{{IMG_SX}}New York, 2 maggio 2008 - La sua storia era finita sotto i riflettori l'estate scorsa, quando Deborah Jane Palfrey, maitresse d'alto bordo di Washington, vuotò il sacco sui propri clienti illustri, alcuni dei quali di casa tra le mura del Congresso. Ora la sua storia torna alla ribalta, perché Madam, come la chiamano i giornali americani, si è tolta la vita.

La Palfrey si è impiccata: il suo corpo è stato trovato in un capanno dalla madre. Non manca però chi si mostra perplesso e, come nel copione di un film, parla di complotti e intrighi e dubita del fatto che la donna possa realmente essersi suicidata. Ma a fugare ogni dubbio la confessione che Maman aveva fatto a un giornalista, Dan Moldea: "In galera non ci torno. Prima mi ammazzo".
Secondo quanto riportato dalla polizia, accanto alla donna sarebbe stato rinvenuto un messaggio, il cui contenuto non è stato rivelato, così come non è ancora chiaro come Palfrey si sarebbe tolta la vita.


Madam era stata riconosciuta colpevole lo scorso 15 aprile da un giudice federale proprio per avere gestito un giro di prostituzione in cui sarebbero stati coinvolti alcuni esponenti di Washington, come il senatore repubblicano della Louisiana David Vitter. Lei aveva negato che il servizio di accompagnatrici da lei gestito fosse in qualche modo collegato alla prostituzione, sostenendo che se qualcuna delle sue ragazze si era fatta pagare per prestazioni sessuali, era avvenuto a sua insaputa.


La sua versione non ha comunque convinto la corte che l'aveva riconosciuta colpevole anche di riciclaggio di denaro e criminalità organizzata. Palfrey, che avrebbe condotto attività illecite per 13 anni, rischiava fino a un massimo di 55 anni di carcere e attendeva la sentenza per il prossimo 24 luglio.