipazioni rilevanti in diverse società nostrane. All’instaurarsi di buoni rapporti tra Italia e Libia basati principalmente sul trattato di amicizia firmato a Bengasi il 30 agosto del 2008, corrispondono da tempo legami economici di rilievo. E' il motivo per cui il futuro del regime del leader libico Gheddafi riguarda non solo i palazzi della politica ma anche quelli di banche e istituzioni finanziarie.


- UNICREDIT: In piazza Cordusio i fondi di Tripoli sono virtualmente primo azionista, con un 4,988% che fa capo alla Banca centrale libica e un altro 2,594% detenuto attraverso il fondo sovrano Lia (Libyan investment authority). il numero uno dell’istituto centrale, Farhat Omar Bengdara, ricopre anche la carica di vicepresidente di Unicredit. Il collegamento tra i due enti libici, che insieme supererebbero il tetto del 7,5%, non è mai stato confermato.
 

- FINMECCANICA: Risale allo scorso 17 gennaio, ma l’operazione era stata ufficializzata il 21 gennaio, il superamento della soglia del 2%: la quota è intestata sempre alla Lybian investment authority ed è pari al 2,010%. Nel luglio del 2009, Finmeccanica e Libya Africa Investment Portfolio, il fondo di investimento posseduto da Lia, hanno costituito una joint venture paritetica per una cooperazione strategica nei settori dell’aerospazio, trasporti ed energia. Inoltre, Finmeccanica si è aggiudicata numerosi contratti in Libia attraverso le sue controllate, come Ansaldo Sts e Selex Sistemi Integrati. Nel campo dell’elicotteristica, AgustaWestland ha messo in piedi un sistema industriale di manutenzione e assemblaggio tramite la Liatec. Si calcola che le commesse di Finmeccanica in Libia ammontino a circa 1 miliardo di euro nei settori dell’elicotteristica civile e ferroviario.


- JUVENTUS:
In campo sportivo, la Libyan arab foreign investment company (Lafico) detiene da tempo il 7,5% della Juventus mentre, restando in casa Agnelli, Tripoli era scesa nel 2006 sotto il 2% di Fiat (la stessa Lafico aveva comunicato di detenere il 2,004% nel 2002).


- ENI:
Sotto la soglia rilevante del 2% anche la partecipazione in Eni (meno dello 0,1%, ma con il consenso alla possibilità di salire fino al 5) .


- TLC: Se in passato indiscrezioni avevano ventilato la possibilità che i libici investissero in Telecom Italia, possibilità mai concretizzatasi, nel campo delle tlc il Paese nordafricano è presente attraverso Retelit, operatore specializzato nella fornitura di servizi a banda larga a livello internazionale di cui, secondo gli aggiornamenti della Consob, la Libyan post telecommunications information technology company (Lptic) possiede il 14,798%.

BILANCIA COMMERCIALE - Quanto all’interscambio bilaterale, è contraddistinto da un disavanzo costante della bilancia commerciale a favore della Libia. Tuttavia nel 2008 il deficit ha registrato una considerevole contrazione pari a 7 miliardi di euro rispetto all’anno precedente: in dettaglio 2,4 miliardi di euro di esportazioni italiane verso la Libia a fronte di un import che nel 2009 ha toccato 10,1 miliardi. Dal 2005 la Libia entra costantemente nella top ten dei nostri principali fornitori mondiali mentre il nostro paese è di gran lunga il principale partner commerciale di Tripoli, di cui assorbe il 36 % dell’export e il 18,7 dell’import.