{{IMG_SX}}Roma, 4 maggio 2008 - Il premier israeliano Ehud Olmert ha parlato oggi per la prima volta della nuova inchiesta di polizia in cui è rimasto coinvolto, la quinta in due anni, e ha cercato di ridimensionare il caso affermando che l'interrogatorio a cui è stato sottoposto venerdì ha scatenato "un'ondata di voci", in gran parte "maliziose e maligne".
"Garantisco che una volta che le cose saranno chiarite dalle autorità competenti, la vicenda rientrerà nel suo esatto contesto e ciò metterà fine alle voci", ha aggiunto all'apertura del consueto vertice di governo settimanale.
Olmert ha quindi assicurato che l'inchiesta in corso non gli impedirà di continuare a svolgere il suo lavoro: "Intendo fare ciò che ritengo necessario nel Paese e nell'arena diplomatica".

 

Sempre stamattina il premier ha confermato che domani incontrerà a Gerusalemme il presidente palestinese Abu Mazen, per cercare di far avanzare il processo di pace. Ha comunque annullato tutte le interviste in programma con i media israeliani per il giorno dell'Indipendenza.


Nonostante le rassicurazioni, una fonte di polizia, citata dal quotidiano Haaretz, ha riferito però che sono state raccolte prove "solide" contro il premier. Si tratta di una vicenda "molto seria", ha commentato la fonte. "Le prove raccolte sono solide, e i sospetti contro Olmert sono fondati".

L'inchiesta - ha precisato la fonte - è legata all'interrogatorio a cui è stata sottoposta nei giorni scorsi Shoula Zaken, ex capo di gabinetto di Olmert, che successivamente è stata posta agli arresti domiciliari. Zaken è accusata di aver abusato della sua posizione per far nominare degli alti funzionari nei servizi fiscali dello Stato, al fine di ottenere favori per i suoi familiari. Lo Yedioth Ahronoth ha inoltre riferito che Olmert sarebbe anche sospettato di aver ricevuto ingenti somme di denaro da un uomo d'affari americano, per finanziare la sua campagna elettorale.

 

LA MISSIONE DI CONDOLEEZA RICE

Il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, ha fatto pressioni su Israele affinchè revochi le restrizioni agli spostamenti dei paletinesi e rimuova quegli insediamenti «particolarmente problematici» nella Cisgiordania occupata. Ne ha parlato nella conferenza stampa seguita a un colloquio a Ramallah con il presidente palestinese, Abu Mazen. E il tema lo ha posto anche negli incontri avuti ieri sera a Gerusalemme con il premier israeliano, Ehud Olmert, e il ministro della Difesa, Ehud Barak.


La responsabile della diplomazia statunitense ha detto di essere tuttavia convinta che un'intesa di pace israelo-palestinese sia possibile entro la fine dell'anno.
«Continuiamo a credere che sia un obiettivo a portata di mano un accordo tra palestinesi e israeliani entro la fine dell'anno ed entro la scadenza del mandato del presidente Bush», ha detto Rice che si sta adoperando per la riuscita della visita nella regione del capo della Casa Bianca dal 13 al 18 di questo mese.