{{IMG_SX}}Roma, 29 maggio 2008 - Verrà, parlerà alla Fao (e cioè in territorio Onu), sarà probabilmente ricevuto in Vaticano dal Papa - ma forse non da solo. Però niente bilaterali con il governo italiano per il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, a Roma la prossima settimana per il vertice sull'alimentazione. L'ex sottosegretario agli Esteri Gianni Vernetti lo definisce "persona non gradita", la deputata Fiamma Nirenstein elogia il rifiuto del governo a incontrare il controverso presidente che nega l'Olocausto, ma teme che la vicenda sia occasione di "pubblicità".
Insomma gran parte della politica di un lato e dell'altro non apprezza la prossima presenza a Roma dell'ex sindaco di Teheran.


Oltre alla delicatezza del dossier nucleare sempre aperto con il paese degli ayatollah, ci sono le dichiarazioni esplosive di Ahamdinejad su Israele e non solo. Non è l'unico leader inviso agli Stati Uniti presente al vertice Fao - tanto per fare un esempio ci sarà anche il presidente venezuelano Hugo Chavez - ma fra tutti, è il più contestato.
 

D'altro canto, l'Italia non ha interesse a inasprire le posizioni con Teheran. Come ha ribadito il ministro degli Esteri Frattini - intende riuscire a entrare a pieno titolo (alla pari della Germania e dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza Onu) nel gruppo dei negoziatori sul nucleare iraniano, che si trasformerebbe in un "5+2". Questo richiede un delicato gioco di equilibri (Frattini ha dichiarato oggi che anche il segretario di Stato statunitense, Condoleezza Rice, farà pressioni per ammettere l'Italia).


Così, ufficialmente i contatti con Ahmadinejad non ci sono (il premier Berlusconi vedrà faccia a faccia Zapatero, Sarkozy, Mubarak e il giapponese Yasou Fukuda, ma chissà se l'iraniano sarà presente al pranzo collettivo offerto a Villa Madama, martedì sera). Però questa mattina a Stoccolma a margine della conferenza internazionale sull'Iraq, lo stesso Frattini ha avuto uno "scambio informale" con l'omologo iraniano Manucher Mottaki: brevi commenti sulla stabilizzazione e il consolidamento istituzionale in Libano, dopo l'elezione del nuovo presidente Michel Suleiman, e sull'Afghanistan.


La stampa riformista iraniana oggi lamentava il "cambio di clima" rispetto al viaggio a Roma del presidente Mohammed Khatami nel 1999; per il giornale riformista dell'opposizione "le porte delle buone relazioni" si stanno chiudendo verso Teheran e il nuovo governo Berlusconi "tenda a cambiare la politica italiana" verso il paese degli ayatollah.


Nel complesso, la visita romana di Ahamdinejad si preannuncia ricca. Incluso il capitolo vaticano: il presidente ha chiesto udienza presso il Pontefice, creando un certo imbarazzo anche se i rapporti diplomatici con l'Iran sono generalmente buoni. Non è del resto abitudine papale rifiutare a nessuno un incontro, ma fonti della Santa Sede rilevano che ci sono molti capi di Stato, fra coloro che si affolleranno al vertice Fao, intenzionati a passare anche nelle stanze vaticane. Conclusione, le modalità dell'incontro sono tutte da decidere.