{{IMG_SX}}Gerusalemme, 17 giugno 2008. - Dopo mesi di trattative Israele e i gruppi militanti palestinesi - Hamas in testa - hanno raggiunto l'accordo per una tregua nella striscia di Gaza. La prima fase del cessate il fuoco entrerà in vigore alle 6 di giovedì (le 5 in Italia ndr), ma i negoziati proseguiranno.
 

L'annuncio dell'intesa è stato dato da fonti palestinesi e poi confermato dall'Egitto, che ha mediato tra le parti, poco dopo la notizia di tre pesanti attacchi dell'aviazione israeliana contro appartenenti a gruppi islamici radicali nella striscia di Gaza.
Cinque militanti di Jihad Islamica sono stati uccisi da un missile mentre erano a bordo di un'auto vicino alla città meridionale di Khan Younis. In un secondo attacco è stata distrutta la macchina di un militante dell'esercito dell'Islam, formazione ideologicamente vicina ad al Qaeda, a Deir el Balah. Una portavoce dell'esercito israeliano ha precisato che vi è stato anche un terzo attacco contro presunti terroristi.
 

L'organizzazione estremista palestinese di Hamas si è impegnata ad accettare un cessate il fuoco. Il portavoce di Hamas, Sami Abu Zuhri, ha dichiarato di voler rispettare "l'ora zero", senza altre precisazioni; lo Stato ebraico non ha confermato ufficialmente la notizia, ma ha reso noto che il capo-negoziatore israeliano è in viaggio per il Cairo.

La tregua non avrà sicuramente vita facile. "Sarà fragile e temporanea", ha ammesso il generale Yossi Baidatz, dirigente dei servizi segreti, prima ancora dell'annuncio ufficiale.


Hamas ha promesso che rispetterà l'intesa
, ma fino a giovedì si riserva di reagire agli attacchi. "È nostro diritto rispondere a qualsiasi aggressione israeliana prima dell'entrata in vigore" della tregua, ha precisato Fawzi Barhum, portavoce di Hamas. Inoltre, ha tenuto a precisare Barhum, il confronto con il governo dello Stato ebraico è ancora aperto. "La discussione al Cairo non è conclusa, ma è positiva", ha assicurato.


Diverse questioni rimangono aperte.
Il Movimento di resistenza islamico vuole che la tregua comporti la revoca del blocco imposto da Israele a Gaza e l'apertura dei valichi di frontiera. Lo stato ebraico pretende che cessi il traffico clandestino di armi dall'Egitto e ha messo sul piatto della discussione la liberazione di Gilad Shalit, il soldato catturato due anni fa al confine di Gaza.

 

Visti i nodi ancora irrisolti, Israele ha frenato gli entusiasmi sull'accordo che dovrebbe avere la durata di sei mesi. "L'importante non sono le parole ma i fatti", ha commentato Mark Regev, portavoce del governo.
Una sfilza di "se" obbliga alla prudenza. "Se davvero cesseranno gli attacchi terroristici, se davvero si smetterà di ammassare armi a Gaza, se davvero vi saranno sviluppi sulla questione di Gilad Shalit, allora saremo di fronte a una realtà nuova", ha sottolineato Regev.