Roma, 6 febbraio 2011 - Al Cairo la gente è scesa di nuovo in piazza (per il tredicesimo giorno consecutivo) per protestare contro il presidente Mubarak. Centro della nuova manifestazione, questa volta intitolata 'ai martiri', è ancora piazza Tahir nel centro della capitale egiziana.

Intanto ha avuto riscontri positivi l'incontro tra il governo egiziano e l’opposizione, tra cui i Fratelli Musulmani.  Secondo il portavoce del governom Magdi Radi, i partecipanti hanno raggiunto un accordo “sulla formazione di un comitato attraverso responsabili del potere giudiziario e un certo numero di personalità politiche, per studiare e proporre emendamenti costituzionali e emendamenti legislativi richiesti (...) entro la prima settimana di marzo”, ha spiegato Radi.

I Fratelli Musulmani parlano di accordo incompleto: "Per noi il documento sottoscritto oggi rappresenta solo l’inizio - spiega il dirigente dei Fratelli Musulmani egiziani, Mustafa al-Katatni - abbiamo partecipato a questa prima riunione perché vogliamo che si risolva la crisi. Se vediamo in futuro che il dialogo non è serio certamente inviteremo il popolo a una nuova rivolta"."Il dialogo è solo l’inizio per poter ottenere le richieste del popolo egiziano - ha commentato secondo dirigente del gruppo islamico, Mohammed Mursi - il regime deve esaudire le loro richieste. Quello di oggi è stato il primo passo ma ne devono seguire degli altri per capire se il regime vuole davvero cambiare o no".

All’incontro con le autorità, rappresentate da Suleiman, hanno partecipato oltre a rappresentanti dei Fratelli Musulmani, responsabili del partito Wafd (liberale) e del Tagammou (sinistra), membri di un comitato scelto dai gruppi pro-democrazia che hanno lanciato il movimento di contestazione che dal 25 gennaio chiede le dimissioni del presidente Hosni Mubarak, e altre figure politiche indipendenti e uomini d’affari.

In precedenza, il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton aveva espresso il proprio sostegno al dialogo avviato dalle autorità egiziane con l’opposizione precisando che “per dare un giudizio” sull’incontro occorreva attendere i risultati. “Siamo stati molto chiari su ciò che ci aspettiamo dall’incontro”, ha aggiunto Clinton, riferendosi agli appelli di Washington a favore di un processo di transizione trasparente che includa tutte le forze politiche egiziane.

Anche il Papa Benedetto XVI nel corso dell’Angelus domenicale ha rivolto un appello e una preghiera per la “cara nazione” dell’Egitto, ricordando come essa sia stata “benedetta dalla presenza della Sacra famiglia”. "In questi giorni - ha detto il Pontefice - seguo con attenzione la delicata situazione della cara Nazione egiziana. Chiedo a Dio che quella Terra, benedetta dalla presenza della Santa Famiglia, ritrovi la tranquillità e la pacifica convivenza, nell’impegno condiviso per il bene comune che trovi la via della pace e della tranquillità”.

VIDEO CHOC - Un giovane egiziano sfida le forze di sicurezza, disarmato. Si toglie la giacca, a mostrare il petto. Gli amici, la famiglia forse, lo richiamano, gli urlano di stare attento, di non esporsi. Troppo tardi: dopo qualche attimo di esitazione i poliziotti sparano. Colpito, il ragazzo cade a terra.

Il filmato è destinato a diventare uno dei simboli della rivolta popolare in Egitto ed è, per diversi blogger, la causa dell’arresto di Ayman Mohyeldin, il corrispondente di al Jazira al Cairo arrestato qualche ora dopo aver lanciato su Twitter un appello a chi sapesse qualcosa di più sul fatto.