{{IMG_SX}}Mogadiscio, 21 maggio 2008 -  Il Cins ha "stabilito un contatto" con il gruppo che ha sequestrato tre suoi operatori umanitari in Somalia: "I nostri volontari stanno bene, non hanno subito violenze. E siamo fiduciosi in una rapida liberazione".

Una responsabile dell'ong spiega che alla base del sequestro "pare ci sia stato un equivoco: i rapitori erano convinti che i cooperanti stessero costruendo una Chiesa". Si attendono novità positive nel primo pomeriggio.
 

 

IL BLITZ ALL'ALBA

Un "atto terroristico", che vedrebbe le autorità somale già sulle tracce dei rapitori, come sostiene il governo somalo: oppure un sequestro a scopo di estorsione da parte di "un gruppo indipendente", come dicono fonti dell'agenzia comboniana Misna.

Di certo, sono stati bendati e portati via da un gruppo di uomini armati questa mattina due operatori italiani e uno somalo dalla casa ove dormivano nel villaggio meridionale di Awdhigle, a soli 65 chilometri da Mogadiscio. I due italiani, Iolanda Occhipinti e Giuliano Paganini, e il somalo Abderahman Yusuf Arale che dirige il programma di sviluppo rurale al quale lavoravano, operano per l'ong Cins, Cooperazione Italiana Nord Sud.


I gruppi ribelli somali avevano annunciato nei giorni scorsi di avere nel mirino i volontari stranieri dopo l'uccisione del capo della milizia islamica al-Shabab, Aden Hashi Ayro, e di altri 24 militanti all'inizio del mese di maggio nel corso di un raid americano. Ayro era considerato il capo di Al Qaida in Somalia ed era la mente di numerosi rapimenti di volontari e giornalisti stranieri.


Il progetto di approvvigionamento idrico era realizzato sotto l'egida della Fao e cofinanziato dall'Italia e dalla Commissione europea. Il Cins "non ha mai avuto avvisaglie" che consigliassero di interrompere il programma di cooperazione attivo in Somalia, ha riferito oggi l'addetto stampa, Vittorio Strampelli, spiegando che l'ong non aveva finora ricevuto minacce ("lavoriamo in collaborazione con le autorità locali), "nè inviti a sospendere l'attività" in loco da parte del Governo italiano.

 


Oltre ai due rapiti stamane assieme al direttore somalo del progetto, il Cins ha in Somalia un terzo cooperante italiano che "al momento si trova però a Nairobi".
Il ministro degli Esteri Franco Frattini, a quanto riferisce la Farnesina, ha dato istruzione di attivare tutti i meccanismi istituzionali utili a prestare assistenza agli italiani rapiti in Somalia. Il ministero ribadisce però la consapevolezza di operare in un territorio dove le difficolta' sono particolarmente gravi e dove tutti i paesi europei sconsigliano ai propri connazionali di recarsi, avvertendo della difficoltà di fornire assistenza consolare.