{{IMG_SX}}Roma, 10 giugno 2008 - George W. Bush e l'Ue si sono detti pronti a inasprire le sanzioni contro l'Iran per il suo programma nucleare se non cesseranno le attività di arricchimento dell'uranio. «Ci attendiamo che l'Iran rispetti i suoi obblighi riguardo alle attività nucleari, compresa una sospensione completa e verificabile delle attività di arricchimento», si legge nella dichiarazione finale del vertice Ue-Usa di Brdo, in Slovenia.


Il summit con il premier sloveno Janez Jansa, l'alto rappresentante per la politica estera, Javier Solana e il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso è il primo appuntamento del tour d'addio di Bush in Europa. Dopo Lubiana, le altre tappe saranno a Berlino, Roma (da domani pomeriggio fino a venerdì), Parigi, Londra e Belfast. Il ritorno negli Usa è fissato per lunedì prossimo.

 

In Italia Bush, che vedrà anche il Papa, ribadirà al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi l'appoggio americano all'ingresso dell'Italia nel «5+1» che negozia sul nucleare iraniano. A Roma vedrà anche Napolitano e un gruppo di borsisti italiani della Fulbright.
La First Lady, Laura Bush, terrà giovedì pomeriggio un discorso al consiglio d'amministrazione del Programma alimentare mondiale al Parco dei Medici. L'indomani mattina visiterà il Centro Studi Americani di via Caetani, nel cuore di Roma, dove incontrerà anche i Fulbright American English Teaching Assistants.

 

MINACCE ALL'IRAN

L'Iran è di fronte a un bivio: abbandonare il suo programma nucleare, o almeno chiarire tutti i dubbi sulla natura dello stesso, oppure trovarsi isolata dalla comunità occidentale. Lo ha detto il presidente statunitense George W.Bush nella conferenza stampa al termine del vertice con i leader dell'Ue, sottolineando come Teheran diverrebbe "incredibilmente pericolosa" per la pace mondiale se arrivasse a dotarsi della bomba atomica.
"E' il momento di lavorare tutti assieme per fermarli", ha detto Bush. Per poi rivolgersi direttamente alla leadership iraniana e porre un'alternativa secca: "Possono ritrovarsi a far fronte all'isolamento, o avere relazioni migliori con tutti noi".


Bush ha insistito sulla necessità di agire subito
, prima che "il mondo libero ci chieda perché non abbiamo agito in tempo", per fermare la minaccia dell'atomica iraniana.
Occorre agire con decisione e intenti comuni, ha spiegato. Non parlando però di opzioni militari: "Questo è il momento di una diplomazia forte".


Il presidente statunitense insiste per l'adozione
di ulteriori sanzioni economiche nei confronti dell'Iran, in maniera da costringere Teheran a una piena collaborazione con l'Agenzia internazionale per l'energia atomica: "Non possiamo fidarci di loro sulla questione dell'arricchimento" dell'uranio, che Teheran non ha interrotto nonostante le Risoluzioni adottate dall'Onu.

 

LA TURCHIA E LA UE

La Turchia deve entrare a far parte dell'Unione europea, secondo il presidente degli Usa George W. Bush. "Siamo profondamente convinti che la Turchia debba diventare membro dell'Unione europea", ha dichiarato Bush.
Nella dichiarazione congiunta pubblicata al termine del vertice euro-americano, ci sono apprezzamenti per la prospettiva europea offerta dall'Ue ai Paesi dei Balcani occidentali, mentre manca qualsiasi accenno a quella della Turchia. Ankara ha avviato i negoziati di adesione con Bruxelles nell'ottobre 2005, ma la maggioranza dell'opinione pubblica europea e i leader di Francia e Germania, Nicolas Sarkozy e Angela Merkel, sono apertamente contrari al suo ingresso.

 

ACCORDO SUL CLIMA

George W. Bush è ottimista sulla possibilità di raggiungere un'intesa per mettere un freno al surriscaldamento prima della fine del suo mandato alla Casa Bianca, il prossimo 20 gennaio. "Ritengo che si possa davvero trovare un accordo sui cambiamenti climatici globali durante la mia Presidenza", ha detto Bush nella conferenza stampa tenuta al termine del vertice Usa-Ue. Senza nascondere che "ci saranno differenza d'approccio" su alcune questioni, anche con i partner europei, e insistendo sulla necessità di un'adesione anche dei Paesi emergenti, in primo luogo Cina e India, senza la cui firma qualsiasi accordo sarebbe "inefficace".